In questi racconti la scrittrice descrive, con una vena di poetica e sottile ironia, il gioco quotidiano della vita e denuncia con linguaggio accattivante e corrosivo l’umana tragedia di un mondo in guerra.
Ai confini della luna




In questi racconti la scrittrice descrive, con una vena di poetica e sottile ironia, il gioco quotidiano della vita e denuncia con linguaggio accattivante e corrosivo l’umana tragedia di un mondo in guerra.


Per esprimere la sua visione del mondo come unità perfetta e la vita come armonia eterna, Gibran ha scelto un interprete illuminato, un profeta di nome Almustafà.
Attraverso di lui il Gibran-profeta pronuncia ventisei sermoni sui vari aspetti della vita terrena indicando le sorgenti alle quali chi ha sete può dissetarsi.


Quattro racconti che sono ”un inno all’amore, un dipinto dell’artista Gibran nel quale gli amanti passeggiano tra i salici, e l’unità di ciascuno era un linguaggio che parlava dell’unione di entrambi; e un orecchio che ascoltava in silenzio l’ispirazione d’amore; e un occhio che vedeva la gloria della felicità”.


Quella della tempesta è un'immagine che vuole suggerire gli aspetti negativi del mondo.
E infatti in questi racconti prevale la vena pessimistica che verrà superata solo più tardi nella figura del Profeta.


Settantasette monologhi, alcuni di personaggi del Vangelo altri di figure ideate dall’autore, per raccontare il Cristo, le sue parole e le sue opere, ciascuno dal proprio punto di vista e partendo dalla propria esperienza.


'Avevo diciotto anni quando per la prima volta l'amore dischiuse i miei occhi con la sua luce magica e colse la mia anima con le sue dita'.
Così comincia questo romanzo giovanile di Kahlil Gibran che è il racconto di una storia d’amore in parte autobiografica.


Quattro donne, una libanese, una di origine turca, una della penisola araba e un'americana, vivono e si confrontano dentro prigioni dorate.
L’angoscia, la solitudine, la noia ma anche la scaltrezza e la trasgressione sembrano l’unica via d’uscita.


È il racconto di una passione insana e travolgente, fatto in prima persona da un giovane internato in un manicomio di Beirut.
Ma la donna amata, senza nome e senza fascino, è solo un pretesto per un viaggio all’interno di una psiche contorta e confusa.
Solo alla conclusione il protagonista precipiterà nella trama della guerra civile rimasta fino ad allora cornice del dramma interiore.


L’autore lascia parlare la sua città, la sua Tripoli libanese dove, fra grandi trasformazioni economico-sociali, echeggiano lo scampanio delle chiese e gli appelli dei muezzin.


"Sono qui per prenderti per mano e mostrarti la mia patria": con questo intento Daif decide di raccontare la quotidianità libanese anni cinquanta e sessanta e per farlo sceglie di indirizzare una lunga lettera a Kawabata Yasunari, premio Nobel 1968 per la letteratura.
Sulla scia di Kawabata, l’autore, partendo da eventi normali, si sofferma sull’incontro- scontro tra modernità e tradizione.


Autore di romanzi per lo più storici di grande successo – insignito del premio Goncourt 1993 – Maalouf scrive qui l’immaginaria autobiografia di Hassan al-Wazzan, dapprima viaggiatore e ambasciatore di sovrani maghrebini, quindi geografo presso il pontefice Leone X sotto il nome di Leone l’Africano, a cui si deve una celebre descrizione dell’Africa, ampiamente utilizzata fino al secolo scorso.


Il protagonista cammina per Parigi, lo spirito teso e attento a cogliere, attraverso gli oggetti che affascinano nella loro quotidianità, l'idea che illumina.
Ne risulta un testo fortemente stratificato in cui convivono riflessioni teoriche, richiami a esperienze personali, ad altre arti e tradizioni.


Il romanzo mette in scena e attualizza il dilemma del bilinguismo, con cui gli scrittori maghrebini si confrontano da dopo la conquista delle indipendenze; è anche una straziante e incantevole storia d'amore.
La “bilingua” esprime la fusione di due anime, la passione di due esseri, l’unione di una coppia mista.
'In questo libro di rara bellezza, Shams Nadir unisce l’antico e il moderno alla ricerca dell’universale, di tutto ciò che è oltre l’immediato, al di là della realtà quotidiana e limitata.
In esso si fondono concetti e idee, Oriente e Occidente, l’infinita sapienza araba, l’immaginazione sconfinata e il progresso raggiunto con grande fatica, il fascino di un mondo esteriore e la tentazione dell’Altro' (Jorge Amado).


È proprio dal mare, protagonista di questo racconto, che lo scrittore, definito il 'Borges d’Oriente', trae lo spunto per le sue storie fantastiche.


La cronaca romanzata dei due giorni che hanno preceduto la rivelazione di Dio a Maometto, un momento decisivo che, attraverso il Corano, segna la nascita della religione islamica.
Chraibi affronta il tema in un tono poetico, dolce, ispirato, guidato dalla sua storia personale di scrittore moderato, indipendente e laico.


Una educazione sentimentale nelle vie di Tangeri.
Le avventure dell’adolescente Abdeslam che viene cacciato da casa e dovrà confrontarsi con la durezza e la violenza della vita prima di diventare adulto.


La vicenda di Mohamed Ahmed che, nata femmina, crescerà maschio per volere del padre, è la storia di un'identità inventata che diventa favola, gioco di voci e di fantasie.
Uno dei romanzi più belli di questo scrittore che vive a Parigi ormai da molti anni.


Il romanzo, che ha procurato a Ben Jelloun il premio Goncourt 1987, è il seguito di Creatura di sabbia.
Scomparso il narratore ufficiale della storia di Ahmed, i suoi ascoltatori più fedeli si alternano per proporre diverse ipotesi sulle trasformazioni del protagonista.
E così la storia si allarga a ventaglio fino a una serie di conclusioni alternative.


La storia prende spunto da Ahmed Rachid, un giovane militante che, per resistere alla sofferenza della tortura, decide di ricorrere a uno stratagemma: ricordare i momenti più felici della sua vita, unica cosa che i suoi torturatori non potranno togliergli.
La sua voce arriva a Moha, il solo capace di captarla e di trasmetterla agli altri.
Così Moha si fa voce di tutti quelli che non possono parlare, diventa l’aedo di un lungo racconto popolato da tutte le angosce degli uomini; è il saggio da internare, il folle di una particolare, lucida follia.