Questa silloge poetica di Helene Paraskeva distinta in due parti presenta alcuni aspetti che meritano attenta considerazione. Intanto la poesia si snoda con leggerezza, ma con incisivi elementi metaforici e simbolici, a volte con giochi fonici che diventano anch’essi significato oltre che significanti. Gli aspetti tematici, alcuni spesso solo accennati sono: l’attenzione al mondo della migrazione e alla tragedia che a volta comporta; la lotta per non cedere all’oscuramento della propria personalità, del proprio valore poetico; il senso della stessa poesia, sua funzione, funzione delle parole che sono il veicolo principale della poesia; il richiamo alla mitologia sentita come parte integrante del substrato culturale della poetessa.
Helene Paraskeva
Helene Paraskeva è nata ad Atene. Vive e lavora a Roma ormai da quasi trenta anni. Negli ultimi cinque anni, oltre all’insegnamento curricolare, ha organizzato e coordinato progetti interculturali nell’Istituto Superiore “G. Caetani”.
Il tragediometro e altri racconti
Meltèmi
Il meltèmi è il vento secco che proviene dal nord-nordest del Mar Egeo, a volte anche dal nordovest. E' un vento piacevole, che rinfresca le calde giornate in un appuntamento estivo, immancabilmente, ogni anno. Per questo si chiama anche etesio, cioè annuale. Forte quanto basta, il meltèmi modera il caldo e ti lascia vivere l'estate ma può anche diventare imprevedibile e allora supera i limiti e scatena incendi sulla terra e burrasche in mare. L'autrice ha scritto molti di questi versi in contemplazione prolungata nel tempo, anche a distanza di anni. Altri versi, invece, sono fuggiti e si sono insediati clandestinamente sulla carta, impulsivi e incontrollabili, approfittando della burrasca.
Nell’uovo cosmico
I personaggi incarnano individui che conosciamo, magari da molto vicino. Il potere macina le loro e le nostre vite. I miti dell’antica Grecia e dell’Oriente si rivelano ancora oggi un' importante allegoria della condizione umana.
È un romanzo di esplorazione, questo di Helene Paraskeva: sottesa alla narrazione c’è la volontà di tastare la paradossalità delle nostre radici culturali e dei “misteri” di cui anche l’uomo occidentale, figlio dell’illuminismo, ha bisogno per riempire il vuoto dell’indeterminatezza, dell’angoscia e della paura.