Archivio storico della Comunità di Roma (ASCER)
Orario: Dal lunedì al giovedì: dalle ore 8:30 alle ore 18:00; Il venerdì e la domenica: dalle ore 8:30 alle ore 12:30
Lungotevere Cenci (Tempio)
tel. 06 68400663
archivio.storico@romacer.org>
A cura di Pupa Garribba
(saggista).
Tutti sanno che Roma è una delle città al mondo con il maggior numero di monumenti antichi.
Numerosi sono quelli di interesse ebraico: residenti in città già un secolo prima della nascita di Cristo, gli ebrei hanno lasciato tracce in ogni tempo ed in ogni rione – dal Foro Romano alle pendici del Campidoglio, dal Colosseo a Trastevere tra Ponte Sisto e l’Isola Tiberina, dall’Aventino all’Esquilino, dai dintorni di Porta Capena alla zona del Ghetto…. La loro presenza, tuttavia, è percepita soprattutto nella zona dell’antico ghetto, instaurato da Papa Paolo IV Carafa nel 1555 e completamente demolito tra il 1886 e il 1904 secondo il piano regolatore di Roma Capitale. L’area è compresa tra l’Isola Tiberina, il Ponte Quattro Capi, il Portico d’Ottavia con l’omonima via ed infine la Piazza delle Cinque Scole.
Anche se saldamente ancorata alla vita della città, nel bene e nel male da più di duemila anni, la comunità ebraica, che conta attualmente circa 15.000 membri, rimane ancora circondata da un certo alone di mistero; la maggioranza dei romani sa ben poco dei concittadini ebrei, pur dimostrando di anno in anno un aumentato interesse nei loro confronti.
Resta comunque ancora molta strada da fare: i sondaggi che si sono susseguiti nel tempo in Italia dimostrano che, nell’immaginario collettivo di molti intervistati, gli ebrei continuano ad essere “stranieri” inquietanti stanziati a “centinaia di migliaia” nella capitale, con bizzarre abitudini come “fare festa il sabato” e “mangiare diversamente”.
Eppure, quante piacevoli scoperte si potrebbero fare se sulla diffidenza prevalesse la curiosità di saperne di più: si scoprirebbe, ad esempio, che il giudaico-romanesco, lo strano linguaggio parlato ancora oggi soprattutto dagli anziani nell’area del Ghetto, non è altro che il dialetto comune a Roma nel ‘500 inframezzato da termini ebraici, aumentati col tempo quasi a voler opporre una difesa al mondo esterno sempre più ostile. Negli ultimi anni il giudaico-romanesco è rinato a nuova vita grazie ad alcune compagnie teatrali, che riscuotono grande successo di pubblico.
Parlando invece di cucina e in particolare di specialità gastronomiche diffuse in tutta la città, salterebbe subito agli occhi la difficoltà di distinguere i piatti tradizionali romani da quelli ebraici, anche se questi ultimi sono vincolati da regole ferree.
Almeno a tavola l’integrazione è avvenuta senza difficoltà; ciò non toglie che le regole alimentari ebraiche e la macellazione rituale, la kasheruth e la schehità, siano talvolta viste dall’immaginario collettivo come pratiche strane “proprie di civiltà primitive ed incivili”.
Quali conclusioni trarre?
Se la conoscenza può cancellare un poco alla volta pregiudizi e paura del “diverso”; l’intelligente uso della guida Roma multietnica può rendere subito comprensibili comportamenti che, nonostante il passare del tempo, continuano a destare sconcerto.
Un esempio fra tutti, la chiusura di istituzioni, centri culturali e negozi in occasione delle principali festività ebraiche che prevedono l’astensione dal lavoro.
La Biblioteca "Tullia Zevi" - Ucei é specializzata in Storia degli Ebrei in Italia; possiede circa 30.000 volumi tra libri moderni, antichi, manoscritti, contratti matrimoniali. Vi é conservato l'Archivio storico dell'Ucei, delle Comunità di Senigallia, Pitigliano e di personalità quali Samuel David Luzzatto, Isacco Artom,Augusto Segre, Tullia Zevi.
Vi é inoltre una ricca sezione di testi sulla storia degli Ebrei in Italia, sulla Letteratura ebraica dell'Europa Orientale, Letteratura Israeliana, Fascismo e Shoà. Una ricca Sezione di periodici ebraici dell'800 completa le collezioni. La Biblioteca é inserita nel Polo dei Lincei ed é iscritta nell'Albo degli Istituti Culturali della Regione Lazio. La Sala, sede di convegni, ospita un pregevole affresco dell'artista Emanuele Luzzatti.
Il Centro di Cultura ebraica di Roma rappresenta, dal 1974, il primo servizio culturale rivolto tanto agli iscritti quanto all’intera cittadinanza. La sua attività spazia dalla consultazione e prestito dei 10.000 volumi della biblioteca all’ascolto di nastri, video, dischi, alla consulenza per ricerche, ai programmi informativi sulla storia degli ebrei di Roma per le scuole, all’offerta di corsi di ebraico moderno a tutti i livelli con insegnanti di madre lingua.
DAVKA Project combina melodie antiche, ritmi moderni e brevi spiegazioni in quelli che si chiamano viaggi virtuali nella tradizione. Canti in ebraico ed aramaico, si alternano a quelli in Yiddish, Ladino e nei dialetti ebraico italiani, portando il pubblico nei luoghi e nelle storie delle varie diaspore ebraiche. La musica mediterranea incontra così il klezmer (musica balcanica e dell'europa dell'est) e i ritmi incalzanti della tradizione sefardita di Spagna e Nord Africa. Canti e testi tradizionali ebraici si fondono anche perfettamente con melodie e lingue di tutto il mondo, e i ritmi tradizionali si mescolano col Jazz, il blues ed il pop in dei veri e propri spettacoli di world music.
Per la Giornata Europea della Cultura Ebraica, mercoledì 10 ottobre 2018 dalle 16.30 presso la Fondazione Marco Besso in largo di Torre Argentina 11 e domenica 14 ottobre 2018 presso Il Pitigliani in via Arco de' Tolomeo, si organizzano due giornate di Storytelling. Le storie siamo noi. All'interno il programma completo, che prevede laboratori, letture, spettacoli e altro ancora.