In questo libro dalla forma singolare (racconti che racchiudono un romanzo breve) Naipaul abbandona i paesaggi di Trinidad che fanno da sfondo a quasi tutta la sua opera e percorre le vie del mondo.
In uno stato libero


In questa sezione del sito troverete una raccolta delle opere di autori stranieri tradotti in italiano, divisa per aree geografiche, ma anche una bibliografia per chi si interessa di intercultura o di migrazione.
Infine una sezione dedicata allo studio dell’italiano come lingua seconda.
Buona lettura!!
In questo libro dalla forma singolare (racconti che racchiudono un romanzo breve) Naipaul abbandona i paesaggi di Trinidad che fanno da sfondo a quasi tutta la sua opera e percorre le vie del mondo.
Dopo circa venti anni Naipaul torna in quattro paesi cambiati, in vario modo, a seguito del trionfo dell’Islam.
In Indonesia , un’antica società pastorale è stata sostituita da una teocrazia governata dai grattacieli di Giakarta.
In Iran, l’Ayatollah è agli arresti domiciliari.
Il Pakistan è sconvolto da faide tribali.
Quasi un diario della permanenza dell’autore in Inghilterra dove il confronto tra due culture, tema cruciale di tanta letteratura coloniale, viene trattato dal punto di vista di un orientale che assume il ruolo dell’osservatore distaccato e scettico.
Considerato il capolavoro di Naipaul, racconta la lotta di un immigrato per raggiungere l’integrazione sociale e il successo, simboleggiati, appunto, dal possesso di una casa.
Di origine indiana ma cresciuto nei Caraibi, Vidiadhar Naipaul ha scelto di tornare nella terra dei suoi antenati alla ricerca delle proprie radici culturali.
Il risultato del suo viaggio è un diario che vuole avere il respiro di un romanzo.
Raccolta di racconti i cui protagonisti sono malinconici e sensibili , uomini e donne che hanno conosciuto l’amore, lo hanno perduto, lo desiderano e lo temono al tempo stesso.
Padri di famiglia divorziati, madri separate, ragazzi e ragazze segnate dalla vita che combattono per i sogni di sempre e per passioni mai realizzate.
L’azione si svolge a Londra nel 1989, anno della caduta del muro di Berlino e della condanna a morte di Rushdie dopo la pubblicazione dei Versi satanici.
Le vicende di Shahid, giovane pakistano che vive in Inghilterra con la sua famiglia servono da spunto per parlare, in tono anche umoristico, delle contraddizioni dell’emigrazione,dello scontro tra diverse culture e la ricerca di identità in una società multirazziale.
Gabriel, un adolescente come tanti altri, scopre di possedere un particolare dono: i suoi disegni hanno il potere di trasformarsi in oggetti veri finché non passa ad una nuova tavola del suo album.
Ma il vero tema del romanzo non è rappresentato da questa straordinaria capacità di Gabriel, quanto dalle figure dei due genitori, che appartengono a quella generazione di eterni adolescenti incapaci di affrontare le responsabilità dell’età adulta.
Racconto di formazione che narra le esperienze sentimentali e le avventure di vita di Karim, adolescente metà inglese e metà indiano nella periferia di Londra degli anni Settanta.
Nessun altro libro ha eguagliato il clamore destato da questo per il quale Rushdie ha guadagnato anche una condanna a morte.
Clamore a parte, i Versi Satanici sono un meraviglioso ed erudito studio sul bene e il male, scritto con un linguaggio eccellente, tipico di un autore al massimo delle proprie potenzialità.
"Moro" è il protagonista e il narratore che ci guida all’interno della sua strana famiglia, un ramo della quale discende dal portoghese Vasco de Gama, l’altro da un ramo di sefarditi stabilitisi in India.
Una famiglia in cui si mescola sangue diverso e ogni membro nasconde un segreto, un destino che lo oppone agli altri componenti. Una famiglia che corre verso la sua dissoluzione, la cui storia si trasforma nel romanzo della Madre India con i suoi colori e i suoi odori, madre premurosa e senza cuore, che ama e distrugge i suoi figli.
In questa raccolta di racconti, Salman Rushdie mette a confronto i due mondi a cui appartiene (l’Oriente in cui è nato e l’Occidente in cui è vissuto) e parlando di radici, casa e famiglia racconta ciò che li unisce e li divide.
Questo romanzo fonde in maniera avvincente antiche e recenti forme letterarie, il mondo delle "Mille e una notte" e il postmodernismo.
Narra di Saleem Sinai il quale, nato a mezzanotte del 15 agosto 1947
Max Ophuls viene assassinato dal suo autista, un musulmano che si fa chiamare Shalimar il clown.
Un delitto politico, apparentemente, visto che Ophuls era a capo dell'antiterrorismo americano. Ma forse c'è dell'altro.
Ophuls è una figura di spicco, uno degli "architetti" del mondo contemporaneo, eroe della resistenza contro i nazisti in Francia, economista di fama, scrittore di successo, membro dei servizi segreti. E per un certo periodo anche ambasciatore americano in India, dove origina la sua rovina, dovuta a un'altra delle sue qualità: quella di amante irresistibile e vorace.
Questo libro rappresenta il tentativo di individuare i meccanismi con cui l'America Latina costruisce se stessa attraverso la letteratura.
L'autrice aiuta a orientarsi nello spazio dove si costeggiano le foreste dell'Orinoco e la Biblioteca di Babele, si disgregano dittature centenarie e la realtà ha dilatato i suoi confini fino a inglobare meraviglie e orrori.
L'America Latina è il trauma irrisolto della conquista; la formulazione di archetipi che scaturiscono dall'emarginazione: l'indio, il gaucho, il migrante; gli opposti miti della foresta e della città; le tracce, nella scrittura, di una realtà brutale: l'esilio, il silenzio e la lotta.
Questi temi sono al centro di conversazioni con vari scrittori, tra cui, Borges, Carpentier, Cortázar, Sabato.