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L’amante di Damasco

Damasco, 1957. La città è ancora avvolta nel grigio mantello dell'alba, quando la diceria comincia a serpeggiare fra gli intricati vicoli del centro storico: Nura, la moglie del calligrafo Hamid Farsi, è scappata. È fuggita con il suo giovane amante Salman, che lavora come apprendista nella bottega del marito. Il loro è un amore impossibile e pericoloso. Non solo perché lei è sposata ma soprattutto perché a dividerli è la religione: lei è musulmana, lui è cristiano. Eppure non sarà questo a fermarli.

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Arriva nuda la libertà

«Come restare vivi senza parlare di voi, vittime della lotta per la libertà in Siria? Come può la poesia giustificare la propria esistenza e testimoniare la propria nobiltà se non si unisce alle lotte dell'umanità?». Il grido di dolore e di partecipazione della poetessa franco-siriana al dramma del suo popolo.

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Yalo

Daniel, che tutti chiamano Yalo, ha trentanni quando viene arrestato per rapina, stupro e detenzione di esplosivi. Prima di essere processato trascorre due anni nelle mani dei Servizi segreti libanesi che, usando ogni possibile forma di tortura psichica e fisica, lo costringono a ripercorrere la propria vita e a definire la propria identità. Mentre le confessioni di Yalo si succedono, incontriamo gli altri membri della sua famiglia: il nonno, Padre Efrem Abyad, cresciuto in ambiente curdo e di religione musulmana e divenuto poi sacerdote della Chiesa Ortodossa Siriaca a Beirut, e la madre, Gaby, che la guerra civile ha obbligato a lasciare Beirut Ovest per rifugiarsi nella parte cristiana della città, facendole perdere non solo la casa ma anche l'amore di tutta una vita.

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Facce bianche

Il 13 aprile 1980, nel centro di Beirut, viene rinvenuto tra le immondizie il cadavere di un uomo sulla cinquantina. Il corpo presenta segni di torture. Il narratore - un laureato in scienze politiche costretto dall'immanenza della guerra civile a riciclarsi in impiegato presso un'agenzia di viaggi - si improvvisa giornalista e decide di scoprire chi ha ucciso Khalil Ahmad Jàbir, un cittadino qualsiasi, e perché. Ognuno dei sei capitoli centrali dà voce a un personaggio diverso tra quanti hanno conosciuto o anche solo incontrato la vittima, ed è attraverso le loro parole che l'autore cerca di ricostruirne la personalità e le traversie (sono la moglie, la figlia, un vicino, la portiera, un miliziano e un netturbino).

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Il crimine di Jean Genet

Tentare di capire Genet mi ha portato ad assumere sulle sue tracce la più salutare delle posizioni: essere nel bel mezzo di tutti i contrari, in quel luogo in cui la realtà, resa fragile all'estremo, ci obbliga a mantenere la vertigine per mantenere l'equilibrio. Tra saggio critico e autobiografia, Dominique Eddé tesse un doppio ritratto dell'uomo e dell'opera. Attenta e appassionata rilettura degli scritti e dell'esistenza di Jean Genet, il testo parte dalla constatazione della totale assenza della figura del padre nell'opera dell'autore francese per arrivare a mostrare come il "parricidio" sia il crimine alla base della sua intera produzione artistica.

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I disorientati

Una chiamata inattesa spinge Adam, professore arabo di Storia, a tornare nella sua terra d'origine dopo venticinque anni di esilio. Tutto è rimasto identico, il tempo non è trascorso per i luoghi che frequentava. Quel "paradiso perduto" si accompagna ai nomi dei suoi amici di gioventù, il Circolo dei Bizantini, che volevano cambiare il mondo e hanno invece finito per essere cambiati da una guerra che li ha separati e spinti ognuno verso una strada diversa.

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L’ identità

Un saggio contro la follia di chi ogni giorno e in tutto il mondo, incita gli uomini a suicidarsi in nome della loro identità. Maalouf si rifiuta di contemplare questo massacro con fatalismo e rassegnazione. Il suo stesso destino di uomo d'Oriente e d'Occidente lo spinge a spiegare ai suoi contemporanei, con parole semplici e riferimenti diretti alla storia, alla filosofia e alla teologia, che si può restare fedeli ai propri valori senza sentirsi minacciati dai valori di cui gli altri sono portatori.

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Un mondo senza regole

"Crisi dell'Occidente": spesso, solo una frase fatta, una formula buona per tutti gli usi. Ma quale realtà effettiva vi si nasconde? Una possibile risposta ci viene offerta da questo nuovo libro di Amin Maalouf, l'autore di "L'identità", che torna alla saggistica per segnalarci uno stato di cose, quasi un dato di fatto: l'esaurimento della coscienza morale del mondo di oggi e la perdita di ogni regola-guida. Da questo impoverimento dipende l'incapacità di comprendere a fondo, in tutte le sue implicazioni, fenomeni storici come il crollo del comunismo e la formazione dell'unità europea, ma anche il conseguente strabismo ideologico che ha spinto le grandi potenze planetarie a cercare di risolvere con gli strumenti della guerra il problema di un ordine in via di estinzione.

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Col fucile del console d’Inghilterra

In Libano un narratore scopre il manoscritto di una Cronaca montanara, opera del monaco Elias di Kfaryabda, vissuto all'inizio del secolo scorso in un piccolo villaggio. Vi si racconta la storia mitica di un giovane, Tanios, della madre Lamia e dello sceicco Francis. Sullo sfondo, un popolo di signori e servi, di banditi e amanti.

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Gli scali del Levante

Il romanzo, attraverso la storia dell'ultimo discendente della dinastia imperiale ottomana, ripercorre gli eventi storici che hanno segnato la politica del Medio Oriente dalla caduta dell'Impero Ottomano fino alla nascita dello Stato d'Israele e alla guerra civile in Libano. Ossyan, principe ottomano, nato da una famiglia intollerante nei confronti delle divisioni etniche, si ritrova eroe della Resistenza francese. Mentre lotta per liberare la Francia dai nazisti, conosce Clara, un'ebrea di cui si innamora perdutamente.

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L’equazione africana

In seguito a un terribile lutto famigliare e allo scopo di superare il suo dolore, il dottor Kurt Krausmann accetta di accompagnare un amico in un viaggio alle isole Comore. La loro barca viene attaccata dai pirati al largo della Somalia, e il viaggio «terapeutico» del medico si trasforma in un incubo. Preso in ostaggio, picchiato, umiliato, Kurt scopre un'Africa traboccante di violenza e intollerabile miseria, dove «gli dèi non hanno più pelle sulle dita a furia di lavarsene le mani».

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Cugina K

Chiuso in una solitudine dolorosa e ossessionato dal passato, un uomo ricorda: l'infanzia segnata dalla brutale uccisione del padre, la madre fredda e tiranna e la cugina, del cui nome conosciamo solo la lettera iniziale bellissima e inaccessibile. Attorno a questi elementi ruota il monologo - un alternarsi di ricordi, vaneggiamenti e soliloqui - dell'anonimo protagonista, che si interroga sul senso del bene e del male, su ciò che è giusto e sul desiderio, frustrato e frustrante, di "esistere" per l'Altro.

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Doppio bianco

Ben Ouda, ex diplomatico, un tempo molto potente, viene selvaggiamente assassinato nella sua casa di Algeri. Poche ore dopo, Abad Nasser, professore universitario, subisce la stessa sorte. L'inchiesta stabilisce che uno stesso commando formato da tre uomini è implicato nei due omicidi.

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Morituri

Ambientato nell'Algeria di oggi, questo romanzo giallo prende spunto dalla misteriosa scomparsa della figlia di un alto papavero del vecchio regime. Io narrante della storia è il commissario Llob al quale sono state affidate le indagini. La vicenda offre all'autrice l'opportunità di narrare lo strazio di una nazione stretta fra la ferocia degli integralisti e la corruzione della mafia politico-finanziaria ai vertici del regime algerino.

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Dio non abita all’Avana

Juan detto Don Fuego, cantante dalla lunga carriera nei cabaret dell’Avana, ha quasi sessant’anni. «Il canto è la mia vita» dice di sé. «Sono una voce – testa, gambe, braccia, cuore e stomaco sono solo accessori di fortuna». Si è esibito davanti a Fidel e al compleanno di Gabriel García Márquez, ha onorato la visita ufficiale di oligarchi sovietici. Adesso lavora al Buena Vista Café, col panama in testa, i capelli raccolti in una coda, gli occhi languidi. Davanti a lui un pubblico di mezza età, signore dallo sguardo acceso, turisti appassionati di sigari e di adolescenti.

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Gli angeli muoiono delle nostre ferite

Mi chiamo Turambo e all’alba verranno a prendermi. Già dalle prime pagine un fatale conto alla rovescia attende il protagonista di questo romanzo. Siamo in Algeria nel 1937, e un ragazzo di 27 anni, arabo e musulmano, è in carcere ad aspettare l’inferno. Nei pensieri e nell’animo di questo giovane intravediamo qual è stata la sua vita, dall’infanzia in una contrada umilissima alla corsa furiosa verso il patibolo. Turambo cresce nell’Algeria coloniale degli anni Venti, e il suo destino sembra condannarlo alla miseria.

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Cosa aspettano le scimmie a diventare uomini

Una giovane studentessa viene assassinata nella foresta di Bainem, alle porte di Algeri. È nuda dalla testa ai piedi. E bella come solo una fata fuggita dalla tela di un artista [...]. Mirabilmente truccata, con i capelli costellati di pagliuzze luccicanti, si direbbe che la tragedia l'abbia colta di sorpresa nel bel mezzo di un banchetto nuziale". Intorno a lei il mondo, la città, si risveglia. Invece, "la Bella Addormentata ha chiuso con le favole. Ha smesso di credere al principe azzurro. Nessun bacio potrà resuscitarla. A dirigere l'inchiesta è chiamata Nora Bilal, una donna onesta e combattiva, che ha scelto di ignorare il pericolo che si corre in una società governata da squali e predatori, assetati di potere.

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La patria delle visioni celesti e altri racconti del deserto

Al centro della narrativa di al-Koni c'è il deserto, il Sahara, un universo favoloso, d'inattesa varietà, pieno di storie, di personaggi, di leggende, di pericoli e di visioni. La narrativa di al-Koni è colta, ricca di riferimenti alla Bibbia, al Corano, alle leggende dei Tuareg, ma anche alla letteratura occidentale contemporanea, perché al-Koni, cresciuto tra i Tuareg nelle sabbie del Sahara, ha vissuto e studiato successivamente a Mosca e in vari paesi occidentali.

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L’ attentato

L’attentato racconta un dramma dolorosamente attuale che si consuma da molti decenni, una storia tragica dei nostri giorni nella quale Yasmina Khadra con lucidità e commozione riesce a dipingere la realtà del terrorismo, a porre quesiti, a illuminare contrasti e contraddizioni. Il dottor Amin Jaafari è un chirurgo israeliano di origine araba, una figura di confine in bilico tra due mondi. Si è sempre rifiutato di prendere posizione sul conflitto che oppone il suo popolo d’origine e quello d’adozione e ha scelto di dedicarsi al lavoro e al piacere di vivere accanto all’adorata moglie Sihem. Fino al giorno in cui in un ristorante affollato nel centro di Tel Aviv una donna fa esplodere la bomba che teneva nascosta sotto il vestito.

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Introduzione alla Letteratura araba contemporanea

Mercoledì 15 marzo 2017 si terrà presso la Biblioteca Guglielmo Marconi, via Gerolamo Cardano 135, il quarto appuntamento del ciclo introduttivo alla Lingua e alla Cultura araba promosso grazie alla collaborazione tra Arabpress.eu, Servizio Intercultura e la scuola di lingua araba Tangeribiz. Si parlerà di letteratura araba contemporanea con Claudia Negrini e Beatrice Tauro, blogger di Arabpress dedicate alla letteratura araba, che presenteranno il panorama letterario contemporaneo del mondo arabo avvicinando il pubblico agli autori più noti dei nostri tempi. Modera Giusy Regina, direttore di Arabpress.eu. 

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