La vita quotidiana di Fima, modesto impiegato cinquantatreenne, che dopo essersi lasciato alle spalle le ambizioni letterarie e il matrimonio, si divide tra dissertazioni filosofiche, discussioni, incontri, litigi.
Fima


La vita quotidiana di Fima, modesto impiegato cinquantatreenne, che dopo essersi lasciato alle spalle le ambizioni letterarie e il matrimonio, si divide tra dissertazioni filosofiche, discussioni, incontri, litigi.
Siamo ad Arad, in Israele, una città nel cuore del deserto del Negev. In questo luogo arido, implacabile, sorge un avveniristico Istituto di riabilitazione e terapia. Tutto è pulito e immensamente confortevole. Ma dietro la perfetta facciata si nascondono innumerevoli tragedie: l'Istituto è un manicomio per reduci della Shoah, ed è stato concepito, finanziato e realizzato da una ricca americana. Ad aiutarla nell'impresa una donna ebrea, votata all'attesa di una nuova Rivelazione, che non può avvenire se non per bocca di uno dei malati di mente. Tutto, follia compresa, ruota attorno ad Adam Stein, ex pagliaccio, ebreo, vissuto in Germania prima della guerra.
Incapace di sopportare l'infelicità del figlio, il professor Rivlin tenta di riallacciare i legami con la famiglia dell'ex nuora. Iniziano cosí le sue indagini, e le sue visite, per venire a capo di un enigma che lo fa macerare nell'ansia. Il professore ebreo, tuttavia, non riuscirà a risolvere il mistero da solo, e gli arabi, temuti e amati, arriveranno ad aiutarlo.
Un “concerto di voci”, “la mia versione di un madrigale” lo ha definito l’autore: un commercialista sessantenne rimasto vedovo da poco; il figlio partito per il Tibet spinto dal desiderio di perdersi; Dita, la fidanzata rimasta in Israele; la moglie e madre da poco morta, la cui vita affiora a poco a poco.
Tutti i personaggi sono intrecciati tra loro dal filo invisibile di attrazioni diverse.
Questo romanzo è uno dei libri più arditi, audaci e coraggiosi della letteratura israeliana. Yosef, il protagonista del romanzo, è arabo da parte di padre ed ebreo da parte di madre. Nel suo desiderio di appartenenza e nella sua anima sensibile d’artista si rispecchiano la storia e le ambizioni di due popoli irrequieti: un’eredità eccessiva e non sostenibile. In una lunga confessione, Yosef scandaglia la storia della sua famiglia ripercorrendo con commozione sugli amori e i rapporti di amicizia che si sono intessuti nel tempo e che hanno dato vita a quel frutto ibrido e sofferente che egli sente di essere.
Il libro raccoglie tutti i racconti scritti da Yehoshua: dodici storie pervase da atmosfere surreali, nelle quali i personaggi si muovono in bilico tra sogno e realtà, preda di un disagio che si trasforma in stanchezza, in un bisogno incontrollato di dormire. Sono dei perdenti, gli «eroi» di Yehoshua; uomini stanchi, incapaci di raggiungere i propri scopi, privi di certezze, e quando le certezze sembrano esistere sono destinate a soccombere.
Un esauriente ritratto di Oz intellettuale impegnato e romanziere attraverso un’intervista di Matteo Bellinelli del 1999.
Il mondo di "Post mortem" è quello degli ebrei di Tel Aviv, e in particolare quello degli immigrati in fuga dalla Germania fra gli anni Venti e Quaranta del Novecento. Kaniuk, ripercorrendo gli eventi tragici e insieme quotidiani che smembrarono la sua famiglia fino a farla sparire, si tiene lontano da ogni ripiegamento sentimentale. La scomparsa di una così fitta ragnatela di parentele diventa occasione per dissezionare anche il mito della grande famiglia patriarcale della tradizione ebraica e farne il bersaglio della sua pungente scrittura.
Un’autobiografia in forma di romanzo che è anche un bilancio di sessant’anni di storia ebraica nello stato di Israele.
Muovendosi avanti e indietro nel tempo, Oz ricostruisce una saga familiare che vede protagoniste quattro generazioni e confluisce attorno al mistero di una figura femminile sfuggente e inafferrabile.
Un racconto di grande forza evocativa sui libri, sulle biblioteche private e circolanti, sulla passione per la lettura.
Una versione della storia di Oz si trova in Fino alla morte. Tredici storie israeliane di Igal Sarna (La Giuntina, 1997).