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Il custode della luce

Nell’India del XVII secolo vive e commercia Idris, mercante somalo ed eterno viaggiatore alla ricerca dei confini della terra e dell’uomo. Arrivato nel Malabar in occasione dei festeggiamenti in onore dello zamorin, nel grande tumulto di quei giorni incontra Kandavar, un ragazzino di nove anni, e capisce subito che è suo figlio, il figlio che non sapeva di avere, frutto di una fugace relazione proibita. Idris vuole imparare a conoscere Kandavar e provare a insegnargli quello che sa, nel tentativo di sottrarlo al destino della sua casta, quello di diventare un guerriero suicida.

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Il sarto di Giripul

Nel villaggio indiano di Giripul, alle pendici dell’Himalaya, Janak, timido e taciturno sarto per signora, conduce una vita divisa tra la macchina da cucire, il suo amore sconfinato per la splendida ma volubile moglie Rama, e le confidenze delle sue clienti. Una di loro gli racconta un giorno di avere sognato di decapitare il marito. Scosso e incuriosito da questo terribile presagio, Janak si trasforma in detective, con l’aiuto del suo maldestro amico d’infanzia Shankar. Tutta Giripul diventa teatro di sospetti e misfatti.

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I gatti di Nizamuddin

Un’altra torrida estate è finita a Delhi, e la festa di Diwali, con il suo frastuono, la folla, gli striscioni colorati e i minacciosi fuochi d’artificio, è ormai lontana. Quale momento migliore, dunque, per stiracchiarsi, sbadigliare, scuotere le zampe, e riaprire la caccia per i gatti di Nizamuddin, un nobile quartiere alla periferia della città? I gatti di Nizamuddin sono una delle più antiche colonie di felini di Delhi. Da secoli gironzolano indisturbati tra i tetti e le rovine del quartiere alla ricerca di cibo e di avventure.

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L’ultima parola

Mamoon è un noto scrittore nato in India, ma che ha costruito la sua carriera in Inghilterra. Ha ormai settant’anni e la sua reputazione si sta affievolendo, le vendite calano e la sua nuova moglie ha gusti molto costosi. Harry è un giovane scrittore che accetta di scrivere la biografia di Mamoon per rivitalizzare sia la figura del vecchio leone sia il conto in banca. Harry ammira molto il lavoro di Mamoon e vuole svelare la verità sulla vita di questo artista. Ma l’editore che ha commissionato la biografia cerca molto più di questo, cerca lo scandalo, magari a sfondo sessuale, qualcosa che possa solleticare la curiosità dei media.

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La moglie

Nati a quindici mesi di distanza in un sobborgo di Calcutta negli anni tormentati dell’indipendenza indiana, i fratelli Subhash e Udayan si somigliano al punto che perfino i parenti li confondono tra loro, ma sono anche l’uno l’opposto dell’altro. Subhash, silenzioso e riflessivo, cerca di compiacere i genitori esaudendo ogni loro richiesta; Udayan, ribelle ed esuberante, non fa che mettere alla prova il loro affetto. Così, quando sul finire degli anni Sessanta nelle università bengalesi si diffonde la rivolta di un gruppo maoista contro le millenarie ingiustizie subite dai contadini, Udayan vi si getta anima e corpo, pur consapevole dei rischi; Subhash invece se ne tiene alla larga e preferisce partire per gli Stati Uniti.

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Hai colorato i miei pensieri e i miei sogni. Poesie per giovani innamorati

Il poeta è anche un mistico, un saggio, un veggente: così, quando Tagore parla d'amore, parla di una sintesi suprema di amante e amato, di qualcosa di vicino a Dio, se non a Dio stesso. L'amore è l'esperienza più piena e totale che un individuo possa compiere, perché l'incontro tra gli innamorati è l'unione di sacro e profano, anima e desiderio, spirito e corpo.

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Massime per una vita armoniosa

Tutta l’opera di Rabindranath Tagore è costellata di massime, di riflessioni sulla vita, di rapide intuizioni, di brevi lampi in cui si manifesta un vero e proprio sadhana, un percorso di vita ideale suggerito e guidato da una saggezza di radici profonde; una saggezza che proviene dalle Upanisad, si richiama alle visioni di armonia dei Rsi, i bardi dell’India antica. Questa scelta di massime cerca di ricostruire tale cammino desiderato verso una felicità possibile, in due pertinenti direzioni: la ricerca segreta di un equilibrio interiore, di un’armonia individuale e di tutto ciò che può aiutare a raggiungerla; e la scoperta dell’altro da sé fino all’arrivo a una meta possibile di tutta l’esistenza, la gioia che tutto pervade.

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Il canto della vita

Antologia che raccoglie i versi più significativi di Tagore composti sui temi a lui più cari: la vita, la morte, Dio, il dolore, la gioia. Il poeta celebra soprattutto l'amore, con sensibilità tutta orientale: una sintesi di amante e amato, vicina a Dio o identificabile con Dio stesso, un sentimento tormentoso e insieme vitale, che muove energie che investono la realtà intera e il cosmo. Come ha scritto W.B. Yeats, Tagore, al pari della civiltà indiana, ha realizzato la sua pienezza nello scoprire l'anima e nell'abbandonarsi alla sua spontaneità.

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I giardini di Ceylon

Nel 1920 Colombo, capitale dell'isola di Ceylon, è uno dei più importanti nodi commerciali dell'Impero britannico. Nello splendido quartiere residenziale di Cinnamons Gardens, la classe dirigente Tamil, arricchitasi collaborando con gli stranieri, vive nel lusso imitando lo stile di vita dei dominatori. Ma drammi e passioni si agitano in questo mondo apparentemente idilliaco, come nel cuore dei protagonisti: Annalukshmi, una giovane insegnante, divisa tra un matrimonio che la famiglia vorrebbero imporle e il desiderio di una vita indipendente e Balendran, figlio di un ricco latifondista, scosso dal ritorno sull'isola di Richard Howland, l'uomo con cui aveva avuto una breve ma intensa relazione.

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La maschera dell’Africa

Naipaul viaggia sempre alla ricerca di qualcosa. In Fedeli a oltranza aveva esplorato quel groviglio rovente di pulsioni e ideologie che ancora non si chiamava fondamentalismo islamico: qui tenta invece di afferrare la sfuggente sopravvivenza delle credenze arcaiche in ciò che nel continente africano – e spesso non altrove – si intende per "modernità". È un itinerario lungo e tortuoso, che porta Naipaul dall’Uganda e dal Ghana alla Nigeria, dalla Costa d’Avorio e dal Gabon fino al Sudafrica, e che attraverso una scansione di incontri, fatti nudi e storie individuali gli fa trovare subito qualcosa di imprevisto: Ero convinto che nell’immensa vastità dell’Africa le pratiche magiche non fossero diffuse in maniera uniforme ha scritto Naipaul presentando La maschera dell’Africa.

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I coccodrilli di Yamoussoukro

Nessuno sa quale potrà essere l’aspetto finale della strana creatura architettonica concepita dal presidente della Costa d’Avorio su istigazione di un misterioso progettista, non estraneo alle pratiche magiche tribali. E quando Naipaul riesce finalmente a raggiungere l’area, si trova davanti un paesaggio che agisce su di lui come un’allucinazione: un paio di alberghi internazionali, una moschea, un troncone di autostrada che finisce nel nulla, e sullo sfondo l’abbacinante verde smeraldo di un campo da golf miracolosamente preservato dalla polvere ocra che, a quelle latitudini, ricopre ogni cosa.

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Una via nel mondo. Una sequenza

"Nel nostro sangue, nelle nostre ossa, nel nostro cervello portiamo i ricordi di migliaia di esseri". Si direbbe che sia innanzitutto la sfida di questo "mistero dell'eredità" a spingere Naipaul di nuovo verso Trinidad, l'isola dove è nato, fonte primaria e privilegiata delle sue storie. La via che sceglie è singolare: una sorta di romanzo-non romanzo in cui confluiscono tutte le forme, dalla narrazione autobiografica al saggio al racconto di viaggio alla ricostruzione storica, che egli ha sperimentato nella sua opera. Anche i piani temporali si intrecciano, in un tessuto che annoda i fili della memoria storica con quelli del ricordo personale. All'inizio è la vita di un singolo, alla fine saranno molte le vite che qui trovano e perdono una "via del mondo".

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Scrittori di uno scrittore

Il mio intento in questo libro non è la critica letteraria né la biografia ... Voglio soltanto, e in maniera del tutto personale, passare in rassegna i tipi di scrittura che mi hanno influenzato nel corso della mia evoluzione. Ho detto scrittura, ma intendo più precisamente visione, modo di guardare e di sentire. È dunque un viaggio quello che Naipaul ci propone, il suo viaggio: dalla natia Trinidad («un puntino sul mappamondo») agli ambienti letterari della Londra anni Cinquanta, dall’India alla Cartagine di Polibio e di Flaubert, e alla Roma di Cicerone e di Virgilio. Così la scrittura, che è sempre «prodotto di una specifica visione storica e culturale», permette di esplorare il tempo oltre che lo spazio – e di affiancare Derek Walcott a un materassaio analfabeta, Nirad Chaudhuri e Anthony Powell a un politicante con velleità letterarie («lo Stalin di Trinidad»), Gandhi a Giulio Cesare.

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La perdita dell’Eldorado

Crescere in un mondo dal "passato ignoto" può segnare una vita intera. Non stupisce dunque che Naipaul, da ragazzo, a Trinidad, sentisse "l’assenza della storia": nessuno, intorno a lui, sapeva che Chaguanas, la sua città d'origine, trae il nome dai nativi che Colombo aveva chiamato "indiani" e che ora non esistono più, come i Caribi e gli Aruachi, svaniti senza lasciare monumenti; a nessuno interessava che l'isola fosse servita agli spagnoli solo come base per la corsa al­l'oro nella giungla sudamericana; e su quanto rimaneva delle piantagioni di canna da zucchero, risalenti alla successiva dominazione inglese, nessuno si interrogava.

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La metà di una vita

Figlio di un asceta che ha fatto voto di silenzio per ribellarsi ai privilegi della propria casta (e nel quale Naipaul, risolvendo un annoso dilemma, identifica l'ispiratore di Sul filo del rasoio di Maugham) e di una donna appartenente al gruppo sociale degli "sfavoriti", il giovane Willie Chandran si trasferisce dall'India nella Londra degli anni Cinquanta. Qui entra in contatto con la realtà degli immigrati caraibici e dei primi tumulti razziali, frequenta il mondo bohémien che anima la vita notturna di Notting Hill e pubblica un libro di racconti d'ambientazione latamente coloniale che riesce a ottenere il plauso – moderato – della critica. Ma l'incontro con Ana, immigrata dall'Africa portoghese, lo spingerà a sottoporsi a una seconda "traduzione": la seguirà infatti nel suo paese d'origine, dove si celebrano gli ultimi, mesti riti del colonialismo.

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Leggere e scrivere

Più volte Naipaul è tornato con la memoria a quando, ancora bambino a Trinidad, sognava di diventare un grande scrittore. Ma non ci aveva mai raccontato con la vibrante immediatezza di queste pagine come si accostò alla scrittura e, prima ancora, alla lettura; come riuscì a crearsi, in una colonia alla periferia dell'impero britannico, un mondo soltanto suo, estraneo alla letteratura sulla quale si era formato. Né ci aveva mai confessato in che misura il legame con l'India – «la grande ferita» di tutti gli emigrati indiani nelle isole del Nuovo Mondo – abbia agito in profondità nella sua vita, suscitando un gioco drammatico di attrazioni e resistenze.

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Joseph Anton

Il 14 febbraio del 1989 Salman Rushdie riceve la telefonata di una giornalista della BBC che lo informa di essere appena stato "condannato a morte" dall'ayatollah Khomeini. È per la prima volta sente pronunciare la parola "fatwa". La sua colpa? Aver scritto un romanzo intitolato "I versi satanici", un libro accusato di blasfemia, una bestemmia "contro l'islam, il Profeta e il Corano". Comincia così una vicenda dolorosa e fuori dall'ordinario, in cui uno scrittore è costretto a vivere in clandestinità, cambiando continuamente domicilio e sotto il costante controllo di una scorta armata. A Rushdie viene anche chiesto di scegliersi uno pseudonimo, che la polizia possa usare per riferirsi a lui. Dopo aver pensato agli scrittori più amati, sceglie i nomi di Conrad e Cechov: Joseph e Anton. E da quel momento, Salman Rushdie diventa il signor Joseph Anton.

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Superate questa linea

Attraversare una frontiera, fare anche un solo passo oltre quella linea immaginaria che segna la fine di un mondo e l'inizio di un altro, significa venire trasformati nel profondo. La frontiera, il limite, il confine risvegliano le nostre coscienze. Sono il luogo in cui non possiamo sfuggire alla verità: ci spogliamo dei panni comodi della nostra esistenza quotidiana che nascondono gli aspetti più brutali della realtà, per osservare le cose come sono. In questa raccolta di saggi e articoli Salman Rushdie attraversa molte frontiere e invita a superare i confini di una ristretta visione del mondo sulla politica, la letteratura e la cultura, a cavallo tra XX e XXI secolo.

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Harun e il Mar delle storie

Nella più triste delle città, così triste da aver persino dimenticato il proprio nome, vivono il cantastorie Rashid Khalifa, lo Scià del Bla-bla, e suo figlio Harun. Rashid è dotato del magico dono di saper raccontare, incantando con la sua voce chi lo ascolta. Non appena schiude le labbra, ne sgorgano saghe piene d'amore e di magia, con eroi, battaglie, principesse. Finché un giorno dalla bocca dello Scià del Bla-bla non esce che un orribile verso. Cos'è successo? Da qualche parte, in qualche modo, la sorgente di tutte le storie è stata contaminata: il Principe del Silenzio è riuscito a inquinare il Mar delle Storie. Harun decide allora di salvare il padre facendogli ritrovare il suo potere; e per farlo parte con lui per un viaggio pieno di pericoli.

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Furia

Malik Solanka, storico in pensione e fabbricante di bambole, decide all'improvviso di abbandonare la famiglia e, agitato da una furia interna, fugge a New York. Ma anche qui si trova circondato dallo stesso sentimento che l'aveva spinto a scappare: litigi, risentimenti, meschinità percorrono la metropoli da un capo all'altro.

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