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Ai confini dello spettacolo. Migrazioni, guerra e capitale a Lampedusa

Fino a domenica 26 giugno 2016 presso le Officinenove, Via del Casale Galvani 9, si potrà visitare la mostra Ai confini dello spettacolo. Migrazioni, guerra e capitale a Lampedusa, di Giacomo Sferlazzo, a cura di Laura Carnemolla. L’isola di Lampedusa appare ormai da tempo e suo malgrado come emblema di questa idea di confine. Ma se è nei confini, oggi, che le contraddizioni del reale emergono e dunque vengono capovolte nella spettacolarizzazione, è forse ai confini dello spettacolo che bisogna andare a cercare per trovare una chiave di lettura del mondo contemporaneo?

Orari mostra: dal lunedì al sabato, dalle ore 17.30 alle 20.30. Domenica chiuso.


Il 9 novembre del 1973 Pier Paolo Pasolini pubblicava sul Corriere della Sera un articolo dal titolo “Acculturazione e acculturazione” dove presagiva il completo appiattimento della società italiana sotto l’influsso dei nuovi mezzi di comunicazione e il consumismo da essi propagandato. Ancora prima Debord nel suo libro “La società dello spettacolo” del 1967, parlava di una società in cui il capitale stesso si era oggettivato nello spettacolo. Questo capovolgimento del reale si origina sin dal sistema di produzione dove la merce stessa assume un valore di scambio che trascende il suo valore d’uso, lo sorpassa, lo annienta e così facendo trascende il reale stesso. Se nel lavoro salariato avviene la produzione della merce e lo sfruttamento con cui si estrae il plus-valore, nel dopo lavoro si passa ad un altro movimento della catena di montaggio, l’illusione di “essere” nella vita reale davanti ad uno schermo. Dagli anni sessanta ad oggi i mezzi di comunicazione e le nuove tecnologie hanno portato questo processo ad un punto di non-ritorno. Insieme a questo le contraddizioni reali si sono spostate nei nuovi confini: luoghi militarizzati in cui si mette in scena “Lo spettacolo del confine” che ancora una volta è il capovolgimento del reale, la sua rimodulazione in realtà virtuale ad uso e consumo di massa.
Masse di persone, spesso in fuga da guerre e dalla guerra del capitale, diventano allora eserciti di lavoratori di riserva, mediaticamente rovesciati, criminalizzati ed usati per stimolare la grande “paura europea” e le politiche sulla sicurezza oppure con una doppia contorsione possono diventare masse di “poveri cristi” da salvare, magari con navi militari e droni di ultima generazione. L’isola di Lampedusa appare ormai da tempo e suo malgrado come emblema di questa idea di confine. Ma se è nei confini, oggi, che le contraddizioni del reale emergono e dunque vengono capovolte nella spettacolarizzazione, è forse ai confini dello spettacolo che bisogna andare a cercare per trovare una chiave di lettura del mondo contemporaneo?

G. Sferlazzo

BIO

Giacomo Sferlazzo è un attivista politico di Lampedusa, cantautore e (ri)assemblatore di materia, colori, oggetti, fotogrammi e spazzatura. Ha inciso tre dischi come cantautore ed nel 2016, insieme a Jacopo Andreini, ha realizzato l’album di musica sperimentale Nella pancia della balena. Da anni ricerca storie e memorie dell'isola di Lampedusa, materiali coi quali ha realizzato Lampemusa, uno spettacolo di canzoni e racconti su Lampedusa. Nel 2009 ha co-fondato il collettivo Askavusa con cui organizza il Lampedusainfestival e con cui ha realizzato PortoM, uno spazio polifunzionale dove sono ospitati gli oggetti appartenuti alle persone (migranti) passate da Lampedusa, oggetti recuperati e salvati da Askavusa nel corso degli anni.

Officinenove
Via del Casale Galvani, 9
tel. 333 7675118

Informazioni aggiuntive

Data inizio:29/03/2024

Data fine:29/03/2024

Pubblicato il