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Storia dei curdi

Il “problema curdo” costituisce un dilemma cruciale per la stabilità del Vicino e Medio Oriente. In tale questione si fondono e compenetrano tre problematiche attuali: il diritto all’esistenza, quello all’autodeterminazione del popolo curdo, la presenza dell’acqua e del petrolio nel Kurdistan. Le ragioni del rifiuto di Turchia, Iran, Iraq e Siria alle richieste di autonomia del popolo curdo sono soprattutto da ricercarsi nella ricchezza del sottosuolo del Kurdistan, struttura portante delle economie di questi Stati che riconoscendo la legittimità dei diritti dei curdi, vedrebbero inficiato e compromesso lo sfruttamento delle risorse petrolifere, minerarie e agricole, e perderebbero il monopolio mantenuto fino ad ora.
Non si può continuare a relegare oltre trenta milioni di curdi a un ruolo di eterna minoranza, quando rappresentano un popolo che dal punto di vista numerico è il quarto del Vicino e Medio Oriente, dopo arabi, persiani e turchi.
I curdi hanno un’unità etnica, culturale e sociale temprata nei millenni e da oltre un secolo e mezzo con ricorrenti lotte, rivolte e battaglie perseguono il raggiungimento dell’unificazione politica per entrare nel novero delle nazioni.
Questo libro ne racconta le vicende partendo dall’antichità per arrivare fino alla terza guerra del Golfo del 2003.

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Se l’amore è un sole infuocato

Sotto le parvenze di un racconto intimo e di una trama che si dispiega come un labirintico percorso psicoanalitico, il secondo romanzo della Avigur-Rotem si rivela opera di scavo storico a vari livelli: quello della protagonista, che fa i conti con la sua generazione imborghesita e disillusa; quello della memoria familiare, che le è stata celata per risparmiarle orrori ed errori derivanti dalla Shoà; e la lunga Storia ebraica dalle origini a oggi(...)
Alla sua uscita in patria, nel 2001, il libro è diventato subito un best seller ed è stato definito dalla critica «il miglior lavoro di narrativa scritto in Israele negli ultimi dieci anni». Questa edizione, impreziosita da un apparato di note e un glossario dei termini ebraici, ci restituisce tutta la ricchezza lessicale e poetica di un testo alto e complesso, omaggio alla memoria per meglio capire la contemporaneità.

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Origini

Prix Méditerranée 2004
Qual è la sorpresa che il lettore trova nel romanzo di Maalouf, Origini? Non è nella struttura del racconto: già Il periplo di Baldassarre come Gli Scali del Levante ci avevano trasportato in un'odissea detta in prima persona e farcita di testimonianze citate. Anche quella di Origini è un'odissea "attraverso le generazioni, attraverso i mari, attraverso la Babilonia delle lingue", alla ricerca appunto delle "origini", di ciò che nella tribù "solamente unisce gli uni agli altri: un nome pronunciato", un patronimico, quello dell'Autore, chiave con la quale può rievocare i morti e rivisitare le leggende degli antenati.

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L’ultimo amore è sempre il primo?

Questo libro racconta il disequilibrio e i malintesi tra l'uomo e la donna arabi. Le storie che vi si trovano parlano unicamente d'amore, cioè di solitudine, di segreto e di incomprensione. E poi il bisogno d'amore diventa presto una ricerca di sé: perché, per amare l'altro, bisogno amare un po' se stessi. Non è semplice in un paese dove le tradizioni aiutano soprattutto l'uomo a imporre il suo piccolo potere anche quando nulla può essere fatto senza la partecipazione della donna.

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Paura del vuoto

Un uomo e una donna si incontrano e si amano. Vivono in una metropoli indiana e i loro nomi, Rima e Amir, sono l’uno l’immagine riflessa dell’altro. Abitano nell’edificio più alto della città e da lì, giorno dopo giorno, osservano l’affannoso zigzagare delle persone giù in strada, fino a quando, una notte, la donna sente il pianto di un bambino e se ne va, per non tornare mai più. Una giovane giornalista lavora a un caso di cui nessuno sembra interessarsi, la scomparsa di una bambina trovata morta in fondo a un canale.

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Ultime notizie dal letamaio

Una gamba amputata di cui la polizia non riesce a liberarsi. Un uomo che si addormenta col suo carico di cetrioli dentro una cassa da morto e finisce al manicomio. Una bizzarra teoria che riconduce alla calvizie dei capi di stato i mali e le miserie dell’intera nazione. Lattine di Coca-Cola e rifiuti vari riciclati nei modi più curiosi e inventivi, fino alla nascita di una corrente artistica di grande successo. E poi litri di vodka fatta in casa, feste di piazza e tenere storie d’amore. È questo il ritratto della Russia contemporanea che ci consegna Aleksandr Ikonnikov, un cosmo surreale fatto di sprechi e inefficienze, follie burocratiche e diseguaglianze, ma anche risate amare e gesti romantici, grandi passioni e sguardi incantati sul mondo. Con una felice vena ironica, Ikonnikov racconta la transizione post-sovietica, dando vita a una galleria di personaggi irresistibili e carichi di umanità.

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Racconti e storielle degli ebrei

Il materiale folcloristico di questo libro è stato raccolto molti decenni fa dall’ultimo conoscitore della vita ebraica, Efim Rajze, perseguitato e imprigionato durante lo stalinismo. Rajze morì senza speranza di veder pubblicate le favole da lui raccolte.
Queste favole, nate per essere raccontate dai nonni ai nipoti, dalle madri ai figli prima del calar della sera del sabato, dai vetturini balagole ai propri passeggeri, dai buffoni badkhon agli ospiti dei matrimoni, dai magidim, predicatori itineranti, a tutti quelli che venivano per sentire i loro sermoni, - qui sono state riassunte dagli intellettuali di lingua yiddish.

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Editore:Bompiani

Anno:2004

Autore:Autori vari - AA.VV.

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Attese

Le donne sanno aspettare. E' con l'attesa paziente, senz'armi e a volte senza nemmeno parole, che disegnano il corso della storia. Rebecca va incontro a colui che ancora non conosce eppure già ama, e prima di vederlo si figura il tempo che starà insieme a lui. Tamar desidera un figlio e l'ottiene aspettando il suo uomo sul ciglio della strada, là dove la curva piega verso la cima del monte. Emilia guarda il ghetto da una finestra cui non tornerà mai più. Claudia ricama in attesa che il suo lutto finisca e si trasformi in speranza, sotto un albero d'autunno. Elvira aspetta la terra promessa, e intanto fa nascere bambini altrui: non la vedrà mai, perché tutto finisce dentro un forno crematorio. Una giovane donna senza nome s'affaccia a un destino che ancora non sa, eppure è il suo. Un velo trascorre fra una generazione e l'altra, da una mano di donna all'altra: è un pezzo di stoffa, Fibra di lino ruvida, sgualcita dal tempo che passa. Non ha colore, ombra e luce soltanto carpisce dalle mani che sfiorano, prendono, toccano, muovono. Tessuto di mistero, trattiene la memoria e racconta queste attese.
Elena Loewenthal

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Quando abbiamo smesso di pensare

«Noi musulmani siamo in crisi, e in questa crisi ci trasciniamo dietro il resto del mondo. Se mai si è presentato, il momento giusto per riformare l’Islam è questo. Per amor di Dio, vogliamo approfittarne?» A lanciare questo appello accorato è Irshad Manji, una musulmana dell’Occidente, giornalista e scrittrice nata in Uganda e cresciuta in Canada. Manji è «ai ferri corti» con l’Islam: i suoi fratelli di fede hanno scelto la via dell’intolleranza e del vittimismo, mortificano le donne, si sono arroccati su posizioni rigidamente conservatrici. È ora di finirla con «l’Islam del deserto», con la sua «arroganza tribale», e questo libro fa piazza pulita di molte certezze consolidate. Per farlo attinge al Corano, perché non è vero, sostiene l’autrice, che dottrina e democrazia, religiosità e libertà di pensiero sono concetti incompatibili. Come l’ebraismo e il cristianesimo, l’Islam deve imparare ad accettare l’individualità dei suoi fedeli, la pluralità delle loro idee. I musulmani devono smetterla di recitare i sacri testi a pappagallo e rimettersi a pensare.

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L’albero delle storie

Un’appassionante testimonianza sull’attuale situazione dell’Afghanistan e la storia di una famiglia le cui origni passano per Fatima, figlia del Profeta, in un libro sospeso tra una realtà tragica e un meraviglioso patrimonio tra miti e leggende, che soli permettono di riconoscere una bellezza sepolta nelle rovine.

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A colpi di machete

Quello che è accaduto in Ruanda va oltre l'umana immaginazione, e i responsabili sono esseri umani, centinai di migliaia di persone normali, e non assassini di professione.
Sullo sfondo di una costante riflessione sulla Shoah e gli altri genocidi moderni, Hatzfeld ha raccolto una serie di confessioni uniche, che costringono a confrontarci con l'impensabile, con l'inimmaginabile.

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Santa Maria dei fiori neri

Dicembre 1907. Un’impressionante carovana sta attraversando il deserto a nord del Cile, diretta a Iquique. Sono i «fiori neri» della pampa, come canta il poeta cieco che li accompagna. È il popolo delle miniere di salnitro, uomini, donne, vecchi e bambini decisi a percorrere ottanta chilometri sotto un sole spietato pur di far sentire la propria voce alle autorità. Dopo anni di soprusi, chiedono semplicemente un salario equo, assistenza medica, più sicurezza sul lavoro (uno fra i più duri e pericolosi al mondo). Ma la protesta è destinata a trasformarsi in una discesa agli inferi:mentre a Iquique continuano ad arrivare treni carichi di scioperanti, nuovi contingenti militari si riversano nel porto, e i canti degli operai vengono a poco a poco sovrastati dal passo ritmato dei soldati in pattuglia. Nel coro di voci cui è affidata la memoria di una delle pagine più cruente della storia latinoamericana si distinguono alcuni ritratti unici e autentici, personaggi che quell’avventura epica unirà per sempre, nella vita o nella morte(...)

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Monné, oltraggi e provocazioni

Disobbedendo a Samory, imperatore di tutto il paese mandingo, il re di Soba, Djigui Keita, non ha raso al suolo la sua città all’arrivo delle truppe coloniali – sicuro che la magia degli antenati, la protezione di Allah e la muraglia fatta edificare in fretta e furia sarebbero bastate a respingere i «nazareni». Costoro prendono Soba senza colpo ferire e sottomettono Keita alla loro autorità, facendogli giurare fedeltà davanti alla bandiera francese pur permettendogli di conservare la propria religione.

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Ramata

Dopo i sorprendenti giovani di Vita a spirale, Ndione ci regala un’altra storia densa e finemente architettata, tessendo una fitta rete di personaggi attraverso il tempo descritti con vividezza in un paesaggio, il Senegal degli ultimi vent’anni, dipinto ancora una volta con sapiente vigore e appassionata umanità in tutta la sua ricchezza e le sue contraddizioni.

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Editore:E/O

Anno:2004

Autore:Abasse Ndione

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Vita a spirale

"Affascinante e istruttivo, appassionante come un libro di avventure e commovente per la grazia e la spontaneità dello stile: si legge tutto d’un fiato con la sensazione di inseguire in un paesaggio aspro e incantato la prodigiosa corsa di un giovane ghepardo." (Giovanna Bentivoglio)

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Editore:E/O

Anno:2004

Autore:Abasse Ndione

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L’incendio

A Bni-Boublen, minuscolo villaggio arroccato sulle montagne, la vita segue il ritmo delle stagioni. In pianura si estendono le immense proprietà dei coloni. Omar, il giovane protagonista de La casa grande, di cui l’Autore segue la vita, viene iniziato alla vita rustica grazie a Commandar, una sorta di dio Pan. Il ragazzino imparerà che gli uomini non sono felici. I fellah si riuniscono, discutono tra loro, scelgono d’insorgere contro la loro condizione miserabile e decidono di scioperare. Il Paese è in effervescenza. Una notte, il fuoco divora alcune capanne degli operai agricoli. Gli scioperanti vengono accusati di aver appiccato l’incendio e i loro capi vengono arrestati.
Mohammed Dib reca una testimonianza della disperazione del mondo contadino arabo senza dimenticare di essere uno scrittore per il quale le parole contano e mantengono un senso di libertà che non può essere appannato da nessun evento storico e da nessuna oppressione.

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Gli onori perduti

La verginità come vanto e come condanna. Dal villaggio camerunense di Cuscus alla Belleville parigina: il viaggio di una donna emarginata alla conquista di sé in un mondo che sta cambiando. Calixthe Beyala mescola i toni del dramma e della commedia, sfodera pietà e ironia, rappresenta sofferenza e gioia di vivere, descrivendo due condizioni di vita, entrambe ricche di contraddizioni.

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Doppio ripudio

Ripudiare la propria moglie per una colpa inesistente, sposarla a un vicino di casa compiacente assicurandosi che l'avrebbe a sua volta ripudiata in modo da permetterle di far ritorno all'antico focolare domestico non è certo un atteggiamento consueto. Organizzando questa farsa, Aziz Zeitoun, ricco pescatore musulmano, è convinto di rispettare i codici morali imposti dalla società algerina. Egli rappresenta lo sposo severo ma giusto che punisce la donna colpevole, il padre irreprensibile che veglia sull'esemplarità della propria famiglia, il credente sincero che rispetta le leggi di Dio. Ma il suo progetto non fila liscio come dovrebbe...

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Cerimoniale

1995-2000: cinque anni nella vita di Sarah e di Salim, entrambi membri della brigata antiterrorista della città di Algeri.

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