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Mille splendidi soli

Mille splendidi soli è un’incredibile cronaca della storia dell’Afghanistan degli ultimi trent’anni e una commovente storia di famiglia, amicizia, fede e di salvezza. Questo romanzo,infatti, parla di due donne, nascoste dietro al burqua, della vita travolta dalla paura di padri e mariti padroni, dell’isolamento, della rassegnazione, ma anche dell’amore, del coraggio, del riscatto.
Mariam è una harami, una bastarda, nata dalla relazione tra uno degli uomini più ricchi di Herat, Jalil Khan, e la sua serva. Le prime pagine scorrono la vita di Mariam e di sua madre, confinate in una kolba, il rifiuto sociale, l’impossibilità di un’educazione e di una vita “normale”. 

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Indiografie. Saggi e racconti scritti dai nativi del Brasile

Malgrado un diffuso pregiudizio i nativi brasiliani non vivono fuori dalla civiltà e dal divenire storico, ma frequentano attivamente gli spazi urbani, padroneggiano le nuove tecnologie e si inseriscono nei circuiti della comunicazione globale, utilizzando la scrittura come espressione della propria identità culturale.
Questo volume, nato da un progetto dell'associazione Zoe Onlus con la collaborazione di antropologi e docenti delle università di Sào Paulo e Marilia, costituisce un primo passo verso la conoscenza e la diffusione del pensiero nativo contemporaneo, un tentativo di dare voce e spazio alla nascente esigenza di comunicazione delle popolazioni indigene del Brasile, una possibilità di esprimere "altre" visioni del mondo e di raccontare storie diverse o modi diversi della stessa storia.
Suddiviso in una sezione saggistica e una narrativa, il libro propone otto contributi firmati da autori di diverse etnie (Guarani, Tukano, Terena) che parlano di Aids e pratiche divinatorie, di cronache e leggende, e osservano la propria terra con uno sguardo etnografico e antropologico, riflettendo su temi cruciali come il rapporto tra progresso e salvaguardia della tradizione, le responsabilità storiche della dominazione portoghese, il tortuoso cammino verso un riconoscimento giuridico della specificità indigena.

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Niente sesso in città

Un gruppo di donne si trova regolarmente in un noto ristorante di Ramallah, Palestina.
Intorno il mondo è minacciato, ma queste donne hanno il semplice coraggio di guardare indietro, alle loro storie private, di guardare il destino dei loro paesi, di vivere la propria femminilità esausta come un’allegoria del presente.
Intorno al tavolo, sul quale si succedono le prelibatezze assemblate nella cucina del galante Usamah, si intrecciano le storie privatissime di Ola, Jamileh, Lena, Rana e delle loro amiche: ognuna parla di sé con sincerità ed emozione, sullo sfondo più ampio delle tormentate vicende politiche e sociali del Medio Oriente, dal nazionalismo di Abdul Nasser alla vittoria di Hamas, passando per la guerra del ’67, la questione libanese e Arafat.

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Sarajevo, Mon Amour

"Vivo da 40 anni nello stesso quartiere, a Sarajevo, a due passi da un’antica chiesa ortodossa e da una moschea del XVI secolo. E salendo appena, da casa mia, raggiungo il seminario cattolico. Prima della guerra, quest’armonia, nata dalla differenza, si ritrovava nella vita d’ogni giorno… Sarajevo m’ha aperto gli occhi. Ero stupito nel vedere una città così ricca di grandi qualità umane, soprattutto la tolleranza e la generosità".

In questo libro, il militare serbo che difese Sarajevo, che ha "adottato" un nipote musulmano e ha fondato la più grande associazione nazionale per aiutare gli orfani di guerra, racconta le bombe, le tribolazioni dei civili, i doppi giochi dei politici bosniaci e della comunità internazionale, la miseria e il desiderio di una pace che in Bosnia non è ancora davvero arrivata.

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Il canto del Djali

Percorrere le pagine della raccolta poetica di Cheikh Tidiane Gaye significa immergersi, una volta di più dopo Senghor, nelle costanti di un'Africa finalmente felix:un'Africa del passato, quella in cui il "coltello selvaggio" non aveva ancora "strappato la prestigiosa comunione" dell'uomo con l'essere ("il poeta e lo spirito"). Si cerca l'"ago eterno (...) così potente da ricucire"; tuttavia si trova solo la forbice: come un sarto, il poeta vuole che gli vengano trasmessi i sogni di tutti,

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Nel limbo della terra

Come nella maggior parte dei suoi racconti, anche Nel limbo della terra s’intrecciano momenti di storia, mitologia e l’atmosfera magica africana.
Ritorna qui il mito della donna fecondata da uno spirito che dà vita a un bambino prodigio (mito che deriva dalla religione animista africana). Il passato mitico s’intreccia con il presente attraverso la storia della migrazione del ragazzo in Europa e della sua sofferenza per il contesto di violenza e di guerra in cui vive. 

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L’uomo parlante

Tamer Assaf è un uomo che ha lasciato la sua patria, terra di vento e di grano, per incontrarne un'altra, immensa e di ghiaccio. Ed è in questa terra così lontana dalla sua che il protagonista inizia un lungo viaggio, un inseguimento che lo porta a conoscere mondi estremamente diversi eppure vicini, nuovi linguaggi, l'amore.
Questo romanzo, che potrebbe sembrare l'avventura fiabesca di un detective, cela tra le righe messaggi di importante attualità.

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Sul far del giorno

A vent'anni da "Aké. Gli anni dell'infanzia", lo scrittore nigeriano, premio Nobel per la letteratura Wole Soyinka pubblica l'attesissima seconda parte del romanzo della sua vita.
È il racconto di tumultuose vicissitudini esistenziali come acceso difensore dei diritti umani e come esiliato, come studioso e come prigioniero, come drammaturgo impegnato e come indomabile spirito in una terra - la Nigeria - martoriata da dittature e guerre.

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L’ultima colonia italiana in Africa

L’avventura coloniale italiana in Etiopia ha rappresentato l’ultimo capitolo della colonizzazione europea in Africa.
La conquista dei territori del Corno fu condotta dal governo italiano con largo impiego non solamente di tutti i mezzi che la tecnologia militare di allora offriva, ma anche con l’uso di armi non convenzionali, senza che la comunità internazionale facesse alcun serio tentativo per fermare i massacri in corso.
Questo comportamento può essere spiegato con ciò che viene definito "razzismo omologato", cioè un razzismo collaudato e accettato da buona parte dell’allora comunità internazionale che vedeva la distinzione tra bianchi e non bianchi.

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Versi dal silenzio

L’idea di un’antologia di poeti Rom nasce da un autentico interesse per la cultura di questo popolo e, nel contempo, da una passione letteraria vissuta in maniera spregiudicata, come occasione di disvelamento di realtà altre, senza schematismi né chiusure preventive.
La tradizione millenaria della gente delle carovane è stata, nel corso dei secoli, costantemente misconosciuta; nonostante gli indubbi progressi compiuti negli ultimi decenni, il patrimonio culturale romanì rimane per lo più circoscritto in un ambito ristretto, mentre manca un’informazione seria e approfondita in circuiti più ampi.
L’augurio è che la pregnanza archetipica della poesia e la sua intrinseca capacità evocativa costituiscano il primo passo per sconfiggere stereotipi e resistenze e creino le premesse per un incontro tra i Rom e i gagè (i non Rom).
La valorizzazione di una tradizione artistica nei suoi vari generi può tradursi nel riconoscimento di identità troppo a lungo negate: la letteratura Rom non nasce dalla richiesta di elogi solenni ma dalle ineliminabili sfaccettature di una cultura che esige di essere, oggi più che mai, conosciuta.

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Mamadou va a morire

Un grande reportage che racconta le vittime dell’immigrazione clandestina, l’invasione che non c’è e i nuovi gendarmi di un cimitero chiamato Mediterraneo.
Dal 1988 almeno 10.000 giovani sono morti tentando di espugnare la fortezza Europa. Vittime dei naufragi, ma anche del caldo del Sahara, degli incidenti di tir carichi di uomini, delle nevi sui valichi, dei campi minati e degli spari della polizia. Mamadou va a morire è il racconto coraggioso di un giovane giornalista che ha seguito per tre mesi le rotte dei suoi coetanei lungo tutto il Mediterraneo, dalla Turchia al Maghreb e fino al Senegal, nello sforzo di custodire i nomi e la memoria di una generazione vittima di una mappa.

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Srebrenica. I giorni della vergogna

Pubblicato nella collana "iSaggi", con una introduzioine di Enisa Bukvic.
La seconda edizione aggiornata, integrata con nuovi contenuti, di un prezioso reportage nei luoghi in cui si è consumato l'unico genocidio della storia europea dalla fine della seconda guerra mondiale.
Un documento unico per testimonianze e intensità nel ricordo del martirio di una città e dei suoi abitanti.
In questo libro, scritto come un prezioso diario di ricordi dei testimoni di allora, sono ricostruiti per bocca di chi li visse, e tutt’oggi li vive sulla sua pelle, gli episodi salienti della presa di Srebrenica, evidenziando le responsabilità di chi – Nazioni Unite, Nato, contingente olandese, governo francese, comunità internazionale in generale – non fece nulla per prevenire una tragedia annunciata.
Testimonianze esclusive ripercorrono la vicenda fino ad arrivare ai nostri giorni, dieci anni dopo un genocidio che non deve essere cancellato, che non può essere dimenticato.

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Voglio un marito italiano. Dall’Est per amore?

Svetlana è una ragazza ucraina di vent’anni, giovane, carina, intelligente, con un sogno segreto: fuggire da un mondo, quello sovietico, che nei primi anni Novanta sta cambiando radicalmente e in cui la disoccupazione dilagante si accompagna a lavori fissi mal retribuiti.
Il caso la porterà nel Bel Paese per fare acquisti in larga scala di merci da rivendere in patria.
Ma in Italia lei è "una bellezza slava", una diversità che non sempre paga, come scoprirà da subito…

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Cuori migranti

In questa raccolta di racconti e poesie, curata da Ingrid Stratti e Lorenzo Dugulin, autori migranti ed autoctoni si confrontano sul tema dell’amore nel tentativo di rimuovere i tabù e i pregiudizi che circondano le coppie miste.
Negli ultimi anni la società italiana ha subito numerosi cambiamenti non solo sul piano economico ma anche e soprattutto sul piano sociale. Se del riconoscimento delle coppie di fatto si dibatte, l’esistenza delle "coppie miste" passa sotto silenzio a causa di un razzismo latente che impedisce a tutti noi di sentirci noi stessi nell’esprimere sentimenti affettivi nei confronti di qualcuno che viene considerato "altro"/"estraneo" o "straniero".

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Habel

Spinto a emigrare dal fratello maggiore, Habel lascia il suo paese magrebino per Parigi, la metropoli con il fiume, la cattedrale, i caffè e il suo popolo variegato. Un mondo nuovo, che egli vuole soprattutto capire e di cui vorrebbe far parte.
Tra le esperienze, spesso insidiose, fondamentale è l’incontro con l’amore: due ragazze sorprendenti e un terzo personaggio di cui non si sa se è uomo o donna.
Tuttavia Habel lotta per non farsi annullare nella fiumana indifferente del traffico e delle persone-robot, per mantenere la piena coscienza di sé.
Con un discorso dai toni poetici aderenti a sensazioni e stati d’animo in contrasto con ciò che accade “fuori”, Dib scrive il romanzo di formazione di un emigrato che non vuole integrarsi attraverso il lavoro né tanto meno destare pietà, lasciandoci un’opera di altissima letteratura in cui sugli avvenimenti esterni prevale nettamente l’interiorità.

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La casa del gelsomino

La casa del gelsomino è una decadente villetta in una strada della vecchia Alessandria, dove vive il protagonista, un uomo mediocre, che rappresenta tutta una generazione di egiziani delusi e rassegnati.
E' una casa avvolta da un alone di mistero e di leggenda, specchio malinconico di una seducente Alessandia che non c'è più.

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Come un’estate che non tornerà più

L’atmosfera unica del Cairo rivive nei ricordi di Barrada, che ha conosciuto la città negli anni Cinquanta, da studente, in un’epoca di grande effervescenza intellettuale e letteraria.
Schegge di memoria, immagini e personaggi, tra i quali spicca il nobel Nagib Mahfuz, si susseguono in una suggestiva testimonianza autobiografica.
Sullo sfondo, il brusio incessante delle strade del Cairo, la caratteristica parlata egiziana, il silenzio carico di significato dei maestosi monumenti faraonici.

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