Sotto le parvenze di un racconto intimo e di una trama che si dispiega come un labirintico percorso psicoanalitico, il secondo romanzo della Avigur-Rotem si rivela opera di scavo storico a vari livelli: quello della protagonista, che fa i conti con la sua generazione imborghesita e disillusa; quello della memoria familiare, che le è stata celata per risparmiarle orrori ed errori derivanti dalla Shoà; e la lunga Storia ebraica dalle origini a oggi(...)
Alla sua uscita in patria, nel 2001, il libro è diventato subito un best seller ed è stato definito dalla critica «il miglior lavoro di narrativa scritto in Israele negli ultimi dieci anni». Questa edizione, impreziosita da un apparato di note e un glossario dei termini ebraici, ci restituisce tutta la ricchezza lessicale e poetica di un testo alto e complesso, omaggio alla memoria per meglio capire la contemporaneità.
Gabriela Avigur-Rotem
(1946)
Nata in Argentina, si è trasferita in Israele all’età di quattro anni.
Mozart non era ebreo (1992)
Baldini e Castoldi, 1999
(Traduzione di Elena Loewenthal e Sarah Kaminski)
Le vicende di due famiglie ebree immigrate in Argentina dall’Europa orientale, in una saga a cavallo tra realismo magico e storia.
(Traduzione di Elena Loewenthal e Sarah Kaminski)
Le vicende di due famiglie ebree immigrate in Argentina dall’Europa orientale, in una saga a cavallo tra realismo magico e storia.