Gli otto racconti di Nahid Tabatabai spaziano dal frammento alla narrazione ampia che esplora in tre storie di donne un unico evento. Comune a tutti è la capacità di cogliere la soggettività dei sentimenti all'interno di un quadro sociale di cui non si ignorano le violente contraddizioni. L'immagine metaforica della "veste strappata" suggerisce dolorosamente la nuda realtà che affiora attraverso lo squarcio aperto da un momento, un evento che disvela una verità nascosta, spesso ignorata dagli stessi protagonisti.
Nahid Tabatabai
Nata a Tehran nel 1958, si laurea in drammaturgia, mostrando fin da adolescente una spiccata predilezione per la narrativa. La sua ricca produzione include raccolte di racconti e romanzi. La sua prima raccolta di racconti risale al 1991. Nel 1993 pubblica il racconto Hozur-e abi-ye Mina (La presenza azzurra di Mina), che le vale l’assegnazione di un premio speciale in occasione della celebrazione per i vent’anni della letteratura post-rivoluzionaria. Con una prosa semplice, intessuta da una fitta trama di dialoghi, Nahid Tabatabai racconta vicende quotidiane di persone comuni, per lo più donne, le cui esistenze spesso dominate dall’ansia e dall’insicurezza si svolgono come dei veri e propri microdrammi.
La scrittrice dirige attualmente una piccola casa editrice impegnata a promuovere le giovani promesse della narrativa iraniana.
A quarant’anni
La crisi di una quarantenne iraniana che rimpiange le occasioni mancate di una gioventù all'ombra della rivoluzione khomeinista. Un romanzo "borghese", costruito attorno alle vicende Alaleh, quarantenne iraniana che divide la sua vita tra il lavoro in una grande compagnia della capitale, e una famiglia affettuosa e complice. Una vita scossa dall'irruzione di un vecchio amore, che riporta la protagonista agli anni della sua gioventù, a rimpianti e sogni consumati sullo sfondo della rivoluzione guidata da Khomeini, che avrebbe cambiato il volto dell'Iran per i decenni a venire.