Da sempre l'uomo ha tentato di fare i conti con la tradizione del passato a fronte, però, di un vincolo assai stringente: nel vasto mare del sapere non tutto può essere salvato e ogni inclusione è, al contempo, un'esclusione. Fronteggiare l'incalzata dell'oblio ha pertanto imposto, per la salvaguardia della memoria, l'erezione di muri sempre più alti e sorvegliati; e, col tempo, i custodi del sapere si sono trasformati negli arbitri indiscussi della conoscenza, istituendo spesso distinzioni fra 'minori' e 'maggiori' in grado di segnare il destino di un'opera o di un autore. Inoltre, simili divisioni si sono allargate alle stesse discipline del sapere, gerarchizzate nei secoli secondo la Weltanschauung imperante. Oggi più che mai, in un'epoca di ripensamenti radicali della cultura e del suo portato millenario, oltre che dei suoi stessi confini, è importante approcciarsi alla nozione decisiva di canone con uno sguardo innovativo, che riesca a integrare le conquiste del passato con i mutamenti occorsi nel presente, senza per questo precludere le possibilità di un futuro ricco di sconvolgimenti; a eludere tale ammonimento, il rischio più frequente è di trasformare la pluralità informe della cultura in tutte le sue manifestazioni in una serie di fenomeni irrigiditi e irreggimentati in riserve del sapere che mummificano la carica rivoluzionaria di chi le abita invece di salvaguardarne la vitalità.
Università La Sapienza di Roma
Facoltà di Lettere e Filosofia
Piazzale Aldo Moro, 5