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Poesie d’amore e di lotta

In occasione del cinquantesimo anniversario della morte di Hikmet, si propone con questo volume una scelta delle sue poesie più ampia di quella nota al pubblico: essa abbraccia infatti l'intero arco della sua vita, attingendo a un gran numero di raccolte, e dà conto dei tanti temi e motivi che trovano espressione nei suoi versi, dall'impegno politico e civile alla denuncia della tragica condizione storica della sua gente, dall'amore all'ossessione del tempo che passa e al timore della morte.

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Poesie d’amore

Partecipe in eguale misura dell'estrema dolcezza orientale e di una certa crudezza di ritmi di tipo occidentale, in queste Poesie d'amore Hikmet ci mostra le due facce della sua natura, lirica ed epica, saldate in un risultato unico. Versi immortali, che riassumono nell'elemento erotico i diversi aspetti dell'attività e dell'esperienza dell'autore, poeta d'amore perché prima di tutto poeta di battaglie e di idee.

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Guarda l’Eufrate rosso di sangue

Non esiste riparo dal vento della Storia. Così, nei primi anni del Novecento, neppure l’Isola delle Formiche, piccolo lembo di terra bagnato dal Mediterraneo, è immune dagli sconvolgimenti che il tramonto dell’Impero ottomano porta con sé. Abbandonata in seguito all’esodo coatto della popolazione greca, l’Isola offre agli occhi del giovane ufficiale turco Poyraz Musa un paesaggio immobile e meraviglioso. Ma tra gli orti rigogliosi e le spiagge deserte si aggira un fantasma silenzioso.

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La vita è un bagaglio a mano

Opera in parte autobiografica, che risale al 1989-90, La vita è un bagaglio a mano affonda le sue radici nel passato e nelle passioni dell'infanzia di Mario Levi: ricordi, racconti, brevi e intensi frammenti, uniti dal filo conduttore della città. Che senso ha andare in un'altra città, si chiede infatti l'autore, se poi tutto quello che hai dentro inevitabilmente ti segue?

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La nostra più bella storia d’amore

Il romanzo fu scritto in un momento molto difficile, a seguito di una depressione di cui l'autore ricorda soprattutto le notti insonni, spese a ricercare una risposta ai nodi insondabili dell'esistenza. È questa l'origine dell'ineluttabile smarrimento che, come un filo rosso, attraversa il romanzo, mettendo il narratore - e al contempo lo scrittore sulle tracce di un'amata irraggiungibile: una donna dai lunghi capelli rossi, dagli occhi azzurri e dalle labbra carnose. Come un enigma, la storia e la data della loro relazione si celano nel racconto, trascinandoci nel mondo interiore dei personaggi, negli angoli più remoti di Istanbul.

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Istanbul era una favola

È attraversando il passato che si conosce il presente … È osservando quello che c’era che si comprende ciò che è rimasto … È questo lo stile narrativo scelto da Mario Levi per descrivere la Istanbul della sua infanzia e quella odierna, attuale, della sua maturità. L’autore ci accoglie sulla soglia della città e ci accompagna nei suoi meandri, attraverso le diverse epoche e comunità di Istanbul, facendoci conoscere le persone che l’hanno abitata, vissuta, abbandonata, ritrovata.

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Non scordarti di amare

Considerato l'erede di Nazim Hikmet e una delle voci più importanti della poesia turca contemporanea, Ataol Behramoğlu canta l'amore: amore per la donna, per il prossimo, per la vita. Amore-scintilla che, come nei versi di Neruda, Mayakovskij, Eluard e Aragon, fonde in un unico fuoco la passione dei sensi e la lotta politica.

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Gli innocenti

Brani Tawo, immigrato in Inghilterra, soffre di insonnia e inquietudine. Cercando di rintracciare ilmodello di una macchina fotografica immortalata in una foto, che è uno dei pochi collegamenti che gli restano con le sue origini, entra nel negozio di antichità The Western Front. Lì conosce Stella, la proprietaria, e Feruzeh, una giovane collaboratrice di origine iraniana. Brani e Feruzeh sembrano innamorarsi a prima vista, incuriositi anche dalla comune esperienza di lontananza dalla terra natia, lei apparentemente per scelta, Brani per necessità di sopravvivenza.

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Io sono un dancer. Memorie di un ballerino fra Ankara e Hannover

Un uomo attraversa Ankara in autobus insieme a tre compagni di viaggio: il giovane tipografo Azamet, la sua coetanea Buse e una signora sorniona che ascolta i loro discorsi. Con questo stratagemma narrativo Ferıdun Ulusoy, ballerino e scrittore, rievoca in Io sono un dancer la sua storia: quella di un bambino poverissimo proveniente da İnegöl, un piccolo villaggio della Marmara, il suo diploma di ballerino classico, la sua carriera fra Ankara e Hannover.

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Il sangue dei sogni

In un futuro non lontano, in seguito al grande terremoto che l'ha completamente distrutta, e dopo essere passata sotto il controllo delle Nazioni Unite, Istanbul è stata ribattezzata Nova Roma, ed è ridiventata la capitale del mondo ortodosso, rivale del Vaticano: è l'inizio di una nuova guerra fredda. Tra sogni profetici, intrighi e misteriosi omicidi, i servizi segreti americani ed europei si mettono alla ricerca di un capo storicamente incontestabile: intendono risalire al discendente di Crispo Cesare, primogenito di Costantino il Grande, assassinato per ordine dello stesso padre.

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Non sparate agli aquiloni

Il romanzo esce in Italia con la magistrale traduzione da parte di Semsa Gezgin, che ha firmato,tra le altre, le traduzioni di Orhan Pamuk e di Umberto Eco. Il film che ne è stato tratto è un must del cinema turco : con la sceneggiatura firmata dall’autrice, ha vinto ben quattro Golden Orange di Istanbul e il Prix du Public Rencontres Internationales di Cannes. È la storia di Inci, prigioniera politica, e di Bariş, un bambino di quattro anni.

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Orpheus

Ribaltato il mito classico di Orfeo ed Euridice, nel romanzo di Nazli Eray è Euridice a cercare Orfeo, in una città moderna brulicante di edifici. Una notte, Euridice si imbatte in una statua dell'imperatore Adriano, con la quale inizia a dialogare. Ad Adriano La ragazza mostra il film Ultimo tango a Parigi di Bertolucci. Mentre il film viene proiettato sul muro della casa di Orfeo, quest'ultimo si affaccia dal balcone e diventa parte dell'ultima scena: l'omicidio di Marlon Brando da parte di Maria Schneider.

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Chador

Akhbar torna in patria dopo una lunga assenza: ansioso di ritrovare le persone a lui care, il giovane si aggira nel paese devastato dalla guerra e dal colpo di stato che garantisce a un partito islamico il potere assoluto. La casa della sua famiglia si rivela occupata da altri. Nessuno sa dirgli dove siano finiti i suoi parenti, la gente ha perfino paura a rivolgergli la parola.

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Memed il falco

Un ragazzo povero ma fiero, una giovane donna innamorata, un latifondista dispotico. Gli ingredienti del triangolo d'amore tragico si fondono, nelle pagine di Yashar Kemal, agli sfondi incontaminati della regione turca del Tauro e danno vita alla storia di Memed il Sottile, che per amore e ribellione si da alla macchia e diventa un brigante imprendibile, temuto dai ricchi e idolatrato dai contadini, che lo chiamano "il falco".

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La figlia di Istanbul

Il romanzo narra la vita di un gruppo assai variegato di artisti: il pianista italo spagnolo Peregrini, la giovane cantante Rabia e l’attore di strada Tevfik. I personaggi sono inseriti in una rete fittissima di relazioni familiari e sociali, che vanno dal nonno di Rabia – il severo e avaro imam del quartiere, il primo ad accorgersi delle straordinarie qualità vocali della nipote e a volerle utilizzare per fare di lei una pia cantrice dei versetti del Corano – fino al potente Pascià, buono con i familiari e feroce con i nemici del Sultano, tra i quali un giorno scopre suo figlio Hilmi.

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Edera

Ali Ferah è un ritrattista che soffre di acromatopsia, una patologia che gli impedisce di distinguere i colori; Salim Abidin, colpito improvvisamente da una malattia neurologica che non gli permette di riconoscere le lettere, è il primo scrittore turco vincitore di un premio Nobel. I due si incontreranno in uno studio medico e da quel momento le loro vite resteranno intrecciate, a causa di una serie infinita di coincidenze.

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La casa di mio padre

Figlio di un funzionario statale politicamente impegnato, con il quale vive un rapporto molto conflittuale, il protagonista di questo romanzo passa da un’infanzia relativamente agiata nella Turchia di inizio Novecento a un’adolescenza segnata dalla miseria più nera durante l’esilio della famiglia in Libano.

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La città ai confini del cielo

Nella Istanbul del XVI secolo, in un caleidoscopio di personaggi storici e immaginari, Jahan è un mahout bugiardo e opportunista, un ragazzino scaltro di origini oscure. Arrivato via nave nella città delle sette colline per accompagnare Chota, l'elefante bianco che lo Scià dell'Hindustan ha mandato in dono al Sultano Suleiman, la sua vita dovrebbe restare confinata nel serraglio, fra tigri, leoni, gazzelle e giraffe. Jahan dovrebbe rimanere per sempre relegato al rango di servitore privilegiato, dedito alle cure di Chota, il pachiderma che adorna con la sua stravaganza lo zoo privato del palazzo reale.

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