Dopo averci fatto ascoltare in Preghiera per Černobyl’ le voci delle vittime del disastro nucleare, Svetlana Aleksievič fa parlare qui i protagonisti di un’altra grande tragedia della storia sovietica: la guerra in Afghanistan tra il 1979 e il 1989. Un milione di ragazzi e ragazze partiti per sostenere la “grande causa internazionalista e patriottica”. Almeno quattordicimila di loro rimpatriati chiusi nelle casse di zinco e sepolti di nascosto, nottetempo, cinquantamila feriti, mezzo milione di vittime afgane, torture, droga, atrocità, malattie, vergogna, disperazione...
Svetlana Aleksievič
La bielorussa Svetlana Aleksievič, Premio Nobel per la Letteratura nel 2015, tradotta in più di venti lingue, è una delle maggiori giornaliste e scrittrici contemporanee in lingua russa. In Italia ha vinto il Premio Sandro Onofri per il reportage narrativo nel 2002. Nel 2013 ha vinto il prestigioso premio internazionale per la pace “Peace Prize of the German Book Trade”.
Preghiera per Cernobyl’
Dice Svetlana Aleksievič del suo libro: Questo libro non parla di Černobyl’ in quanto tale, ma del suo mondo. Proprio di ciò che conosciamo meno. O quasi per niente. A interessarmi non era l’avvenimento in sé, vale a dire cosa era successo e per colpa di chi, bensì le impressioni, i sentimenti delle persone che hanno toccato con mano l’ignoto. Il mistero. Černobyl’ è un mistero che dobbiamo ancora risolvere... Questa è la ricostruzione non degli avvenimenti, ma dei sentimenti.