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I drusi di Belgrado. La storia di Hanna Ya’qub

Beirut, una mattina presto nella primavera del 1860. Impossibile assaporare la bellezza della luce dell’alba. O il profumo dei giardini portato dalla brezza. La città portuale è irriconoscibile, invasa dai profughi del Monte Libano e della Siria, cristiani maroniti sopravvissuti al massacro perpetrato dai drusi durante diverse settimane di un’ondata omicida che si è estesa fino alla città di Damasco.

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Ti ho amata per la tua voce

Una storia d’amore lunga cinquant’anni ambientata al Cairo, un romanzo esotico e appassionante che racconta il Medio Oriente e la posizione della donna nelle società islamiche. È la storia di Umm Kalthum, la più grande cantante araba di tutti i tempi, prima amica di re Faruk e poi di Nasser, amata da molti uomini mentre lei preferiva le donne, personaggio carismatico, capriccioso e geniale.

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Il lato sbagliato del telescopio

Mina Simpson è una dottoressa di origine siriana che vive e lavora da molti anni negli Stati Uniti. Quando la sua amica Emma le chiede di raggiungerla con urgenza a Lesbo per collaborare con la sua ONG nell’emergenza rifugiati, decide di accettare. Una settimana lontana dai suoi impegni, da Chicago e dalla moglie, e l’occasione di fare qualcosa di buono per gli altri le paiono motivi sufficienti. Oltretutto da anni non è stata così vicina alla sua terra natale, ossia da quando ha deciso di non nascondere più la sua natura, e di andarsene per essere sé stessa, una donna nata in un corpo d’uomo.

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Printed in Beirut

Un’afosa mattina d’estate, Farid Abu Chaar arriva a Beirut in cerca di un editore per il suo manoscritto. Uno dopo l’altro, tutti lo rifiutano: “nessuno legge più”, si giustificano. E così si vede costretto ad accettare un lavoro come revisore di bozze presso la storica tipografia Karam Bros, il limite del paradosso per un aspirante scrittore. Finché un giorno il manoscritto scompare, per poi riemergere preziosamente stampato. Farid non impiega molto a rendersi conto che dietro l’operazione c’è la moglie dell’editore, con cui inizia una relazione segreta quanto pericolosa.

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La villa delle donne

In principio tutto sembra sorridere a Skandar Hayek, proprietario di una grande dimora alle porte di Beirut. Quando però lui e le altre figure maschili vengono a mancare, le donne della famiglia sono costrette a fare i conti con una società che sta rapidamente cambiando. La moglie Marie, l’assertiva figlia Karine e la sorella Mado saranno costrette ad affrontare i fantasmi del passato per superare le ostilità del presente.

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Io, lei e le altre

Sahar, la protagonista, vive una vita sdoppiata a causa del senso di solitudine e distacco che prova nei confronti della propria famiglia. La madre e il padre – entrambi rinchiusi in sé stessi, l’uno a causa della mancata realizzazione dei propri ideali politici rivoluzionari, l’altra in conseguenza dell’isolamento del marito che la ignora completamente “quasi fosse una vedova” – hanno innalzato nella vita dei figli una serie di barriere e muri psicologici che hanno spinto Sahar, sin da bambina, a immaginare di essere un’altra persona, “un’altra io”.

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Io, lei e le altre

Sabato 22 maggio 2021 alle ore 18.30 Griot invita alla presentazione online sulla propria pagina facebook di Io, lei e le altre della scrittrice libanese Jana Fawaz El-Hassan, pubblicato da MReditori.  Jana Fawaz El-Hassan. Insieme all’autrice c'è la traduttrice del libro Amira Kelany e il direttore della collana Nisā’ di MReditori Antonino d’Esposito. Traduce l’incontro Gassid Mohammed.

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Corriere di notte

In viaggio dal mondo arabo verso l'occidente, per trovare asilo e un nuovo inizio: uomini e donne che incrociano i loro destini per fuggire dal passato e si scontrano con l'illusione del futuro, la possibilità del fallimento. Corriere di notte ha la forma di un romanzo epistolare atipico e struggente che raccoglie l'ultima lettera scritta da ciascun personaggio: un clandestino albanese scrive alla donna amata, un'amante aspetta il suo uomo in una camera d'albergo, un ex carceriere in fuga si rivolge alla sua famiglia, una donna racconta al fratello che la loro madre è morta, un giovane omosessuale si dichiara al padre.

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Il Libano con gli occhi dei Rifugiati-Evento di Raccolta Fondi

Venerdì 1 marzo 2019 alle ore 19.30 in via Angelo Bellani, 18 tre attiviste di Baobab Experience invitano all'evento di raccolta fondi Il Libano con gli occhi dei Rifugiati. Durante la serata cena siriana e yemenita a cura di tre rifugiati che hanno deciso di aiutare altri rifugiati nella raccolta fondi, musica siriana a cura del gruppo musicale Sham e mostra fotografica. L'evento è a sostegno dell'associazione delle donne palestinesi di Chatila per acquistare medicine e creare un piccolo fondo per il supporto di start-up per i giovani palestinesi, a loro verrà per tanto devoluto l'intero ricavato della cena.

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Il Libano con gli occhi dei rifugiati

Venerdì 1 febbraio 2019 presso Kokè in via Rosa Govona, 11 è previsto l'evento Il Libano con gli occhi dei rifugiati: tre attiviste di Baobab Experience  raccontano le storie raccolte nel corso dei loro viaggio nella regione mediorientale, in particolare quelle di alcune famiglie e associazioni palestinesi nei campi di Chatila e Bur Barajneh, a Beirut. L'evento ha lo scopo di raccogliere fondi a sostegno  dell'associazione delle donne palestinesi di Chatila, a loro verrà per tanto devoluto l'intero ricavato dell'ingresso. Aperitivo a cura di HummusTown.

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Tornati per raccontare – Testimonianze della resistenza libanese

Sabato 12 gennaio 2019 alle ore 18 presso la Nuova sede del CDP in Via Attilio Hortis 38, il Centro Documentazione Palestinese, in collaborazione con Al Ard Doc Film Festival, invita a partecipare alla proiezione del documentario Tornati per raccontare. Cinque storie di cinque combattenti arabi, libanesi e palestinesi, che imbracciarono le armi e combatterono contro l’invasione e l’occupazione sionista del Libano.

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Valzer con Bashir

Domenica 30 settembre 2018 alle ore 22 presso Molo Nuovo Market (Ex Dogana) in via dello Scalo San Lorenzo, 10 è prevista la proiezione di Valzer con Bashir. Ari Folman regista, attore e scrittore israeliano crea un’opera suggestiva che parte dalla sua esperienza di soldato nella prima guerra civile libanese, ennesimo teatro di scontro del conflitto arabo-cristiano. Con alcune sequenze paradossali, bellissime le illustrazioni dell’art director David Polonsky, ci spiega come la guerra non porta né onore e né gloria ma lascia sensi di colpa in chi giovanissimo si trova lì coinvolto in un gioco crudele a sparare e a pregare nello stesso istante, rimuovendo poi dalla mente, come fosse stato solo un sogno, le proprie responsabilità.

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Racconti di frontiera fra Libano e Siria

Venerdì 13 aprile 2018 dalle ore 18.30 presso Kokè in via Rosa Govona 11 si terrà l'evento Racconti di frontiera fra Libano e Siria. All'incontro intervengono i volontari di Mishwar, organizzazione che lavora con i bambini in campi profughi Siriani, per parlare della situazione attuale in Libano e Siria. A questi si aggiungerà l'esperienza di Operazione Colomba, corpo di pace che assieme ai siriani rifugiati nel nord del Libano sostiene una proposta di pace non-violenta per la Siria. Entrambi condivideranno la loro esperienza dalla frontiera tra Libano e Siria, attraverso parole, video e immagini. Alla presentazione seguirà un aperitivo mediorientale preparato da Hummustown e accompagnato dagli artisti siriani di Tamarhindi Project che suoneranno live la migliore musica araba, ricreando l'atmosfera che si respira tra le strade della vecchia Damasco tra suonatori di oud e venditori di tamarhindi.

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Yalo

Daniel, che tutti chiamano Yalo, ha trentanni quando viene arrestato per rapina, stupro e detenzione di esplosivi. Prima di essere processato trascorre due anni nelle mani dei Servizi segreti libanesi che, usando ogni possibile forma di tortura psichica e fisica, lo costringono a ripercorrere la propria vita e a definire la propria identità. Mentre le confessioni di Yalo si succedono, incontriamo gli altri membri della sua famiglia: il nonno, Padre Efrem Abyad, cresciuto in ambiente curdo e di religione musulmana e divenuto poi sacerdote della Chiesa Ortodossa Siriaca a Beirut, e la madre, Gaby, che la guerra civile ha obbligato a lasciare Beirut Ovest per rifugiarsi nella parte cristiana della città, facendole perdere non solo la casa ma anche l'amore di tutta una vita.

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Facce bianche

Il 13 aprile 1980, nel centro di Beirut, viene rinvenuto tra le immondizie il cadavere di un uomo sulla cinquantina. Il corpo presenta segni di torture. Il narratore - un laureato in scienze politiche costretto dall'immanenza della guerra civile a riciclarsi in impiegato presso un'agenzia di viaggi - si improvvisa giornalista e decide di scoprire chi ha ucciso Khalil Ahmad Jàbir, un cittadino qualsiasi, e perché. Ognuno dei sei capitoli centrali dà voce a un personaggio diverso tra quanti hanno conosciuto o anche solo incontrato la vittima, ed è attraverso le loro parole che l'autore cerca di ricostruirne la personalità e le traversie (sono la moglie, la figlia, un vicino, la portiera, un miliziano e un netturbino).

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Il crimine di Jean Genet

Tentare di capire Genet mi ha portato ad assumere sulle sue tracce la più salutare delle posizioni: essere nel bel mezzo di tutti i contrari, in quel luogo in cui la realtà, resa fragile all'estremo, ci obbliga a mantenere la vertigine per mantenere l'equilibrio. Tra saggio critico e autobiografia, Dominique Eddé tesse un doppio ritratto dell'uomo e dell'opera. Attenta e appassionata rilettura degli scritti e dell'esistenza di Jean Genet, il testo parte dalla constatazione della totale assenza della figura del padre nell'opera dell'autore francese per arrivare a mostrare come il "parricidio" sia il crimine alla base della sua intera produzione artistica.

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I disorientati

Una chiamata inattesa spinge Adam, professore arabo di Storia, a tornare nella sua terra d'origine dopo venticinque anni di esilio. Tutto è rimasto identico, il tempo non è trascorso per i luoghi che frequentava. Quel "paradiso perduto" si accompagna ai nomi dei suoi amici di gioventù, il Circolo dei Bizantini, che volevano cambiare il mondo e hanno invece finito per essere cambiati da una guerra che li ha separati e spinti ognuno verso una strada diversa.

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L’ identità

Un saggio contro la follia di chi ogni giorno e in tutto il mondo, incita gli uomini a suicidarsi in nome della loro identità. Maalouf si rifiuta di contemplare questo massacro con fatalismo e rassegnazione. Il suo stesso destino di uomo d'Oriente e d'Occidente lo spinge a spiegare ai suoi contemporanei, con parole semplici e riferimenti diretti alla storia, alla filosofia e alla teologia, che si può restare fedeli ai propri valori senza sentirsi minacciati dai valori di cui gli altri sono portatori.

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Un mondo senza regole

"Crisi dell'Occidente": spesso, solo una frase fatta, una formula buona per tutti gli usi. Ma quale realtà effettiva vi si nasconde? Una possibile risposta ci viene offerta da questo nuovo libro di Amin Maalouf, l'autore di "L'identità", che torna alla saggistica per segnalarci uno stato di cose, quasi un dato di fatto: l'esaurimento della coscienza morale del mondo di oggi e la perdita di ogni regola-guida. Da questo impoverimento dipende l'incapacità di comprendere a fondo, in tutte le sue implicazioni, fenomeni storici come il crollo del comunismo e la formazione dell'unità europea, ma anche il conseguente strabismo ideologico che ha spinto le grandi potenze planetarie a cercare di risolvere con gli strumenti della guerra il problema di un ordine in via di estinzione.

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Col fucile del console d’Inghilterra

In Libano un narratore scopre il manoscritto di una Cronaca montanara, opera del monaco Elias di Kfaryabda, vissuto all'inizio del secolo scorso in un piccolo villaggio. Vi si racconta la storia mitica di un giovane, Tanios, della madre Lamia e dello sceicco Francis. Sullo sfondo, un popolo di signori e servi, di banditi e amanti.

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