Fede


È la storia di una di quelle famiglie ebree cacciate dall'Egitto, negli anni Cinquanta, quasi da un giorno all'altro. Un mondo alle spalle, un altro tutto nuovo, e non certo facile, davanti. L'io narrante, la "bambina", mentre vive in un presente piuttosto disagiato, è l'eco di una storia di cui sa ben poco perché quasi non se ne parla. La madre lavora come instancabilmente per mandare avanti la baracca, il padre, un individuo strano, sfuggente - nel vero senso della parola - è prodigo di paroloni ma del tutto inetto alla vita.
Una giovane donna soldato viene assegnata come insegnante in una classe difficile ed è costretta a scappare in lacrime. Una pediatra canadese ritorna nel suo povero villaggio natale in Israele per organizzare un centro per bambini autistici. A Gerusalemme una donna ultra-ortodossa visita il figlio omosessuale nell’ospedale dov’è in fin di vita, dopo anni di lontananza. Un bambino russo che ha perso i genitori riesce a sopravvivere nelle strade di Tel Aviv. Una turista israeliana va alla ricerca in Italia della donna Rom che l’aveva salvata ad Auschwitz.
La pièce è incentrata sull’amore tra Hannah Arendt e Martin Heidegger, l’azione si svolge in due luoghi diversi, con salti di tempo e di spazio. Il primo luogo è l’interno della baita di Raphael Mendelsohn, un caro amico (fittizio) di Hannah ai tempi dell’università, innamorato di lei ma non ricambiato. Il secondo luogo è il soggiorno dell’appartamento di New York dell’ormai anziana professoressa Hannah Arendt.
Una donna, insegnante di liceo sulla quarantina, cerca un po’ di conforto, dopo che il marito ha abbandonato lei e suo figlio. Tramite un sito internet per divorziati conosce Ghil, piacente avvocato, e intreccia con lui una relazione. Un’altra donna, una badante lettone immigrata in Israele, cerca una casa e anche un segno da parte di Dio, che le dica se è sulla buona strada. Anche lei, come la prima donna, fa conoscenza di Ghil, a cui si rivolge per una consulenza sul permesso di soggiorno. Una terza donna cerca qualcosa di completamente diverso.
Il protagonista del Il Mostro della memoria racconta la sua inquietante esperienza come accompagnatore di gruppi di studenti, di politici e di ufficiali dell’esercito israeliani in visita ai campi di concentramento nazisti in Polonia.
Un romanzo implacabile che è anche una riflessione straordinaria sulla Shoah e sulla sua percezione nella società contemporanea israeliana.
Alla Biblioteca Villa Leopardi, via Makallè, si riunisce periodicamente il Circolo dei Lettori della Biblioteca Villa Leopardi. Quest'anno il circolo ha un progetto di lettura di testi delle letterature israeliana e palestinese. Gli incontri si terranno con cadenza mensile. Tutti coloro che sono interessati sono invitati a partecipare. Prossimo incontro lunedì 26 marzo 2018 ore 17-19.
Ci sono forse uomini, bambini, pesci, uccelli o cactus capaci di capire il dolore che ci afferra quando il cane amato muore? Come si apra una voragine profonda e non ci sia niente con cui riempirla?.
Per Hemda Horowitz è tempo di bilanci. Cos'è stato tutto? Qual era la cosa giusta da fare? Come sarà il resto della vita? Da un letto di ospedale, circondata dai due figli a cui ha dato un amore diseguale, la donna ripercorre i ricordi della propria esistenza, ma è il rapporto dell'anziana madre con Dina e Avner il vero cuore del romanzo: se con la figlia ha un legame faticoso e conflittuale, per il figlio prova una sorta di adorazione. Avner è un avvocato che combatte per i diritti delle minoranze, un uomo angosciato, frustrato sul lavoro, tormentato dalla propria inettitudine sentimentale. Dina cerca di essere una madre opposta a quella che ha avuto.
Iris – quarantacinque anni, sposata, con due figli – pensa di aver lasciato dietro di sé i due grandi traumi della sua vita: l’abbandono da parte del primo amore, Eitan, che l’ha portata giovanissima a desiderare la morte e, anni dopo, l’attentato di cui è stata vittima che l’ha portata tra la vita e la morte. Ma a distanza di dieci anni da quell’attentato, Iris non si aspetta il riaffiorare del dolore fisico, di quei ricordi terribili, ma soprattutto non si aspetta di rincontrare per caso Eitan.
Tre racconti legati da un filo conduttore: l’arrivo di una donna straniera che sconvolge l’equilibrio di una famiglia israeliana.
Questo romanzo è uno dei libri più arditi, audaci e coraggiosi della letteratura israeliana. Yosef, il protagonista del romanzo, è arabo da parte di padre ed ebreo da parte di madre. Nel suo desiderio di appartenenza e nella sua anima sensibile d’artista si rispecchiano la storia e le ambizioni di due popoli irrequieti: un’eredità eccessiva e non sostenibile. In una lunga confessione, Yosef scandaglia la storia della sua famiglia ripercorrendo con commozione sugli amori e i rapporti di amicizia che si sono intessuti nel tempo e che hanno dato vita a quel frutto ibrido e sofferente che egli sente di essere.
Una mattina una giovane donna si sveglia con il presentimento che il sogno appena fatto contenga qualche realtà. Contemporaneamente un attentato devasta la città e miete tre morti. La protagonista ripensa a tutta la vicenda e ricorda di aver fotografato poco tempo prima un importante scrittore, si convince poi che l'attentato fosse rivolto contro di lei e da quel momento inizia una avventura che la porterà lontano. Un thriller anomalo, dove la soluzione più logica si nasconde nell’irrazionale.
Carnale, morbosa, erotica e la passione della giovane Yaara - borghese, colta, sposata - per un amico del padre, molto piu vecchio di lei, ambiguo e oscuro. Lui e un libertino nel quale il magnetismo animale e peccaminosita si mescolano a una rovinosa decadenza e a uno sconfinato cinismo.
Na'ama Neuman e una donna sposata che conduce una vita fin troppo tranquilla. Una mattina, al risveglio, senza ragioni apparenti, il marito annuncia di non volersi piu alzare dal letto. Sperimentano cosi una nuova relazione: lui in "sciopero" dalla vita, lei impegnata a uscire da quella che considera una passeggera crisi matrimoniale.
Il racconto in prima persona di Hannah, una studentessa sposata a un geologo, Michael, da cui si è allontanata perchè ha perso la capacità di amare e di vivere.
La vita quotidiana di Fima, modesto impiegato cinquantatreenne, che dopo essersi lasciato alle spalle le ambizioni letterarie e il matrimonio, si divide tra dissertazioni filosofiche, discussioni, incontri, litigi.
Un “concerto di voci”, “la mia versione di un madrigale” lo ha definito l’autore: un commercialista sessantenne rimasto vedovo da poco; il figlio partito per il Tibet spinto dal desiderio di perdersi; Dita, la fidanzata rimasta in Israele; la moglie e madre da poco morta, la cui vita affiora a poco a poco.
Tutti i personaggi sono intrecciati tra loro dal filo invisibile di attrazioni diverse.
Un esauriente ritratto di Oz intellettuale impegnato e romanziere attraverso un’intervista di Matteo Bellinelli del 1999.