Territorio di fuga


Andrada non ha bisogno di nient’altro che un amico, e ce l’ha: è il bosco, dove, come una pianta qualsiasi, assimila in silenzio sole e tempo e morte. Un giorno lo tirano su, ormai definitivamente solo. Sul suo sonno erano calati albe e tramonti, dove giaceva il suo corpo l’erba appariva come sbiadita, e nell’ampio pascolo luccicava una farfalla gialla, tatuata nel verde accesso delle gramigne.Questo lasciava Andrada nella vita, andandosene via con la morte. Nient’altro che un’impronta, non più estesa del volo di una farfalla nello spazio infinito…
Larry torna a Medellín dodici anni dopo la scomparsa di suo padre, di cui hanno ritrovato i resti in una discarica: ormai vive a Londra, illudendosi di aver chiuso per sempre i legami con un passato doloroso e umiliante, ma seppellire le ossa del padre è un richiamo che lo costringe a tornare e a fare i conti con un passato che non passa... Perché Larry è figlio di un mafioso. Suo padre era non solo in “affari” con Pablo Escobar, ma addirittura amico personale. Larry vorrebbe soltanto rivedere sua madre, ex reginetta di bellezza che fu “la donna del boss”, e che ora vive in squallida solitudine con i rimpianti di un tempo perduto e di fasti effimeri quanto sporchi.
Anatomia sensibile è una mappa letteraria che celebra il corpo in tutte le sue forme e un tributo alla bellezza non convenzionale scritto nella forma di un viaggio poetico, politico ed erotico alla scoperta di ciò che siamo veramente. Un libro che racconta come vediamo noi stessi e come ci guardiamo attraverso gli occhi degli altri, proponendo un ideale estetico dissacrante e inclusivo che mira a scardinare i pregiudizi di genere e sull’apparenza.
Nell’ambito della rassegna Letterature del Mondo, è stata organizzata una rubrica dedicata alla Narrativa Latinoamericana, a cura del Servizio Intercultura delle Biblioteche di Roma e del Dipartimento di Studi Europei, Americani e Interculturali di Sapienza Università di Roma, sezione di Lingua e Letterature Ispanoamericane, in collaborazione con la Biblioteca Galline Bianche e la Biblioteca Valle Aurelia.
Quattro romanzi latinoamericani tradotti in italiano vengono presentati e approfonditi da giovani studenti della cattedra di Lingue e letterature ispanoamericane, per un invito alla lettura delle più recenti pubblicazioni in Italia. I video si trovano sulla pagina FB di Roma Multietnica e delle due biblioteche coinvolte, oltre che sul canale youtube di Roma Multietnica.
Nell’ambito della rassegna Letterature del Mondo, si avvia la rubrica dedicata alla Narrativa Latinoamericana, a cura del Servizio Intercultura delle Biblioteche di Roma e del Dipartimento di Studi Europei, Americani e Interculturali di Sapienza Università di Roma, sezione di Lingua e Letterature Ispanoamericane, in collaborazione con la Biblioteca Galline Bianche e la Biblioteca Valle Aurelia.
Quattro romanzi latinoamericani tradotti in italiano vengono presentati e approfonditi da giovani studenti della cattedra di Lingue e letterature ispanoamericane, per un invito alla lettura delle più recenti pubblicazioni in Italia.
Nel terzo appuntamento, giovedì 24 giugno 2021 alle ore 18, si parla dello scrittore ROBERTO QUESADA (Honduras – Stati Uniti), Big Banana, Alessandro Polidoro, 2019. Ne parlano: Giulia Samà, Carolina Mauriello, Priscilla Terenzi. Il video verrà pubblicato sulla pagina FB di Roma Multietnica e delle due biblioteche coinvolte, oltre che sul canale youtube di Roma Multietnica.
In una New York di fine millennio, su cui incombe la tragedia dell’11 settembre, il giovane protagonista del libro, l’honduregno Eduardo Lin, tenta di affermarsi nel mondo dello spettacolo e intanto sbarca il lunario lavorando come operaio in un’impresa edile. La convivenza con altri latinos della Grande Mela, scandita da feste, droghe e un’assoluta libertà sessuale, delinea un mondo nel quale emergono le luci abbaglianti e i contrasti del sogno migratorio. L’unico filo che ancora lega Eduardo alla terra natale è quello della New York Telephone con cui tiene accesa la passione per la sua Mirian, rimasta in Honduras per costruire un paese migliore anche attraverso il suo attivismo politico.
All’inizio del XX secolo, sulla soglia della modernità e del progresso, una vicenda scuote la storia del Messico: tra il 13 e il 15 maggio del 1911, nella convulsa congiuntura che segue lo scoppio della Rivoluzione, parte della comunità cinese di La Laguna viene massacrata, in modo violento e arbitrario, dalle truppe degli insorti e da comuni abitanti della cittadina di Torreón, convertiti in turba incontrollata. Si tratta della più grande strage di orientali nel continente americano, una mattanza seguita prima da negazione e calunnia, e poi da minimizzazione e disprezzo, simboli di una xenofobia dilagante, indifferente alla barbarie.
Buenos Aires, interno giorno. Ma anche Zagabria, Pechino, Tel Aviv, Oaxaca: il fenomeno si diffonde in fretta, in ogni angolo del pianeta, giorno e notte. Si chiamano kentuki: tutti ne parlano, tutti desiderano avere o essere un kentuki. Topo, corvo, drago, coniglio: all’apparenza innocui e adorabili peluche che vagano per il salotto di casa, in realtà robottini con telecamere al posto degli occhi e rotelle ai piedi, collegati casualmente a un utente anonimo che potrebbe essere dovunque. Di innocuo, in effetti, hanno ben poco: scrutano, sbirciano, si muovono dentro la vita di un’altra persona.