Ucraina
Sezione a cura di Svitlana Levshyna
L’Ucraina, (in ucraino Україна) è il secondo paese più grande dell’Europa dell’Est (603.700 km², 48.396.470 abitanti). Confina con Bielorussia a nord, la Russia a est e a nord est, con vaste aree del Mar Nero e del Mar d’Azov a sud, con la Polonia a nord ovest, la Slovacchia e l’Ungheria a ovest e la Romania e la Moldavia a sud ovest.
Capitale: Kiyiv (2.639.000 abitanti, 3.296.100 abitanti nell’area metropolitana).
Popoli: 73% ucraini, 22% russi, 1% ebrei, 4% altri.
Lingua: ucraino, russo, rumeno, polacco, ungherese.
Religione: ortodossa ucraina (patriarcato di Mosca, patriarcato di Kiyiv), cattolica di rito greco (uniate), protestante, ebraica ( Atei/Non religiosi 52,5%, Ortodossa 30%, Cattolica 13%, Protestante 3,5%, altro 1%).
Nel 1922 l’Ucraina entrò ufficialmente a far parte dell’URSS con il nome di Repubblica socialista sovietica ucraina. Dal 1990 si diffuse nel paese un movimento nazionalista: il Movimento del Popolo Ucraino per la Ricostruzione e, nel luglio del 1990, il parlamento proclamò la Repubblica. Nel 1991 il partito comunista ucraino fu dichiarato fuorilegge e la popolazione votò all’unanimità per l’indipendenza. L’Unione Europea attualmente vuole estendere la propria area di influenza in Ucraina ma nonostante ciò molti sono gli interrogativi in merito ai costi e alla effettiva convenienza di far entrare l’Ucraina nell’Unione Europea.
Secondo i dati provenienti dall’Ufficio Statistiche del Comune di Roma aggiornati al Dicembre 2006 gli immigrati ucraini regolarmente rsidenti a Roma sono 6.207.
La comunità ucraina a Roma
I primi ucraini, anzi le prime ucraine sono arrivate in Italia nella metà degli anni ’90, a breve distanza dalla caduta dell’Unione Sovietica, quando in Ucraina cominciavano a manifestarsi i primi segni della crisi economica e dell’instabilità sociale.
In questo periodo, infatti, la situazione economica non solo peggiorava, ma il costo della vita aumentava vertiginosamente e i risparmi finivano. Nel frattempo saliva il numero di emigrate in Italia che avendovi trovato lavoro riuscivano così a far fronte alle urgenti necessità delle proprie famiglie. Essendoci molta possibilità di lavoro per le donne, soprattutto presso le famiglie (come domestiche o nell’assistenza agli anziani), si diffuse velocemente in Ucraina, soprattutto nella zona occidentale, dove l’industria è poco sviluppata, la volontà di trasferirsi nelle principali città italiane. Il solo pensiero di poter guadagnare del denaro, equivalente a 1.000 dollari al mese, rassettando le case, cucinando ed occupandosi dell’assistenza familiare le dava la forza di abbandonare la propria famiglia.
Un’indagine esplorativa orientata sugli immigrati ucraini in 13 regioni italiane ha coinvolto 2.060 persone. All’ incirca nove casi su dieci si tratta di donne prevalentemente tra i 35 e i 50 anni, operanti ultimamente e, specialmente negli ultimi cinque anni, nel settore familiare. Per molte di loro non è così importante trovare un inserimento stabile, in quanto, le loro famiglie sono rimaste in patria e quindi progettano un giorno di poterle raggiungere. Solo una su diciotto vive con i propri figli. I due terzi di queste donne hanno una formazione secondaria e universitaria e, nonostante l’umiltà dei servizi svolti, le qualificazioni sono alte (insegnanti, ingegneri, medici, infermieri e così via, con grave perdita per il paese). Salvo eccezioni, tutte sono espatriate per motivi economici e per le quali l’immigrazione è una sorta di banca che consente di mantenere in patria, in media, quattro familiari.
Le Associazioni ucraine di Roma raccolgono a sé centinaia di persone immigrate a Roma e in altre zone del Lazio. Sono centri sociali che organizzano eventi culturali, incontri tematici e feste nazionali e danno l’opportunità di sentirsi parte di una comunità, anche se principalmente sono ritrovi in cui ci si può distrarre dai duri compiti e lavori che la vita quotidiana presenta (difficile resistere a lungo a un lavoro stressante come quello della badante a tempo pieno) e grazie alle quali si può sfuggire al grigiore e alla noia.
Per esempio l’Associazione Italo-Ucraina di Rebibbia, presieduta da Mario Tronca, ha dato un notevole contributo alla comunità ucraina realizzando qualche anno fa un idea brillante. Ogni Domenica, presso l’aria della sua sede, si raggruppano pulmini che viaggiano tra l’Ucraina e l’Italia trasportando beni materiali di ogni genere, fondamentale mezzo di collegamento tra le famiglie rimaste in patria e le persone emigrate a Roma. Grazie a questa iniziativa le donne ucraine riescono nuovamente a sentire gli odori di casa propria e a superare se pure per poco tempo la nostalgia della famiglia. Ma questo non è l’unico progetto realizzato per noi, tante altre sono le prospettive che ci vengono in contro. In programma ci sono tante visite turistiche, organizzazioni di feste nazionali e culturali, consulenze sociali ma anche più semplicemente è un punto fermo di ritrovo.
La chiesa di Santa Sofia a Roma è già da anni un vero e proprio punto di riferimento per i greco-cattolici ucraini residenti nella capitale, ma è anche molto di più: è il centro della loro vita culturale e spirituale. Lavorare per gli immigrati è la sfida che si è preposta la Chiesa greco-cattolica ucraina.
Ultimamente le giovani donne emigrate hanno ampliato il loro livello non solo lavorativo ma anche linguistico, in quanto essendosi trasferite da molti anni hanno superato quelle barriere che le ostacolavano nel trovare un impiego adatto alle loro attitudini accontentandosi così di svolgere lavori per loro inusuali e di bassa qualificazione, quali l’assistente familiare, baby-sitter e colf. Il conferire permessi di soggiorno ha notevolmente aiutato professionalmente queste donne, le quali ora possono e riescono a svolgere mansioni più idonee alle loro specializzazioni, ma non solo, lavorando nelle scuole, nei centri culturali, nelle amministrazioni pubbliche e private, negli ospedali e nei settori alberghieri contribuiscono fortemente al miglioramento della società italiana.
Attualmente i giovani emigrati spinti da tanta volontà nel vedere i propri sogni realizzati, non solo lavorano e frequentano tanti corsi organizzati dalla Regione Lazio e dal Comune di Roma, ma studiano nelle università romane per garantirsi una completa istruzione.
Per ciò che invece riguarda i ragazzi ucraini che si sono trasferiti in Italia per poter restare con la propria famiglia, la situazione è ben diversa. Per loro instaurare rapporti con coetanei e relazionarsi alla vita sociale italiana sembra avvenire quasi in modo naturale. Ad aiutare considerevolmente questa loro integrazione è senza dubbio la scuola italiana che passo dopo passo li aiuta nello sviluppo e nella crescita. Questi giovani ragazzi, cercano con estremo entusiasmo di vivere da italiani, socializzando, integrandosi nella società e adattandosi alla cultura di questo paese aiutando e contribuendo così il processo d’inserimento delle comunità estere considerato fattore di primaria importanza per poter vivere in piene libertà.