Cinema bosniacoerzegovese


Va detto, innanzitutto, che negli anni ’50 la produzione si era concentrata soprattutto su film documentari (genere che in Bosnia non ha mai conosciuto crisi) aventi come tema portante la Seconda Guerra Mondiale, tema che ritorna anche nei pochi film di finzione e che rimane centrale anche in quasi tutti i 35 film prodotti negli anni’60. Negli anni ’70, poi, la Bosnia Erzegovina optò per una svolta verso il genere noir visto che il Partito Comunista in alcuni casi riusciva a vedere nelle pellicole nazionali palesi critiche al sistema politico e giudicava eccessiva l’attenzione riservata alla “gente comune”. Nonostante ciò, mentre il cinema Europeo e Mondiale producevano film a carattere politico, alcuni registi bosniaci furono iscritti nelle liste nere e i loro film censurati.
L’ex-Jugoslavia e, dunque, la Bosnia Erzegovina entrò nelle pagine dei libri di storia del cinema di tutto il mondo solo negli anni ’80: la decade più importante e gloriosa del cinema bosniaco, associata, all’estero, soprattutto al nome di Emir Kusturica. I suoi film furono apprezzati ovunque da spettatori e professionisti del cinema e i tre film girati in quegli anni gli valsero una la Palma D’Oro a Cannes, un’opera Prima a Venezia e numerosi altri premi. Dietro ai primi film di questo celebre regista ci sono, però, le storie sceneggiate da Abdulah Sidran, personalità centrale della letteratura contemporanea bosniaca, conosciuto come poeta, prosatore e drammaturgo. Sidran sceneggiatore e Kusturica regista hanno avuto un ruolo decisivo nel cinema slavo: Ti ricordi di Dolly Bell?, dell’ 81, Leone d’oro a Venezia, Papà è in viaggio d’affari, dell’85, Palma d’oro a Cannes sono i titoli più noti. Proprio in questi anni, parliamo del 1984, nacque l’Obala Art Center che, neanche dieci anni più tardi, sarà il motore di un evento che darà al cinema bosniaco una visibilità su scala mondiale mai conosciuta prima.
La Bosnia Erzegovina conobbe, proprio durante l’orribile guerra che la devastò, un periodo molto fertile nel campo cinematografico. Centinaia e centinaia di documentari furono girati dai registi della vecchia guardia che insieme ai giovani filmmakers avevano deciso di restare a Sarajevo e condividere il destino della loro patria, raccontando la vita e la morte dall’interno della città assediata. Del 1997 è Il cerchio perfetto di Ademir Kenovic, del quale Sidran firma la sceneggiatura con pagine memorabili sull’assedio di Sarajevo. È il primo film realizzato in Bosnia dopo la pace. Girato nel febbraio del 1996, qualche giorno “dopo”, nella città che ricominciava a vivere, ma ancora immersa nelle macerie, con il coprifuoco alle undici di sera. Il film narra il dramma dell’assedio più lungo della storia moderna visto con gli occhi di due bambini e di un uomo che, come una nuova famiglia, cercheranno di superare le avversità quotidiane della guerra.
Durante la guerra l’Obala Art Center lanciò una sfida: il Sarajevo Film Festival. Sembrò un atto utopico, una lotta contro i mulini a vento destinata ad arrendersi alla realtà dei cannoni e dei bombardamenti. Se le immagini in movimento non potevano fermare gli spari dei cecchini e delle armi in generale, ai cittadini di Sarajevo permisero, però, di uscire allo scoperto per vedere il mondo e allo stesso tempo il mondo conobbe la loro lotta e sofferenza. Durante i dodici giorni del Festival, nel Centro Culturale Bosniaco, furono presentati 37 film provenienti da 15 differenti paesi. Alla fine gli spettatori furono 15.000 e da una serata all’altra i biglietti andarono a ruba. Oggi, il Festival continua a crescere: si è arrivati a più di 100.000 presenze nell’ultima edizione del 2012, 180 film in concorso, 12 sezioni in programma e numerose iniziative che gravitano intorno a questo appuntamento, come il Sarajevo Talent Campus, un incubatrice per giovani filmmakers. Nella capitale arrivano ogni anno critici e produttori da tutta Europa e si innesca un circolo virtuoso capace di portare alla ribalta i talentuosi registi balcanici e ovviamente bosniaci. Due di loro, Danis Tanovic e Jasmila Zbanic, hanno conquistato critica e pubblico occidentali, incassando prestigiosi riconoscimenti. Infatti, nel 2002, davanti ad una platea internazionale, da Los Angeles John Travolta annunciava “And the Oscar goes to Bosnia and Herzegovina!”. Era il primo Oscar della Bosnia Erzegovina, e non solo, era il primo film di un ex-jugoslavo a vincere a Los Angeles. Il regista Danis Tanovic, con il suo film No man’s land, dopo Cannes, il Golden Globe ed altri premi, portava a casa anche quella tanto ambita statuetta d’oro. La terra di nessuno era diventata qualcuno e anche la presidenza della Bosnia Erzegovina dichiarò “Tanovic per la Bosnia ha fatto più di noi”, anche se due anni prima, quando questo giovane regista cercava fondi per produrre il suo primo film, aveva trovato tutte le porte chiuse.
Il lungometraggio Grbavica (Il segreto di Esma), esordio della documentarista bosniaca Jasmila Zbanic, è una pellicola di finzione tutta al femminile: nella sensibilità, nello sguardo attento al cuore, alla gestualità, alle problematiche delle donne reduci da quella guerra che ne ha inesorabilmente determinato il percorso di vita. Sempre di Jasmila Zbanic è Il Sentiero, suo ultimo film, girato nel 2010.
L’ultimo Sarajevo Film Festival si è aperto con il film di una giovane regista bosniaca: Aida Begic. Djeca (Buon Anno Sarajevo) è un film semplice e sincero che ad alcuni potrà sembrare un déjà-vu, ma la regista spiega: “Sarò felice il giorno in cui potrò venire qua con un messaggio diverso. Purtroppo, fino a quando la situazione non sarà cambiata, continuerò a descriverla così com’è”. Un film candidato agli Oscar 2013 per la Bosnia Erzegovina come Miglior film straniero.
Bosnia e cinema, per parafrasare il ritornello di una canzone: un paese e un’arte che non vogliono rimanere la faccia triste dell’Europa.
Sito ufficiale del Sarajevo Film Festival: www.sff.ba