C/O Parrocchia di Ognissanti
00183 Roma
Nel corso dei secoli, cittadini di numerosissime etnie e religioni si sono mescolati nella penisola balcanica, fino a quando qualcuno (l’invasore di turno) non faceva in modo di marcare la diversità. Durante la dominazione ottomana, l’Impero fece in modo di disgregare il più possibile il tessuto sociale, per poter governare indisturbato. Diffuse l’Islam tra popoli essenzialmente cristiani con la forza e il ricatto. Si creò in questo modo nei secoli una convivenza tra comunità religiose diverse. Nel secondo dopoguerra in Albania, il dittatore Hoxha tentò di creare un sentimento nazionale nel tentativo di mantenere unito il paese entro confini politici saldi. Nel 1967 Hoxha dichiara illegale ogni culto religioso. Rappresentanti religiosi vengono eliminati. Fino al 1991 ogni pratica religiosa fu bandita. Dopo la caduta del regime scoppiò un revival religioso.
Nonostante la repressione e nonostante i colonialismi culturali, nelle regioni dell’attuale Albania si trova un laicismo ampiamente diffuso e tollerante tra la popolazione. È facile che un allievo immigrato in Italia non sia osservante e non osservi alcuna tradizione religiosa, pur dichiarandosi musulmano. Altrettanto possibile è incontrare musulmani osservanti o ferventi cattolici, nonché ortodossi. Nell’area dell’attuale Albania infatti, la popolazione appartiene a tre grandi religioni: 60% musulmana (Albania centrale, settentrionale e meridionale);20% cristiano ortodossa (Albania meridionale e centrale);20% cattolica (Albania centrale e settentrionale).
Il proverbiale laicismo albanese è frutto quindi di un insieme di cause storiche che hanno impedito il radicarsi di un sentimento religioso unitario e condiviso.
Le grandi trasformazioni che ebbero luogo in Albania all’inizio degli anni ’90 portarono al riconoscimento dei diritti fondamentali dell’uomo, tra cui la libertà di religione e si stabilirono anche i primi contatti con lo Stato Vaticano.
Con la guida del pontificato da parte del Papa Giovanni Paolo II, si intensificarono gli sforzi della Santa Sede verso i paesi comunisti dell’est, compresa l’Albania. Ci furono continui tentativi volti a far uscire l’Albania dal buio dell’ateismo dove lo aveva portato il sistema comunista.
In 1991 sono stati ristabiliti i rapporti diplomatici tra la Nunziatura Apostolica della Santa Sede e dell’Ambasciata per l’Albania.
In seguito allo stabilirsi di rapporti diplomatici tra l’Albania e la Santa Sede, si sono create le condizioni per la cooperazione che vide, quale momento culminante, la visita del Papa in Albania il 25 aprile 1994. Al Papa fu riservata un’accoglienza eccezionale dal popolo albanese. Musulmani, ortodossi e cattolici, senza distinzione alcuna, accolsero l’uomo che diede un contributo importante alla caduta del comunismo nell’Europa dell’Est. La visita della Sua Santità fu anche un sostegno morale e politico per l’Albania. Il Papa Giovanni Paolo II fu così il primo Papa nella storia a baciare la terra albanese. Con la sua visita, egli confermò l’identità occidentale del popolo del Kastriota e, assieme al Papa Clemente XI-Albani e di Madre Tereza, contributi a far tornare l’Albania nell’Occidente.