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Zamir

In un campo profughi tra la Libia e la Turchia, c'è persino una ruota per far giocare i bambini. Anche per questo Zerre, madre di quindici anni, ci fa entrare di nascosto il figlio appena nato, Zamir. Il giorno dopo nel campo profughi esplode una bomba, che letteralmente porta via la faccia a Zamir. Salvato da un chirurgo eccezionale, Zamir dedica la vita a tentare di fermare le guerre. Intorno a sé, da una parte e dall'altra, vede solo follia, avidità e corruzione, eppure negozia instancabile con dittatori e leader, usa ogni mezzo per convincerli a scegliere la pace invece dello scontro.

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Ancóra

Daha, ancóra: è l’unica parola turca che conoscono i migranti clandestini. Ancóra acqua, ancóra pane, ancóra speranza.
Viaggiano nel cassone di un camion per monti e deserti, verso la costa turca dell’Egeo. Lì entra in gioco Ahad.
Carica i migranti sul furgone, attraversa il bosco e li nasconde sottoterra, nella cisterna del suo giardino.
Attendono lì, per settimane, sognando la Grecia.

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A con Zeta

C’è una bambina di nome Derdâ: deve abbandonare la scuola e il suo villaggio in Turchia per seguire a Londra un marito crudele. C’è un bambino di nome Derda: vive in una baracca dietro un cimitero di Istanbul e si guadagna il pane lucidando le tombe. Come la A e la Zeta, non potrebbero essere più lontani, e in mezzo ci sono tutte le parole che devono ancora dirsi.

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