Letteratura africana anglofona
Consigli di lettura di Maria Antonietta Saracino (Dipartimento di Anglistica, Università di Roma La Sapienza)
Il Continente africano è ormai di casa a Roma, in tutta la ricchezza delle sue varietà linguistiche, culturali e religiose. Lo dimostra non solo la presenza di folte comunità provenienti dai diversi paesi del continente le quali, superate le iniziali difficoltà di inserimento sono andate stabilendo in anni recenti forme diverse di integrazione; ma anche quella di una fascia giovanile – oggi di seconda generazione – presente in istituti scolastici e corsi universitari, testimonianza di una multiculturalità da tempo ormai parte integrante della vita della città; una città oggi ricca di punti di aggregazione, divenuti negli anni dei veri e propri luoghi di incontro tra cittadini romani e africani, nei quali fare e ascoltare musica, incontrarsi, gustare cibi dei diversi paesi; ma anche di librerie specializzate in testi africani; di biblioteche multiculturali; dove numerosi sono i corsi di educazione alla interculturalità tenuti da organizzazioni non governative; costante l’impegno del Sistema bibliotecario del Comune di Roma che da anni si adopera a rifornire le biblioteche di quartiere di quanto l’editoria italiana immette sul mercato in traduzione, relativamente alla narrativa dei maggiori scrittori africani di oggi, accanto a un lavoro di avviamento alla lettura in numerosi istituti scolastici della città.
Ed è proprio la narrativa di espressione anglofona, ricchissima e variegata, che da alcuni decenni è presente in traduzione sul mercato italiano, un veicolo tra i più interessanti nella conoscenza di realtà provenienti da molti paesi africani, alle quali i lettori possono attingere dalla diretta voce degli scrittori, in versioni italiane di buon livello, ad opera di case editrici sempre più attente a questo interessante fenomeno culturale. Tale produzione letteraria, a buon diritto riconosciuta ormai come parte integrante della letteratura in lingua inglese, costituisce da anni materia di studio nei corsi di laurea in lingue straniere, in mediazione linguistica e in lingue orientali delle tre università romane, in particolare La Sapienza. Essa è punto di partenza per le numerose tesi di laurea sui diversi scrittori africani anglofoni, molti dei quali, universalmente noti, si sono meritati negli anni numerosi premi Nobel, come è accaduto al nigeriano Wole Soyinka (1976), ai sudafricani Nadine Gordimer(1991) e J.M.Coetzee (2003), ma anche alla inglese Doris Lessing (2007) che in Africa ha trascorso trent’anni della propria vita, scrivendone estesamente, con competenza e passione.
Qui di seguito viene elencata una iniziale scelta di testi, disponibili in traduzione italiana al momento in cui scriviamo, scelti in modo da proporre al lettore italiano una panoramica variegata per qualità di scrittura, tematiche e provenienza geografica degli autori. Prevalgono tuttavia testi di autori sudafricani perché in assoluto i più numerosi e i più presenti sul mercato editoriale.
Olive Schreiner, (Sudafrica, 1855-1920). Storia di una fattoria africana, Giunti, Astrea.
Pubblicato nel 1883, è il primo romanzo scritto in Africa e da una donna – bianca, di origine olandese, figlia di missionari; romanzo che per la forza delle idee progressiste, femministe e di denuncia del razzismo che proclamava, all’epoca fece scandalo, rappresentando un caso letterario e conquistando alla sua autrice e ai suoi scritti una enorme popolarità.
Amos Tutuola, (Nigeria), La mia vita nel bosco degli spiriti-Il bevitore di vino di palma, Adelphi.
Apparso nel 1952 e divenuto subito un’opera di successo, La mia vita nel bosco degli spiriti, scritto in un inglese semplice e intriso di una forte componente di oralità, rivelava al mondo la voce di un continente. E’ la storia fantastica di un viaggio nell’aldilà, inconsapevole metafora di una cultura alla ricerca della propria storia. Recuperando il patrimonio della tradizione orale e lasciando affiorare le strutture profonde della lingua yoruba, l’autore racconta la lunga fuga di un bambino, che lo porterà, dopo avventure prodigiose, a un ritorno ai suoi luoghi familiari.
Chinua Achebe, (Nigeria) Il Crollo, E/O.
Nigeriano, l’autore è uno dei maggiori scrittori africani del Novecento e il primo ad aver assunto su di sé il ruolo di portavoce di una cultura che il colonialismo britannico aveva consapevolmente negato. Il romanzo, primo di una quadrilogia che comprende anche Ormai a disagio, La freccia di Dio , E/O, e A Man of the People, è ambientato nell’Africa precoloniale, in una zona a est dell’attuale Nigeria, nel periodo che vede consolidarsi la presenza dei bianchi.
Wole Soyinka, (Nigeria) Akè. Gli anni dell’infanzia, Jaca Book.
Romanzo autobiografico. Storia di un’infanzia e di una iniziazione alla vita con il passaggio al mondo degli adulti, dalla vita del villaggio alla realtà urbana e alla cultura occidentale. Sul far del giorno, Frassinelli. Secondo volume della autobiografia del drammaturgo e narratore africano, premio Nobel 1976 per la letteratura. Il peso della memoria, Medusa edizioni, 2007.
Ben Okri, (Nigeria) La via della fame, Bompiani.
Azaro è un abiku, uno spirito-bambino destinato a morire e a rinascere più volte e presso gli stessi genitori, perché attratto da quell’idilliaco mondo degli spiriti che tutti dimenticano al momento della nascita. Ma questa volta Azaro è deciso a restare, per riuscire a far sorridere la donna che diverrà sua madre e per provare l’esperienza della vita. Attraverso le vicende dell’infanzia di questo spirito, Ben Okri racconta la storia della Nigeria nei difficili anni dell’indipendenza. Dello stesso autore: Il venditore di sogni, Giunti; La tigre nella bocca del diamante. Saggi, paradossi, aforismi, Minimum Fax.
Buchi Emecheta, (Nigeria), Cittadina di seconda classe, Giunti-Astrea. Romanzo in parte autobiografico della più nota autrice nigeriana. Una storia di emigrazione in Inghilterra negli anni Sessanta, da un villaggio della Nigeria. La città di Londra e i suoi abitanti raccontati dallo sguardo di una giovane madre alla ricerca di un mondo migliore per sé e per i propri figli. Gwendolen, Mondadori. Storia di una adolescenza ferita, tra Africa, Carabi e Inghilterra.
Ngugi wa Thiong’o, (Kenya) Spostare il centro del mondo. La lotta per le libertà
culturali, Roma, Meltemi. Importante testo di saggi su letteratura, impegno politico
e linguaggio, del maggiore scrittore kenyota di oggi, esule negli Stati Uniti per motivi
politici, difensore del diritto di ciascun popolo a far sopravvivere la propria lingua
madre contro l’egemonia linguistica dei colonialismi.
Nuruddin Farah , (Somalia) Chiuditi Sesamo, Latte agrodolce, Sardine. I tre volumi, editi da Edizioni Lavoro, rappresentano altrettante voci di una trilogia sul tema della dittatura africana, opera dello scrittore somalo di lingua inglese, che da anni vive in esilio negli Stati Uniti. A questi hanno fatto seguito, in anni recenti, i volumi Doni, Segreti, Mappe, tutti editi da Frassinelli, e i saggi Rifugiati. Voci della diaspora somala, Meltemi.
Biyi Bandele, (Nigeria), Nudo al mercato, Gorée.
Nigeria settentrionale, fine anni ’80: un giovane, ribelle ed eccentrico, viene trovato a gironzolare nudo per il mercato della città, che si chiede che cosa possa averlo spinto a un gesto del genere. E con questa domanda in mente il narratore dà vita a una serie infinita di storie che dipingono il quadro tragico, comico e grottesco della Nigeria post-indipendenza, mescolando linguaggi e registri diversi come il realismo magico e la favola allegorica.
Ken Saro-Wiwa, (Nigeria), Sozaboy, Baldini Castoldi Dalai.
Romanzo importante di uno scrittore assurto a simbolo della violenza dei regimi dittatoriali africani e fatto impiccare dopo un processo-farsa, nel 1995, per il suo impegno politico in difesa del popolo degli Ogoni. Ambientato negli anni Sessanta, durante la guerra civile, nota come guerra del Biafra, narra la storia di Mene, ragazzo che vive in un villaggio sul delta del Niger,e che verrà assoldato nelle file di un esercito divenendo, quasi senza sapere come, un ragazzo-soldato. Il romanzo dichiara nel sottotitolo originale di essere stato volutamente scritto in un rotten English, inglese ‘marcio’, per sottolineare il marciume dei governi dittatoriali. Tuttavia la traduzione italiana non tiene conto di questo aspetto linguistico e restituisce il testo in un italiano standard. Foresta di fiori, Socrates edizioni. Raccolta di diciannove racconti.
Bessie Head, (Sudafrica) La donna dei tesori, Edizioni Lavoro.
L’autrice, una delle voci più alte della letteratura sudafricana, morta esule e povera in Botswana, era nata nel 1937 in un manicomio, nel quale la madre, una bianca ricca, era stata rinchiusa dalla famiglia per essere rimasta incinta di un nero. Head avrebbe portato per tutta la vita il peso di quella nascita non voluta e avrebbe raccontato nei suoi scritti la fatica e l’ingiustizia subita dalle donne africane nel paese dell’apartheid. In questi tredici racconti si fondono ricordi del passato e frammenti di vita quotidiana di uomini, ma soprattutto di donne; depositarie dei valori della tradizione ma contemporaneamente vittime del repentino disgregarsi dei valori familiari e sociali sotto la spinta della colonizzazione. Una questione di potere, Edizioni Lavoro.
Nelson Mandela, (Sudafrica), Lungo cammino verso la libertà, Feltrinelli.
Autobiografia del leader dell’African Nation Congress e primo presidente del Sudafrica democratico, scritta fortunosamente durante i ventisette anni trascorsi nel carcere di massima sicurezza di Robben Island. A completare il racconto, Mandela. Il ritratto di un uomo. Con documenti, testimonianze, interviste, fotografie, Contrasto.
Tsitsi Dangarembga, (Zimbabwe), La nuova me, Gorée, 2007.
Che il titolo italiano non tragga in inganno, perché si tratta in realtà dell’unico romanzo finora scritto, nel lontano 1988, dalla autrice dello Zimbabwe, (Nervous Conditions, da una citazione di Frantz Fanon) già apparso in italiano nel 1989 come Condizioni nervose. Da allora l’autrice ha scelto di dedicarsi ad altre forme di espressione artistica. Romanzo interessante, che ha come protagonista Tambu, una bambina che nello Zimbabwe degli anni Sessanta, in piena epoca coloniale, sogna di evadere dalla situazione di sottomissione e dalla povertà del suo villaggio natale attraverso l’istruzione e la cultura. Qui, lo scontro tra due mondi e i costi imposti dalla colonizzazione sono dipinti con grande forza e originalità.
Wilma Stockenstrom,
(Sudafrica), Spedizione al Baobab, Ilisso. L’autrice è una bianca di ceppo afrikaner, che lo scrive in afrikaans. Successivamente è tradotto in inglese da J.M. Coetzee, premio Nobel per la letteratura, e dall’inglese in italiano da Susanna Basso, vincendo il premio Grinzane Cavour per la traduzione. Un piccolo testo di grande poesia, la storia di una vecchia schiava che alla fine di una vita attraversata da molte vicende e padroni diversi, si ritira nel tronco cavo di un gigantesco baobab. All’interno di quel rifugio, che la accoglie e la protegge, la donna ricorda e racconta, a se stessa e all’albero, immaginario interlocutore, alter ego, ideale testo alla cui corteccia affidare pensieri e riflessioni. Dalle violenze subite, alle maternità, dagli amori ai ricordi di infanzia, dalla magia della natura che la circonda, a frammenti di un mondo che cambia.
Sindiwe Magona, (Sudafrica) Ai figli dei miei figli, Nutrimenti edizioni.
Primo volume di una struggente autobiografia della scrittrice sudafricana che in forma di lettera a una pronipote non ancora nata, racconta la Storia del Sudafrica a partire dal periodo immediatamente precedente alla introduzione dell’apartheid; con la vita nei villaggi, i rapporti con i bianchi, la dolorosa condizione delle donne da lei stessa patita in prima persona. Una condizione difficile che tuttavia ha portato l’autrice, nata nel 1943 in una condizione di estrema povertà, ad affrancarsi dalla sua condizione, a studiare, e infine venire assunta come bibliotecaria presso le Nazioni Unite. Da madre a madre, Gorée.
Antjie Krog, (Sudafrica) Terra del mio sangue, Nutrimenti.
E’ la ricostruzione dei due anni e mezzo dei lavori della “Commissione per la verità e la riconciliazione”, istituita da Nelson Mandela all’indomani della sua liberazione, e presieduta da Desmond Tutu. Sono i racconti delle vittime dell’apartheid messe di fronte ai loro carnefici di un tempo, in un gigantesco progetto di ricostruzione della verità storica e impedire che andasse distrutta o manipolata. Il tutto narrato dal punto di vita di una poetessa che nel corso dei lavori della Commissione ha diretto il gruppo di giornalisti radiofonici impegnati nelle quotidiane registrazioni delle storie. Un racconto di grande forza e intensità poetica. Da questo testo è stato tratto il film In My Country di John Boorman.
Nadine Gordimer, (Sudafrica). Da Un mondo di stranieri, a Storia di mio figlio, a Il bacio di un soldato, La Tartaruga, fino a Il salto, raccolta di racconti apparsi negli anni Ottanta ma tradotti in italiano solo di recente, la bibliografia di Nadine Gordimer, sudafricana bianca e premio Nobel per la letteratura nel 1991 è molto ampia, ma non sempre disponibile in libreria. Circa venti romanzi e altrettante raccolte di racconti, volumi di poesia e di teatro, oltre a saggi, tra i quali, significativi, Scrivere ed essere. Lezioni di poetica, Vivere nella speranza e nella Storia, e il più recente, Scrivere è vivere. Scritti e interviste, tutti apparsi in italiano da Feltrinelli, aiutano il lettore a ricomporre il mosaico di un Sudafrica diviso, attraverso la penna di una dei suoi più attenti intellettuali.
Doris Lessing. (Inghilterra – Zimbabwe). Premio Nobel per la letteratura 2007, Lessing trascorre i primi trent’anni della sua vita nella Rhodesia del sud, oggi Zimbabwe, essendo tra i primi autori di lingua inglese a scrivere sull’Africa con passione, senso critico e una mente totalmente priva di pregiudizio. E’ la prima a scrivere di bianchi falliti e perdenti, simbolo di un colonialismo destinato a morire, ne L’erba canta La Tartaruga-Baldini & Castoldi, nei Racconti Africani e in Sotto la pelle, ambedue editi da Feltrinelli, primo volume della sua autobiografia, interamente dedicato all’Africa del Sud e segnato dalla volontà di riscatto di un continente intero.
J.M. Coetzee (Sudafrica). Sudafricano di nascita, di ceppo afrikaner, oggi cittadino australiano, premio Nobel per la letteratura 2003. Sin dalla sua prima opera, Terre al crepuscolo, Einaudi – due racconti lunghi rispettivamente ambientati nel Sudafrica all’origine della colonizzazione e nel Vietnam degli anni Settanta- attraverso un ampio numero di opere di narrativa, Coetzee ha dato voce alla arroganza del potere politico, là dove ad esso si unisca la violenza delle armi e del pregiudizio razziale, raccontando in filigrana un Sudafrica alla ricerca della sua identità. Aspettando i barbari, Foe, , La vita e il tempo di Michael K.,tutti apparsi in italiano presso Einaudi.
K.Sello Duiker, (Sudafrica), Tredici centesimi, (trad. Sara Fruner), Cargo. Romanzo di esordio di un giovane scrittore prematuramente scomparso nel 2004. Breve ma durissimo, racconta la storia di un tredicenne, solo al mondo, che vive per strada nei sobborghi di Cape Town; cresciuto in fretta, tra prostitute e spacciatori , con la testa piena di sogni, di vendetta ma anche di una vita migliore. Specchio di un paese che cerca di lasciarsi alle spalle le sofferenze del passato.
.