A colpi di machete
Sullo sfondo di una costante riflessione sulla Shoah e gli altri genocidi moderni, Hatzfeld ha raccolto una serie di confessioni uniche, che costringono a confrontarci con l'impensabile, con l'inimmaginabile.
Jean Hatzfeld è nato in Madagascar nel 1949, suo padre era un insegnante.
I suoi genitori, ebrei, si erano trasferiti sette anni prima, scappando dai nazisti.
Dopo svariati lavori, Jean Hatzfeld cominciò a lavorare come giornalista per il francese Liberation nel 1977.
Ha anche contribuito per altri giornali e riviste come L’Autre Journal, Géo, Actuel, Rolling Stones, Autrement; e ha diretto diversi documentari.
Come corrispondente e reporter di guerra, ha viaggiato intensamente nei paesi dell’Europa dell’est, dall’avvento di Solidarnosc in Polonia fino alla caduta del muro di Berlino.
Ha scritto della rivoluzione in Cecoslovacchia e la caduta del regime di Ceausescu in Romania.
Per 25 anni , dalla fine del 1970 ha lavorato in Libano, Israele e recentemente in Iraq.
Ha passato tre anni nei paesi della ex Yugoslavia, tra Vukovar e Sarajevo.
A Sarajevo è stato seriamente ferito da una salva di Kalashnikow.
Ha pubblicato diversi libri parlando delle proprie esperienze ad Haiti, in Congo, Algeria, Burundi ed Iran.
Nel 1994 viaggiò in Rwanda per riportare il massacro che stava avvenendo.
In seguito decise di lasciare il giornalismo giornaliero per dedicarsi completamente al genocidio.
Jean Hatzfeld divide il suo tempo fra il Rwanda e Parigi.