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I ricordi dell’acqua

Una goccia d’acqua è sospesa sul capo del re di Assiria mentre legge il poema di Gilgamesh su una tavoletta di lapislazzuli: è la prima avvisaglia dell’inondazione che distruggerà la biblioteca del colto e feroce Assurbanipal. In un tempo remoto e in luoghi in cui ormai è quasi impossibile scorgere traccia delle più antiche civiltà, prende forma l’ultimo lavoro di Elif Shafak, che con il piglio della cantastorie ci conduce, di sponda in sponda, dal Medioriente al cuore dell’Occidente, dove nella Londra di metà Ottocento, sulle rive del Tamigi, nasce Arthur; ragazzo poverissimo e dalla mente luminosa, verrà sedotto dalle letture sulle spedizioni archeologiche condotte a Ninive, dove decide che si compirà il suo destino.

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L’isola degli alberi scomparsi

Nata e cresciuta a Londra, Ada Kazantzakis, sedici anni, non sa niente del passato dei suoi genitori. Non sa che suo padre Kostas, greco e cristiano, e sua madre Defne, turca e musulmana, negli anni Settanta erano due adolescenti in quell'isola favolosa di acque turchine e profumo di gardenie chiamata Cipro. Non sa che i due si vedevano di nascosto in una taverna di Nicosia, dalle cui travi annerite pendevano ghirlande d'aglio e peperoncini. Non sa che al centro di quella taverna, testimone dei loro incontri amorosi, svettava un albero di fico.

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I miei ultimi 10 minuti e 38 secondi in questo strano mondo

La chiamavano Leila Tequila a casa e al lavoro, nell'edificio color palissandro sulla viuzza cieca che acciottolava giù verso il porto, annidata fra una chiesa e una sinagoga, negozi di lampadari e kebabberie: il vicolo che ospitava i più antichi bordelli autorizzati di Istanbul.Dieci minuti e trentotto secondi dopo che il cuore di Leila smette di battere la sua mente è in piena coscienza e quello che accade è sorprendente: scene cruciali della sua esistenza rivivono attraverso il ricordo dei sapori più intensi che abbia mai provato.

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Tre figlie di Eva

Peri ha trentacinque anni, tre figli, un marito e una vita agiata nella città dov'è nata, Istanbul. Si sta recando a una cena lussuosa quando le viene rubata la borsa. Lei reagisce, i ladri scappano e dalla borsa cade una vecchia polaroid in cui compaiono quattro volti: un uomo e tre giovani ragazze a Oxford. Una è Shirin, bellissima iraniana, atea e volitiva; la seconda è Mona, americana di origini egiziane, osservante, fondatrice di un gruppo di musulmane femministe e poi Peri, cresciuta osservando il laico secolarismo del padre e la devota religiosità islamica della madre, incapace di prendere posizione sia nella disputa famigliare sia nel suo stesso conflitto interiore.

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La città ai confini del cielo

Nella Istanbul del XVI secolo, in un caleidoscopio di personaggi storici e immaginari, Jahan è un mahout bugiardo e opportunista, un ragazzino scaltro di origini oscure. Arrivato via nave nella città delle sette colline per accompagnare Chota, l'elefante bianco che lo Scià dell'Hindustan ha mandato in dono al Sultano Suleiman, la sua vita dovrebbe restare confinata nel serraglio, fra tigri, leoni, gazzelle e giraffe. Jahan dovrebbe rimanere per sempre relegato al rango di servitore privilegiato, dedito alle cure di Chota, il pachiderma che adorna con la sua stravaganza lo zoo privato del palazzo reale.

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La Casa dei quattro venti

Dicono che i gemelli siano inseparabili, due corpi per un’anima sola. Pembe e Jamila sono nate a tre minuti di distanza, nel piccolo villaggio curdo della Casa dei quattro venti. Jamila ha occhi verdi come l’edera, sogna di girare il mondo come i marinai e di svegliarsi ogni giorno in un porto diverso. Pembe è seria, posata, la sua risata è il rumore di due bicchieri che si toccano e le sue mani conoscono i segreti della vita e della morte. Da grande sarà una levatrice: quasi sacra, vivrà sospesa tra il mondo invisibile e quello visibile come la trama sottile di una ragnatela.

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Latte nero. Storia di una madre che non si sente abbastanza

A bordo del Gypsy Steamboat, il battello che attraversa il Bosforo danzando come uno zingaro, una scrittrice incontra lo sguardo della donna che le siede accanto: giovane ma con il viso segnato, due bambini chiassosi a cui badare e un terzo che cresce dentro di lei. Una madre: tutto quello che la scrittrice non sarà mai. O almeno così crede. Perché anche a Elif Shafak, autrice di romanzi tradotti in tutto il mondo, toccherà l'esperienza più emozionante e com plicata che una donna possa affrontare: la maternità.

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Il palazzo delle pulci

Un professore universitario che si divide tra la passione per le donne e quella per Kierkegaard, la misteriosa Amante Blu, la stramba Igiene Tijen con la figlioletta Su, la vecchia Madama Zietta: sono gli stravaganti inquilini di Palazzo Bonbon, un edificio signorile ormai fatiscente nel cuore di Istanbul. Costruito a metà degli anni Sessanta da un ricco emigrato russo per la moglie pazza, è diventato un condominio, infestato dagli insetti e appestato da un odore terribile di cui non si conosce l'origine.

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La bastarda di Istanbul

Istanbul è il crocevia dove da secoli si incontrano culture e religioni differenti. Proprio in questa città multiforme e piena di colori si conoscono Armanoush, americana in cerca delle proprie radici armene, e Asya, diciannove anni, che vive a Istanbul con la madre, tre zie, la nonna e la bisnonna. Due giovani donne che si legano l’una all’altra, figlie di due mondi che la Storia ha visto scontrarsi: a dispetto di tutto, la ragazza armena e la ragazza turca diventano amiche, scoprono insieme il segreto che lega le loro famiglie e fanno i conti con il passato comune dei loro popoli.

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Le quaranta porte

Ella Rubinstein ha quarant’anni, una famiglia e una casa perfette, e da tempo ha dimenticato che gusto ha l’amore. Quando l’agenzia letteraria con cui collabora le invia il romanzo di un autore sconosciuto per un parere, di certo Ella non immagina che un oggetto tanto innocuo possa sconvolgere la sua esistenza. È così che Dolce eresia e la storia dell’immortale amicizia tra il poeta Rumi, lo “Shakespeare dell’Islam”, e il derviscio Shams, suo discepolo, entrano come un vento caldo nella vita di Ella, per spalancare porte che sembravano chiuse per sempre.

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