Allo scoppio della guerra civile somala, le cugine Barni e Domenica sono costrette a lasciare Mogadiscio.
Barni trova a Roma un faticoso equilibrio grazie al lavoro di ostetrica.
Domenica, invece, vaga nel mondo, trasportata dai flussi della diaspora, tentando dolorosamente di riallacciare nessi che restituiscano un significato alla sua storia.
Quando si accorge di aspettare un figlio, dopo quasi dieci anni, decide di trasferirsi a Roma dove incontra la cugina. Da quel momento, Barni, le sarà sempre accanto.
La nascita del figlio e la maternità intesa come motore unico di sopravvivenza della specie faranno ritrovare ai personaggi quelle radici preziose che sembravano spezzate per sempre.
Molto più difficile è invece per gli uomini ritrovare una collocazione dopo la disintegrazione del proprio mondo.
Taageere, personaggio maschile e terzo protagonista della storia, è il più segnato dall’esilio: non parla mai del passato, vive alla giornata, nell’assenza di una direzione.
In Madre piccola, che intesse nel testo parole di canzoni popolari somale, si avverte l’amarezza della diaspora generata da una lunghissima guerra che riempie ancora oggi le pagine dei giornali.
Il romanzo dell’Ali Farah sottolinea la forza vivificatrice delle donne, capaci di trovare un elemento di stabilità e una fonte di energia nella maternità, sullo sfondo di un esilio sofferto che non ha smesso di alimentare nei cuori degli intellettuali e delle famiglie somale disperse nel mondo la nostalgia di una patria negata.