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Ultime notizie dal letamaio

Una gamba amputata di cui la polizia non riesce a liberarsi. Un uomo che si addormenta col suo carico di cetrioli dentro una cassa da morto e finisce al manicomio. Una bizzarra teoria che riconduce alla calvizie dei capi di stato i mali e le miserie dell’intera nazione. Lattine di Coca-Cola e rifiuti vari riciclati nei modi più curiosi e inventivi, fino alla nascita di una corrente artistica di grande successo. E poi litri di vodka fatta in casa, feste di piazza e tenere storie d’amore. È questo il ritratto della Russia contemporanea che ci consegna Aleksandr Ikonnikov, un cosmo surreale fatto di sprechi e inefficienze, follie burocratiche e diseguaglianze, ma anche risate amare e gesti romantici, grandi passioni e sguardi incantati sul mondo. Con una felice vena ironica, Ikonnikov racconta la transizione post-sovietica, dando vita a una galleria di personaggi irresistibili e carichi di umanità.

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Racconti e storielle degli ebrei

Il materiale folcloristico di questo libro è stato raccolto molti decenni fa dall’ultimo conoscitore della vita ebraica, Efim Rajze, perseguitato e imprigionato durante lo stalinismo. Rajze morì senza speranza di veder pubblicate le favole da lui raccolte.
Queste favole, nate per essere raccontate dai nonni ai nipoti, dalle madri ai figli prima del calar della sera del sabato, dai vetturini balagole ai propri passeggeri, dai buffoni badkhon agli ospiti dei matrimoni, dai magidim, predicatori itineranti, a tutti quelli che venivano per sentire i loro sermoni, - qui sono state riassunte dagli intellettuali di lingua yiddish.

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Editore:Bompiani

Anno:2004

Autore:Autori vari - AA.VV.

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Attese

Le donne sanno aspettare. E' con l'attesa paziente, senz'armi e a volte senza nemmeno parole, che disegnano il corso della storia. Rebecca va incontro a colui che ancora non conosce eppure già ama, e prima di vederlo si figura il tempo che starà insieme a lui. Tamar desidera un figlio e l'ottiene aspettando il suo uomo sul ciglio della strada, là dove la curva piega verso la cima del monte. Emilia guarda il ghetto da una finestra cui non tornerà mai più. Claudia ricama in attesa che il suo lutto finisca e si trasformi in speranza, sotto un albero d'autunno. Elvira aspetta la terra promessa, e intanto fa nascere bambini altrui: non la vedrà mai, perché tutto finisce dentro un forno crematorio. Una giovane donna senza nome s'affaccia a un destino che ancora non sa, eppure è il suo. Un velo trascorre fra una generazione e l'altra, da una mano di donna all'altra: è un pezzo di stoffa, Fibra di lino ruvida, sgualcita dal tempo che passa. Non ha colore, ombra e luce soltanto carpisce dalle mani che sfiorano, prendono, toccano, muovono. Tessuto di mistero, trattiene la memoria e racconta queste attese.
Elena Loewenthal

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Quando abbiamo smesso di pensare

«Noi musulmani siamo in crisi, e in questa crisi ci trasciniamo dietro il resto del mondo. Se mai si è presentato, il momento giusto per riformare l’Islam è questo. Per amor di Dio, vogliamo approfittarne?» A lanciare questo appello accorato è Irshad Manji, una musulmana dell’Occidente, giornalista e scrittrice nata in Uganda e cresciuta in Canada. Manji è «ai ferri corti» con l’Islam: i suoi fratelli di fede hanno scelto la via dell’intolleranza e del vittimismo, mortificano le donne, si sono arroccati su posizioni rigidamente conservatrici. È ora di finirla con «l’Islam del deserto», con la sua «arroganza tribale», e questo libro fa piazza pulita di molte certezze consolidate. Per farlo attinge al Corano, perché non è vero, sostiene l’autrice, che dottrina e democrazia, religiosità e libertà di pensiero sono concetti incompatibili. Come l’ebraismo e il cristianesimo, l’Islam deve imparare ad accettare l’individualità dei suoi fedeli, la pluralità delle loro idee. I musulmani devono smetterla di recitare i sacri testi a pappagallo e rimettersi a pensare.

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L’albero delle storie

Un’appassionante testimonianza sull’attuale situazione dell’Afghanistan e la storia di una famiglia le cui origni passano per Fatima, figlia del Profeta, in un libro sospeso tra una realtà tragica e un meraviglioso patrimonio tra miti e leggende, che soli permettono di riconoscere una bellezza sepolta nelle rovine.

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Vita a spirale

"Affascinante e istruttivo, appassionante come un libro di avventure e commovente per la grazia e la spontaneità dello stile: si legge tutto d’un fiato con la sensazione di inseguire in un paesaggio aspro e incantato la prodigiosa corsa di un giovane ghepardo." (Giovanna Bentivoglio)

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Editore:E/O

Anno:2004

Autore:Abasse Ndione

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L’incendio

A Bni-Boublen, minuscolo villaggio arroccato sulle montagne, la vita segue il ritmo delle stagioni. In pianura si estendono le immense proprietà dei coloni. Omar, il giovane protagonista de La casa grande, di cui l’Autore segue la vita, viene iniziato alla vita rustica grazie a Commandar, una sorta di dio Pan. Il ragazzino imparerà che gli uomini non sono felici. I fellah si riuniscono, discutono tra loro, scelgono d’insorgere contro la loro condizione miserabile e decidono di scioperare. Il Paese è in effervescenza. Una notte, il fuoco divora alcune capanne degli operai agricoli. Gli scioperanti vengono accusati di aver appiccato l’incendio e i loro capi vengono arrestati.
Mohammed Dib reca una testimonianza della disperazione del mondo contadino arabo senza dimenticare di essere uno scrittore per il quale le parole contano e mantengono un senso di libertà che non può essere appannato da nessun evento storico e da nessuna oppressione.

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Monné, oltraggi e provocazioni

Disobbedendo a Samory, imperatore di tutto il paese mandingo, il re di Soba, Djigui Keita, non ha raso al suolo la sua città all’arrivo delle truppe coloniali – sicuro che la magia degli antenati, la protezione di Allah e la muraglia fatta edificare in fretta e furia sarebbero bastate a respingere i «nazareni». Costoro prendono Soba senza colpo ferire e sottomettono Keita alla loro autorità, facendogli giurare fedeltà davanti alla bandiera francese pur permettendogli di conservare la propria religione.

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Ramata

Dopo i sorprendenti giovani di Vita a spirale, Ndione ci regala un’altra storia densa e finemente architettata, tessendo una fitta rete di personaggi attraverso il tempo descritti con vividezza in un paesaggio, il Senegal degli ultimi vent’anni, dipinto ancora una volta con sapiente vigore e appassionata umanità in tutta la sua ricchezza e le sue contraddizioni.

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Editore:E/O

Anno:2004

Autore:Abasse Ndione

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Gli onori perduti

La verginità come vanto e come condanna. Dal villaggio camerunense di Cuscus alla Belleville parigina: il viaggio di una donna emarginata alla conquista di sé in un mondo che sta cambiando. Calixthe Beyala mescola i toni del dramma e della commedia, sfodera pietà e ironia, rappresenta sofferenza e gioia di vivere, descrivendo due condizioni di vita, entrambe ricche di contraddizioni.

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Doppio ripudio

Ripudiare la propria moglie per una colpa inesistente, sposarla a un vicino di casa compiacente assicurandosi che l'avrebbe a sua volta ripudiata in modo da permetterle di far ritorno all'antico focolare domestico non è certo un atteggiamento consueto. Organizzando questa farsa, Aziz Zeitoun, ricco pescatore musulmano, è convinto di rispettare i codici morali imposti dalla società algerina. Egli rappresenta lo sposo severo ma giusto che punisce la donna colpevole, il padre irreprensibile che veglia sull'esemplarità della propria famiglia, il credente sincero che rispetta le leggi di Dio. Ma il suo progetto non fila liscio come dovrebbe...

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Cerimoniale

1995-2000: cinque anni nella vita di Sarah e di Salim, entrambi membri della brigata antiterrorista della città di Algeri.

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Le vergini delle rocce

Ambientata in Zimbabwe, è la storia di due guerre e di due donne, dell'orrore della violenza che diventa normalità. La vicenda si svolge nel villaggio di Kezi nel 1980, anno della difficile indipendenza del paese africano dalla Gran Bretagna. Lo sguardo delle due donne, due sorelle accomunate da una straziante tragedia umana, disegna un quadro della vita prima e dopo la liberazione e racconta la loro indefessa ricerca della dignità.

 

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La casa grande

L'autore situa l'azione del suo romanzo proprio prima della Seconda Guerra Mondiale.
L'ossessione del pane e della fame riempiono Dar-Sbitar, la casa grande, in cui vivono i poveri, una vasta caserma con un patio centrale. La ricerca di cibo, la paura della polizia pronta a irrompere alla ricerca di agitatori, il risveglio delle coscienze, e soprattutto l'intenso modo di sentire del protagonista Omar, bambino costretto a crescere in fretta, permeano con uno stile crudo e poetico quest'opera di Dib valendogli il titolo di "padre fondatore del romanzo algerino contemporaneo". La casa grande è il primo volume della trilogia di Mohammed Dib, chiamata "Algeria".

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Il paradiso della cotoletta

L'incontro tra culture in una delle opere più interessanti della letteratura dell'immigrazione: un adolescente al suo primo impatto con il mondo del lavoro, in un romanzo provocatorio e divertente.

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Contro l’antisemitismo

Un'antologia di scritti dell'intellettuale anarchico di origine ebraica Bernard Lazare sul tema dell'antisemitismo, in difesa di Alfred Dreyfus e in polemica con La France Juive (1886) di Edouard Drumont, il leader indiscusso dell'antisemitismo nazionalista e cattolico francese. Il volume raccoglie alcuni scritti inediti in Italia ed anche l'articolo Per gli ebrei di Emile Zola - che Lazare incontrò personalmente nel 1896 - a testimonianza del violento dibattito sull'antisemitismo che si scatenò allora in Francia. Un libro di estrema attualità, che fornisce una significativa chiave di lettura per comprendere il presente, soprattutto alla luce del riaffacciarsi di derive antisemite."

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Fiabe ebraiche

(A cura di Elena Loewenthal)
Pa'am Achat: «Una volta». Cosí, il piú delle volte, cominciano le fiabe ebraiche. La formula è usuale, persino scontata. Se non che né prima né dopo quell'«una volta» c'è modo di trovare il verbo, un qualsivoglia attestato di esistenza nel tempo. Da quelle due parole in poi, la fiaba ebraica si dipana sospesa in un tempo che non è dato immaginare, libera dai confini d'ogni concepibile realtà, dove si nutre ogni illusione fuorché quella di collocare la storia in qualche «dove» o «quando». [...]
Ironia, a tratti verace umorismo, sommessa distanza dalla realtà, profonda saggezza e inguaribile pazienza sono le virtú delle fiabe ebraiche - siano esse echi di adagi biblici o rifacimenti di motivi stranieri. In un caso o nell'altro, il filo conduttore del racconto, l'atmosfera che si respira, hanno inequivocabile la connotazione d'Israele.

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Come cucinarsi il marito all’africana

La signorina Aissatù è follemente innamorata di un maialino purosangue e celibe, Souleymane Bolobolo, che vive con la madre e il loro animale domestico, una gallina. Per sedurlo non bastano dolcezze e teneri baci, occorrono anche aromi tropicali che stregano e catturano. Mango selvatico, zenzero, marinata di spezie e zuppa di pesce...

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La vampata

Con questo volume Scorza conclude il ciclo andino iniziato con "Rulli di tamburo per Rancas" riannodando tutti i fili che hanno alimentato l'affresco della lotta dei contadini peruviani per riconquistare le loro terre ai grandi proprietari terrieri. I protagonisti della leggendaria vicenda e l'ambiente carico di tradizioni del Perú sono gli stessi delle opere precedenti, ma a questi si aggiunge la figura dell'avvocato Ledesma, un personaggio storico, che dà il suo contributo alla rivoluzione contadina difendendo i diritti della popolazione più povera.

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