I caucasici, quelli specialmente delle terre che si affacciano sui mari del Sud dell'Unione Sovietica - i luoghi attorno cui autobiograficamente orbita l'opera satirica di Fazil' Iskander, compreso questo racconto - credono di godere la fama di virilità che anche i siciliani (almeno nell'oleografia) credono di godere: instancabili amatori, cacciatori irresistibili di avventure.
Fazil’ Iskander
(Sukhumi, Abchazija, 1929) scrittore abchazo. Autore impegnato nella difesa della libertà di espressione contro il regime sovietico, ha espresso nella sua prosa, a un tempo sarcastica e lirica, una marcata appartenenza alla sua terra d’origine, il cui mondo variegato e ricco di tradizione si erge a baluardo contro l’uniformità imposta dalla cultura ufficiale sovietica. È giunto alla notorietà nel 1966 con il romanzo La costellazione del caprotoro, cui hanno fatto seguito Metropoli (1979), Sandro di Cegem (uscito parzialmente su rivista, a puntate, nel 1973, e in volume nel 1979), L’uomo e i suoi dintorni (1998).
L’energia della vergogna
Diventare grandi è difficile. Diventare grandi in un villaggio della provincia russa prima e durante la Seconda guerra mondiale lo è ancora di più. Tra le incongruenze delle imposizioni statali, le purghe staliniane e lo sguardo frettoloso di un mondo adulto preso da problemi incommensurabili, un ragazzino non ha altri strumenti che le proprie emozioni - oltre, naturalmente, al proprio ingegno, ironia e forza di volontà - per crescere e trasformare la debolezza in energia.