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Sogni in tempo di guerra

Prendendo le mosse dai più lontani ricordi del suo gruppo familiare, tutta l'esistenza raccolta nelle cinque capanne del padre e delle sue quattro mogli, la storia personale del bambino finisce per incontrarsi e scontrarsi con quella di un Kenya scosso dai fermenti indipendentisti e dalla dura repressione del governo britannico. Il fascino della parola pervade tutto il libro, presagio del destino del protagonista: dai racconti collettivi del paese, in cui la consistenza storica del fatto si perde nella pluralità delle voci che lo compongono, alle storie raccontate in famiglia "con il riflesso delle fiamme che danzava sui volti", dall'incontro con la parola scritta, grazie a un'inseparabile Vangelo prima e alla biblioteca di un insegnante poi, alla fallace linearità della propaganda coloniale che occupa ogni spazio pubblico.

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Zitto e muori

Approdato nella capitale francese con il falso nome di José Montfort, il venticinquenne congolese Julien Makambo viene preso sotto l’ala protettrice del connazionale Pedro, che lo introduce, tra mestieri illeciti e monolocali affollati, nella suburbia parigina. Gli affari vanno a gonfie vele finché Pedro non decide di coinvolgerlo in una missione misteriosa. E così, un venerdì 13, Julien si ritrova nel posto sbagliato al momento sbagliato: rue du Canada, XVIII arrondissement, accanto al corpo senza vita di una ragazza bionda, precipitata da uno degli appartamenti che affacciano sulla strada.

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Lucciole imperatrici

Questa silloge poetica di Helene Paraskeva distinta in due parti presenta alcuni aspetti che meritano attenta considerazione. Intanto la poesia si snoda con leggerezza, ma con  incisivi elementi metaforici e simbolici, a volte con giochi fonici che diventano anch’essi significato oltre che significanti. Gli aspetti tematici, alcuni spesso solo accennati sono: l’attenzione al mondo della migrazione e alla tragedia che a volta comporta; la lotta per non cedere all’oscuramento della propria personalità, del proprio valore poetico; il senso della stessa poesia, sua funzione, funzione delle parole che sono il veicolo principale della poesia; il richiamo alla mitologia sentita come parte integrante del substrato culturale della poetessa.

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L’amore stregone

Nella Buenos Aires degli anni Trenta, durante una delle innumerevoli dittature che si succederanno nel ventesimo secolo e nel pieno dell’industrializzazione e del boom demografico, l’ingegnere Estanislao Balder, sposato e con un figlio piccolo, si innamora perdutamente di un’adolescente di buona famiglia. Stregato da questa passione, manipolato dalla madre della giovane, combattuto tra il desiderio di lasciare la moglie e e le convenzioni sociali, si perde in un gioco pericoloso e perverso in cui è a rischio la sua stessa sanità mentale.
Una semplice storia d’amore che, nelle mani di un narratore geniale, diventa l’affresco allucinato e grottesco di un’epoca. L’amore stregone è 'l ultimo romanzo di Roberto Arlt, pubblicato ora in Italia per la prima volta.

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Mettere radici

Cina, 1969. In piena Rivoluzione culturale, Tao, rinomato scrittore e quadro del Partito, viene mandato al confino con la famiglia in un remoto villaggio dell'interno per essere "rieducato". Ha così inizio il loro Glorioso Esilio: un periodo di rieducazione in campagna a stretto contatto con i contadini, i depositari dell'autentica natura rivoluzionaria. La necessità di "mettere radici" nel nuovo ambiente richiede ai membri della famiglia Tao di assumere una nuova identità, di cancellare il passato e di immergersi nella vita rurale. Solo così potranno sposare la causa della Rivoluzione e garantire al figlio un futuro dignitoso.

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La ragazza che danzava per Mao

La giovane Jiao, nipote di una delle favorite di Mao, si è trasferita in un lussuoso quartiere di Shanghai e conduce una vita dispendiosa, tra locali alla moda, corsi di pittura e feste danzanti nella casa di un certo signor Xie, dove gli invitati si abbandonano al languore della musica anni Trenta, scambiandosi aneddoti sulle glorie passate. Come può Jiao finanziare questo suo costoso stile di vita? Ricatti? Prostituzione? La sicurezza interna sospetta sia in possesso di documenti compromettenti, che potrebbero danneggiare la reputazione del Grande Timoniere, e il Partito.

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Le lacrime del lago Tai

L'ispettore capo Chen Cao è finalmente in vacanza, ospitato in una residenza di lusso sulle rive dell'idilliaco Lago Tai. Il cellulare spento, per una settimana vuole solo godersi la natura, passeggiare e dedicarsi al buon cibo. Ma l'incanto che avvolge il paesaggio è un'illusione: le acque del lago, da sempre rinomate per la loro purezza, sono devastate da alghe tossiche e fetide. L'economia intorno fiorisce, e le fabbriche scaricano da decenni veleni senza curarsi delle conseguenze.

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Il cacciatore di larve

Il romanzo si apre con la decisione del protagonista, l'agente segreto 'Abdallah Harfash, di scrivere un romanzo. 'Abdallah, costretto all'inattività da un brutto incidente durante una missione, si rivolge allo scrittore di successo A.T. perché lo aiuti a mettere in atto il suo progetto. Durante il divertente percorso che dovrebbe portarlo a trasformare le larve di racconti a sua disposizioni in insetti compiuti, però, succede qualcosa di inaspettato: il maestro A.T. scompare. Proprio quando 'Abdallah, deluso e frustrato dall'abbandono di A.T., sta per rinunciare al suo progetto, il maestro ricompare e gli rivela una verità che cambia completamente il rapporto dell'ex-agente segreto con il grande scrittore e con la grande letteratura.

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Il tempo dalla mia parte

Da anni la siccità non lascia tregua. Nessuna goccia di pioggia ammorbidisce il terreno secco della mitica Jolof, terra africana densa di racconti e incrocio di popoli. Poco più che ragazzino, Amed si vede affidare una missione importante: dovrà partire per l’Occidente alla ricerca del tamburo magico, capace di invocare la pioggia e interrompere l’arsura. Il cielo non lascia altra speranza ma Amed non è il primo a partire: un gruppo di giovani ha tentato l’impresa e non ha mai fatto ritorno.Tra Francia e Italia, tra momenti spassosi e altri di intensa drammaticità, questa vicenda si legherà a doppio filo ai problemi della convivenza tra popoli diversi, fino a costituire una vera e propria fiaba di riconciliazione.

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Golda ha dormito qui

Di cosa è fatta la bellezza di una casa, se non della vita di chi la abita? Ma quando accade che un intero popolo si trovi all’improvviso espropriato delle sue dimore, la domanda che passa, amara, di bocca in bocca è soltanto una: che fine fa quella bellezza, e che fine fa l’anima di chi in quelle case, in quei palazzi, in quei giardini, ci ha vissuto, ci ha pianto e ci ha gioito, per una vita intera? Questa storia ha inizio nel 1948, quando gli inglesi, partendo da Israele, lasciarono due popoli in lotta: l’uno con tutto, l’altro con niente.

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L’ultima parola

Mamoon è un noto scrittore nato in India, ma che ha costruito la sua carriera in Inghilterra. Ha ormai settant’anni e la sua reputazione si sta affievolendo, le vendite calano e la sua nuova moglie ha gusti molto costosi. Harry è un giovane scrittore che accetta di scrivere la biografia di Mamoon per rivitalizzare sia la figura del vecchio leone sia il conto in banca. Harry ammira molto il lavoro di Mamoon e vuole svelare la verità sulla vita di questo artista. Ma l’editore che ha commissionato la biografia cerca molto più di questo, cerca lo scandalo, magari a sfondo sessuale, qualcosa che possa solleticare la curiosità dei media.

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La moglie

Nati a quindici mesi di distanza in un sobborgo di Calcutta negli anni tormentati dell’indipendenza indiana, i fratelli Subhash e Udayan si somigliano al punto che perfino i parenti li confondono tra loro, ma sono anche l’uno l’opposto dell’altro. Subhash, silenzioso e riflessivo, cerca di compiacere i genitori esaudendo ogni loro richiesta; Udayan, ribelle ed esuberante, non fa che mettere alla prova il loro affetto. Così, quando sul finire degli anni Sessanta nelle università bengalesi si diffonde la rivolta di un gruppo maoista contro le millenarie ingiustizie subite dai contadini, Udayan vi si getta anima e corpo, pur consapevole dei rischi; Subhash invece se ne tiene alla larga e preferisce partire per gli Stati Uniti.

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Viene a trovarmi Simone Signoret

Nell'Iran della fine degli anni settanta, preso tra gli ultimi splendori della corte dello Scià e l'imminente ritorno in patria di Khomeini, due ragazzi, Elias - ebreo - e Simin - musulmana - scoprono di amarsi e, tra una manifestazione di piazza e una lettura di poeti contro il regime, affrontano titubanti e stupiti l'alba dei loro sentimenti. A raccontarne la storia trent'anni dopo, a comporre tra ricordo e immaginazione quei giorni, è Ciangis Salami. Amico dei due e regista condannato dalla censura per un soggetto colpevole di "ammiccamenti al sionismo", tra le mura del penitenziario di Evin ricostruisce la loro vicenda, convinto di regalare dopo anni di fallimenti un capolavoro al cinema iraniano.

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L’attrice di Teheran

Le protagoniste di questo romanzo sono due donne, due iraniane. La prima, nata dopo la rivoluzione del 1979, e che ha conosciuto solo il regime islamico, è una giovane attrice di grande successo. La seconda, scrittrice rinomata, è cresciuta nell'Iran dello Scià. La ragazza racconta alcuni episodi della propria infanzia, le vessazioni subite dai familiari in quanto laici ed artisti, la folgorante carriera nel cinema, il peso della censura e i lunghi interrogatori da parte dei Guardiani della Rivoluzione.

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Ogni mattina a Jenin

Un romanzo che tocca il cuore, di vibrante realismo e inesorabilmente diretto alla verità. Racconta con pacatezza e sensibilità la storia di quattro generazioni di palestinesi costretti a lasciare la propria terra dopo la nascita dello stato di Israele e a vivere la triste condizione di “senza patria”. È la voce di Amal, la brillante nipotina del patriarca della famiglia Abuleja, a raccontarci l’abbandono della casa ancestrale di Ein Hod, nel 1948, per il campo profughi di Jenin, e la tragedia dei suoi fratelli che si ritrovano a combattere su fronti opposti.

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Hai colorato i miei pensieri e i miei sogni. Poesie per giovani innamorati

Il poeta è anche un mistico, un saggio, un veggente: così, quando Tagore parla d'amore, parla di una sintesi suprema di amante e amato, di qualcosa di vicino a Dio, se non a Dio stesso. L'amore è l'esperienza più piena e totale che un individuo possa compiere, perché l'incontro tra gli innamorati è l'unione di sacro e profano, anima e desiderio, spirito e corpo.

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Massime per una vita armoniosa

Tutta l’opera di Rabindranath Tagore è costellata di massime, di riflessioni sulla vita, di rapide intuizioni, di brevi lampi in cui si manifesta un vero e proprio sadhana, un percorso di vita ideale suggerito e guidato da una saggezza di radici profonde; una saggezza che proviene dalle Upanisad, si richiama alle visioni di armonia dei Rsi, i bardi dell’India antica. Questa scelta di massime cerca di ricostruire tale cammino desiderato verso una felicità possibile, in due pertinenti direzioni: la ricerca segreta di un equilibrio interiore, di un’armonia individuale e di tutto ciò che può aiutare a raggiungerla; e la scoperta dell’altro da sé fino all’arrivo a una meta possibile di tutta l’esistenza, la gioia che tutto pervade.

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Il canto della vita

Antologia che raccoglie i versi più significativi di Tagore composti sui temi a lui più cari: la vita, la morte, Dio, il dolore, la gioia. Il poeta celebra soprattutto l'amore, con sensibilità tutta orientale: una sintesi di amante e amato, vicina a Dio o identificabile con Dio stesso, un sentimento tormentoso e insieme vitale, che muove energie che investono la realtà intera e il cosmo. Come ha scritto W.B. Yeats, Tagore, al pari della civiltà indiana, ha realizzato la sua pienezza nello scoprire l'anima e nell'abbandonarsi alla sua spontaneità.

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Un giorno scriverò di questo posto

I campanelli delle bici-taxi Black mamba, le urla dei meccanici di Nairobi, la musica di Michael Jackson, le animate discussioni delle clienti nel negozio di parrucchiere della madre e le continue risate di suo fratello e sua sorella: l’infanzia di Binyavanga Wainaina è un mondo di suoni e colori sgargianti. Un giorno scriverò di questo posto incarna l’urgenza di raccontare la propria storia e la storia del continente africano, ma anche il bisogno imprescindibile di descrivere il mondo con parole proprie. Nel suo intenso debutto, Wainaina ci riporta ai tempi della scuola, alla scelta fallimentare di andare a studiare in Sudafrica, raccontando l’ossessione crescente per i libri e la scrittura e lasciando trasparire in filigrana la tumultuosa storia del Kenya, tra lotte tribali e sconvolgimenti politici.

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I giardini di Ceylon

Nel 1920 Colombo, capitale dell'isola di Ceylon, è uno dei più importanti nodi commerciali dell'Impero britannico. Nello splendido quartiere residenziale di Cinnamons Gardens, la classe dirigente Tamil, arricchitasi collaborando con gli stranieri, vive nel lusso imitando lo stile di vita dei dominatori. Ma drammi e passioni si agitano in questo mondo apparentemente idilliaco, come nel cuore dei protagonisti: Annalukshmi, una giovane insegnante, divisa tra un matrimonio che la famiglia vorrebbero imporle e il desiderio di una vita indipendente e Balendran, figlio di un ricco latifondista, scosso dal ritorno sull'isola di Richard Howland, l'uomo con cui aveva avuto una breve ma intensa relazione.

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