Con la sua bellezza irregolare, la sua opacità emotiva e l’aura di indifferenza nei confronti della vita, la protagonista di questo libro è ieratica e inquietante come una sfinge.
Il marchio di Sima è il suo strabismo di Venere: un segno di distanza dalle cose e di deviazione dello sguardo che la rende ancor piú impenetrabile, e sembra inscriverle il destino negli occhi. Nata da una ricca coppia di iraniani espatriati a Londra, Sima è vissuta in un ambiente agiato e anaffettivo, tra una madre depressa e un padre assorbito dai suoi affari in Borsa.
Bijan Zarmandili
Nato a Teheran nel 1941, ma dal 1960 vive a Roma, dove ha studiato architettura e scienze politiche.
È stato per venti anni fra i quadri dirigenti della sinistra iraniana in esilio e ha partecipato all’opposizione iraniana al passato regime dello scià.
Ha cominciato l’attività giornalistica nel 1980, dopo la rivoluzione islamica, ed è esperto di politica mediorientale per il gruppo L’Espresso-Repubblica. Ha pubblicato saggi sul mondo iraniano e le biografie di Mohammad Mossadegh e dell’ayatollah Khomeini (Ed. Cei, 1974), Documenti di un dirottamento (Ed. Eri, 1988), sul caso dell’Achille Lauro e il romanzo La grande casa di Monirrieh (Feltrinelli, 2004), ambientato in Iran fra gli anni Trenta e il periodo del conflitto con l’Iraq.
Viene a trovarmi Simone Signoret
Nell'Iran della fine degli anni settanta, preso tra gli ultimi splendori della corte dello Scià e l'imminente ritorno in patria di Khomeini, due ragazzi, Elias - ebreo - e Simin - musulmana - scoprono di amarsi e, tra una manifestazione di piazza e una lettura di poeti contro il regime, affrontano titubanti e stupiti l'alba dei loro sentimenti. A raccontarne la storia trent'anni dopo, a comporre tra ricordo e immaginazione quei giorni, è Ciangis Salami. Amico dei due e regista condannato dalla censura per un soggetto colpevole di "ammiccamenti al sionismo", tra le mura del penitenziario di Evin ricostruisce la loro vicenda, convinto di regalare dopo anni di fallimenti un capolavoro al cinema iraniano.
L’ estate è crudele
La storia di Parviz e Maryam prende corpo attraverso la ricerca del figlio, Keivan, che da Teheran va a visitare Roma, la città nella quale i genitori si sono conosciuti e innamorati quando studiavano all'università; il suo viaggio è una porta aperta sulla vicenda che lega i due protagonisti attraverso l'amore ma complice anche una fede politica sentita come irrinunciabile ideale.
Il lettore segue prima l'avventuroso viaggio di Parviz da Roma a Teheran passando per la Germania, la Turchia, e infine il Kurdistan; poi assiste al ricongiungimento dei due giovani, in patria, sino al drammatico epilogo, nel quale entrambi trovano la morte per mano della Savak: Parviz viene ucciso nel corso di un'irruzione insieme agli altri compagni della sua cellula, Maryam viene invece arrestata e torturata.
La grande casa di Monirrieh
Attraverso Zahra e la ricerca di identità della figlia maggiore emerge un Iran insieme familiare e lontano, è un mondo in cui non c'è spazio per l'esotismo e dove la Storia è sempre ricondotta alla grande figura di Zahra, catalizzatrice, capro espiatorio, monumento muliebre di un modo di vivere che azzera il luoghi comuni.