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Il satiro della sotterranea

All'incrocio tra la cultura del Kerala, scandita da regole millenarie, e la filosofia americana in cui si rincorre il successo a ogni costo, Anita Nair colloca la straordinaria galleria di personaggi che animano questo libro. Ecco allora Basil, un artista di mezza età che, ossessionato dall'ombelico, vaga nella metropolitana di New York alla ricerca di quello ideale; oppure Norah, che vive in una casa di riposo e palpita per il giovane fotografo che di tanto in tanto va a farle compagnia; o ancora Sarah che, invitata a una cena per il Giorno del Ringraziamento, si rende così ridicola da non poter sopportare la vergogna.

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Padrona e amante

In una stazione climatica, un incantevole resort lungo le Sponde del fiume Nila, l'anziano e famoso danzatore Koman racconta a Christopher Stewart, che sta scrivendo un saggio su lui, la sua storia, come abbia dedicato l'intera vita alla danza, sua vera signora e padrona. In quella atmosfera incantata il destino ha però approntato un evento imprevisto e tra Chris e Radha, la giovane nipote di Koman, nasce improvvisa e inesorabile la passione.

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Il custode della luce

Nell’India del XVII secolo vive e commercia Idris, mercante somalo ed eterno viaggiatore alla ricerca dei confini della terra e dell’uomo. Arrivato nel Malabar in occasione dei festeggiamenti in onore dello zamorin, nel grande tumulto di quei giorni incontra Kandavar, un ragazzino di nove anni, e capisce subito che è suo figlio, il figlio che non sapeva di avere, frutto di una fugace relazione proibita. Idris vuole imparare a conoscere Kandavar e provare a insegnargli quello che sa, nel tentativo di sottrarlo al destino della sua casta, quello di diventare un guerriero suicida.

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Il sarto di Giripul

Nel villaggio indiano di Giripul, alle pendici dell’Himalaya, Janak, timido e taciturno sarto per signora, conduce una vita divisa tra la macchina da cucire, il suo amore sconfinato per la splendida ma volubile moglie Rama, e le confidenze delle sue clienti. Una di loro gli racconta un giorno di avere sognato di decapitare il marito. Scosso e incuriosito da questo terribile presagio, Janak si trasforma in detective, con l’aiuto del suo maldestro amico d’infanzia Shankar. Tutta Giripul diventa teatro di sospetti e misfatti.

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I gatti di Nizamuddin

Un’altra torrida estate è finita a Delhi, e la festa di Diwali, con il suo frastuono, la folla, gli striscioni colorati e i minacciosi fuochi d’artificio, è ormai lontana. Quale momento migliore, dunque, per stiracchiarsi, sbadigliare, scuotere le zampe, e riaprire la caccia per i gatti di Nizamuddin, un nobile quartiere alla periferia della città? I gatti di Nizamuddin sono una delle più antiche colonie di felini di Delhi. Da secoli gironzolano indisturbati tra i tetti e le rovine del quartiere alla ricerca di cibo e di avventure.

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La moglie

Nati a quindici mesi di distanza in un sobborgo di Calcutta negli anni tormentati dell’indipendenza indiana, i fratelli Subhash e Udayan si somigliano al punto che perfino i parenti li confondono tra loro, ma sono anche l’uno l’opposto dell’altro. Subhash, silenzioso e riflessivo, cerca di compiacere i genitori esaudendo ogni loro richiesta; Udayan, ribelle ed esuberante, non fa che mettere alla prova il loro affetto. Così, quando sul finire degli anni Sessanta nelle università bengalesi si diffonde la rivolta di un gruppo maoista contro le millenarie ingiustizie subite dai contadini, Udayan vi si getta anima e corpo, pur consapevole dei rischi; Subhash invece se ne tiene alla larga e preferisce partire per gli Stati Uniti.

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Hai colorato i miei pensieri e i miei sogni. Poesie per giovani innamorati

Il poeta è anche un mistico, un saggio, un veggente: così, quando Tagore parla d'amore, parla di una sintesi suprema di amante e amato, di qualcosa di vicino a Dio, se non a Dio stesso. L'amore è l'esperienza più piena e totale che un individuo possa compiere, perché l'incontro tra gli innamorati è l'unione di sacro e profano, anima e desiderio, spirito e corpo.

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Massime per una vita armoniosa

Tutta l’opera di Rabindranath Tagore è costellata di massime, di riflessioni sulla vita, di rapide intuizioni, di brevi lampi in cui si manifesta un vero e proprio sadhana, un percorso di vita ideale suggerito e guidato da una saggezza di radici profonde; una saggezza che proviene dalle Upanisad, si richiama alle visioni di armonia dei Rsi, i bardi dell’India antica. Questa scelta di massime cerca di ricostruire tale cammino desiderato verso una felicità possibile, in due pertinenti direzioni: la ricerca segreta di un equilibrio interiore, di un’armonia individuale e di tutto ciò che può aiutare a raggiungerla; e la scoperta dell’altro da sé fino all’arrivo a una meta possibile di tutta l’esistenza, la gioia che tutto pervade.

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Il canto della vita

Antologia che raccoglie i versi più significativi di Tagore composti sui temi a lui più cari: la vita, la morte, Dio, il dolore, la gioia. Il poeta celebra soprattutto l'amore, con sensibilità tutta orientale: una sintesi di amante e amato, vicina a Dio o identificabile con Dio stesso, un sentimento tormentoso e insieme vitale, che muove energie che investono la realtà intera e il cosmo. Come ha scritto W.B. Yeats, Tagore, al pari della civiltà indiana, ha realizzato la sua pienezza nello scoprire l'anima e nell'abbandonarsi alla sua spontaneità.

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I giardini di Ceylon

Nel 1920 Colombo, capitale dell'isola di Ceylon, è uno dei più importanti nodi commerciali dell'Impero britannico. Nello splendido quartiere residenziale di Cinnamons Gardens, la classe dirigente Tamil, arricchitasi collaborando con gli stranieri, vive nel lusso imitando lo stile di vita dei dominatori. Ma drammi e passioni si agitano in questo mondo apparentemente idilliaco, come nel cuore dei protagonisti: Annalukshmi, una giovane insegnante, divisa tra un matrimonio che la famiglia vorrebbero imporle e il desiderio di una vita indipendente e Balendran, figlio di un ricco latifondista, scosso dal ritorno sull'isola di Richard Howland, l'uomo con cui aveva avuto una breve ma intensa relazione.

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Joseph Anton

Il 14 febbraio del 1989 Salman Rushdie riceve la telefonata di una giornalista della BBC che lo informa di essere appena stato "condannato a morte" dall'ayatollah Khomeini. È per la prima volta sente pronunciare la parola "fatwa". La sua colpa? Aver scritto un romanzo intitolato "I versi satanici", un libro accusato di blasfemia, una bestemmia "contro l'islam, il Profeta e il Corano". Comincia così una vicenda dolorosa e fuori dall'ordinario, in cui uno scrittore è costretto a vivere in clandestinità, cambiando continuamente domicilio e sotto il costante controllo di una scorta armata. A Rushdie viene anche chiesto di scegliersi uno pseudonimo, che la polizia possa usare per riferirsi a lui. Dopo aver pensato agli scrittori più amati, sceglie i nomi di Conrad e Cechov: Joseph e Anton. E da quel momento, Salman Rushdie diventa il signor Joseph Anton.

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Superate questa linea

Attraversare una frontiera, fare anche un solo passo oltre quella linea immaginaria che segna la fine di un mondo e l'inizio di un altro, significa venire trasformati nel profondo. La frontiera, il limite, il confine risvegliano le nostre coscienze. Sono il luogo in cui non possiamo sfuggire alla verità: ci spogliamo dei panni comodi della nostra esistenza quotidiana che nascondono gli aspetti più brutali della realtà, per osservare le cose come sono. In questa raccolta di saggi e articoli Salman Rushdie attraversa molte frontiere e invita a superare i confini di una ristretta visione del mondo sulla politica, la letteratura e la cultura, a cavallo tra XX e XXI secolo.

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Harun e il Mar delle storie

Nella più triste delle città, così triste da aver persino dimenticato il proprio nome, vivono il cantastorie Rashid Khalifa, lo Scià del Bla-bla, e suo figlio Harun. Rashid è dotato del magico dono di saper raccontare, incantando con la sua voce chi lo ascolta. Non appena schiude le labbra, ne sgorgano saghe piene d'amore e di magia, con eroi, battaglie, principesse. Finché un giorno dalla bocca dello Scià del Bla-bla non esce che un orribile verso. Cos'è successo? Da qualche parte, in qualche modo, la sorgente di tutte le storie è stata contaminata: il Principe del Silenzio è riuscito a inquinare il Mar delle Storie. Harun decide allora di salvare il padre facendogli ritrovare il suo potere; e per farlo parte con lui per un viaggio pieno di pericoli.

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Furia

Malik Solanka, storico in pensione e fabbricante di bambole, decide all'improvviso di abbandonare la famiglia e, agitato da una furia interna, fugge a New York. Ma anche qui si trova circondato dallo stesso sentimento che l'aveva spinto a scappare: litigi, risentimenti, meschinità percorrono la metropoli da un capo all'altro.

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Apprendista per caso

Per Sapna Sinha è l’occasione della vita: lasciare l’impiego da commessa e l’appartamento alla periferia di Delhi che condivide con la madre e la sorella per diventare amministratore delegato di una delle più grandi aziende indiane, un colosso da dieci miliardi di dollari. Il colpo di fortuna arriva dall’incontro casuale con Vinay Mohan Acharya, estroso presidente e fondatore del Gruppo ABC, uno degli uomini più ricchi del Paese. Per ottenere il posto, con relativo stipendio da favola, Sapna deve superare sette test, sette sfide che prenderanno forma una dopo l’altra nella sua vita di tutti i giorni e ne metteranno alla prova il carattere, il sangue freddo, il coraggio, la capacità di guidare e motivare gli altri, insomma tutte le doti di un bravo amministratore delegato.

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Una musica costante

L'amore per la musica, la musica dell'amore. Un incontro casuale su un autobus londinese, una lettera che non avrebbe mai dovuto essere letta, una pianista con un segreto che tocca il cuore della sua musica. E, ancora, la ricerca di un raro quintetto per archi di Beethoven e un violino amato fino all'ossessione, ma mai posseduto. Il romanzo di Vikram Seth è insieme una storia d'amore, intensa e struggente e una meditazione profonda sulla musica (e sull'essere musicisti) e su come la passione per quest'arte possa tramutarsi nel tema dominante e costante di tutta una vita.

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Golden Gate

Ispirato all’Evgenij Onegin di Puskin, Golden Gate è un vero e proprio romanzo scritto in versi: 590 sonetti in rima che raccontano le vicissitudini di un gruppo di personaggi, tutti intorno ai trent’anni, tutti a modo loro alla ricerca di qualcosa: dell’amicizia, dell’amore, della felicità, del senso stesso della vita.Sullo sfondo di una San Francisco specchio perfetto dei conflitti (morali, religiosi, etnici, nucleari) del mondo globale, Vikram Seth dipinge, a metà degli anni Ottanta, un ritratto sincero e ancora attualissimo dei nostri tempi, che parte dalla dimensione famigliare per conquistarsi un respiro via via sempre più ampio, sino a diventare una profonda e appassionata riflessione sul futuro del nostro pianeta, in grado di toccare tutte le corde dell’animo umano.

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Due vite

Le due vite narrate sono quelle del prozio dell'autore, Shanti Behari Seth, e di sua moglie Henny Caro. Per alleviare la solitudine in cui precipita Shanti dopo la morte della moglie, avvenuta nel 1989, la madre di Vikram Seth propone al figlio di "intervistarlo", e durante alcuni mesi di conversazioni l'autore prende appunti per scrivere un libro su di lui. Saranno poi le lettere di Henny, scoperte per caso dal padre di Seth in un baule, a far nascere il progetto del libro, un affresco che spazia dall'India d'inizio secolo - quella dell'infanzia di Shanti - fino all'Inghilterra degli anni 70, quelli vissuti da Vikram con gli zii come ospite nella loro casa londinese.

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Giochi sacri

Sartaj Singh, ispettore di polizia a Mumbai, nota fino a poco tempo fa come Bombay, ha un lavoro ingrato. Vive infatti ed esercita la sua professione in una città che oltre alla sua assoluta e intensa bellezza gli sbatte in faccia ogni giorno un "sottobosco" di malaffare, crimine organizzato e violenza a cui Sartaj non si è mai assuefatto e contro il quale però non riesce a segnare decisive vittorie. La sua esistenza sembra dipanarsi così in una inerte caoticità, fatta di ladruncoli, microcorruzione e pasti in piedi.

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Una tigre per Malgudi

Raja - giovane maschio di tigre, spavaldo e crudele - è stato a lungo il sovrano della giungla. Ma poi, perduta la femmina e i piccoli, è diventato il terrore dei villaggi vicini, lo sterminatore delle greggi. Finché catturato, viene rinchiuso in un circo, dove sperimenterà sulla sua pelle la violenza fredda, progettata e compiaciuta degli uomini. Ma il suo disgusto per la condizione umana raggiungerà il culmine quando verrà scaraventato su un set cinematografico, dove farà il tragico incontro con la modernità.

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