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Vita e destino

 Il libro segue con ottocentesca, tolstojana generosità molteplici destini individuali spostandosi da Stalingrado (città doppia: simbolo di difesa e libertà contro la violenza nazista e insieme luogo-emblema dell’Urss staliniana) ai lager sovietici e ai mattatoi nazisti, da Mosca (le stanze del potere, le celle della Lubjanka) alla provincia russa.

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Tutto scorre


Vasilij Grossman scrisse questo libro, che è il suo testamento, fra il 1955 e il 1963. Come nel grandioso Vita e destino, non cambiò molto dello stile scabro e aspro che lo aveva reso celebre fra gli scrittori del realismo socialista, ma vi infuse l'inconfondibile tono della verità. 

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Fuga dall’Egitto. Inchiesta sulla diaspora del dopo-golpe

Un'inchiesta all'interno della nuova diaspora egiziana, composta dagli esuli di ultimissima generazione. Giornalisti, sindacalisti, artisti, medici, poeti, politici e attivisti per i diritti umani scappati dal loro Paese quando, dopo íl golpe dell'estate del 2013, i militari sono tornati al potere.

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Il paese che era la nostra casa. Racconto della Siria

Nel 2011, poco dopo l'inizio della primavera araba, Alia Malek torna in Siria, il paese d'origine dei suoi genitori, che l'avevano lasciato prima che lei nascesse per trasferirsi in America e sfuggire così al regime di Assad. Nonostante le rivolte e la repressione, si respira ancora un clima di speranza, l'illusione di un cambiamento, tanto che Alia decide di restaurare la casa della nonna e restituirla al suo antico splendore. Questo libro è un tuffo nel passato, reso necessario non solo dalle emozioni personali, ma dal desiderio di raccontare a chi non sa - e sono moltissimi - che cos'è davvero la Siria e quali sono stati i passaggi fondamentali della sua storia nazionale più recente.

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Molti nomi ha l’esilio

Molti sono i modi in cui possiamo declinare la parola “esilio”. Esilio è essere costretti ad abbandonare la propria terra, la propria casa, i luoghi cari e gli affetti, le tradizioni, la lingua; esilio è il confino, la perdita delle libertà personali; esilio è la lontananza da un luogo amato e rimpianto, la perdita di una persona cara, la sua assenza, la separazione; la rinuncia a qualcosa a cui si teneva, a uno stato di grazia, che si è dovuto abbandonare, a una parte di noi che non ci appartiene più; esilio è il distacco, l’allontanamento da una società, da un mondo nel quale non ci si riconosce più. Esilio è tagliare con la propria storia, con il proprio passato. Esilio è guardarsi dentro, scoprire la propria fragilità e, a volte, trasformarla in forza.

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Il sangue delle parole

Raccolta poetica. Leggere, rileggere i versi di Cheikh Tidiane Gaye porta a riflettere sulla condizione di profonda ingiustizia che si vive perché la realtà è ancora tutta infestata di razzismo, di pregiudizio; né la storia ha ancora portato al pieno riscatto di tutte quelle popolazioni che per secoli sono state sottomesse, depauperate, deprivate della loro ricchezza. (Dalla prefazione di Raffaele Taddeo).

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Oh, Marat!

I caucasici, quelli specialmente delle terre che si affacciano sui mari del Sud dell'Unione Sovietica - i luoghi attorno cui autobiograficamente orbita l'opera satirica di Fazil' Iskander, compreso questo racconto - credono di godere la fama di virilità che anche i siciliani (almeno nell'oleografia) credono di godere: instancabili amatori, cacciatori irresistibili di avventure.

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L’energia della vergogna

Diventare grandi è difficile. Diventare grandi in un villaggio della provincia russa prima e durante la Seconda guerra mondiale lo è ancora di più. Tra le incongruenze delle imposizioni statali, le purghe staliniane e lo sguardo frettoloso di un mondo adulto preso da problemi incommensurabili, un ragazzino non ha altri strumenti che le proprie emozioni - oltre, naturalmente, al proprio ingegno, ironia e forza di volontà - per crescere e trasformare la debolezza in energia.

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La presa di Izmail

Un avvocato, voce narrante, oratore instancabile e mutevole che conferisce al racconto un andamento da istruttoria processuale, attraversa la Russia dalla capitale alle sperdute province: un viaggio geografico, storico e temporale che lo porterà a percorrere le miserie, le glorie e i dilemmi del suo popolo.

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Capelvenere

Un interprete traduce storie di profughi in un ufficio statale svizzero. È lui il filo invisibile che lega le molte trame del romanzo: l’asettico verbale, i ricordi di una famosa cantante, la cronaca di una coppia in crisi, la corrispondenza tra padre e figlio, le letture erudite appuntate sulla pagina in costruzione.

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La giornata di un Opričnik

Il romanzo di Vladimir Sorokin si svolge nell’anno 2027 in una Russia fittizia. Racconta un giorno della vita di un Opričnik. E’ un riferimento a una setta creata da Ivan il Terribile nel 1565 con lo scopo di eliminare i suoi nemici spesso ricorrendo a mezzi brutali e cruenti. Nel mondo raccontato da Sorokin gli eccessi dell’impero di Ivan il Terribile e della Russia di Putin sono ampliati e resi nei più fantasiosi ed orrendi dei modi. Nessun dettaglio ci è risparmiato.

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La coda

Pubblicato per la prima volta alla fine degli anni Ottanta dopo essere circolato clandestinamente fra gli intellettuali, il romanzo di Vladimir Sorokin descrive una situazione tipica delle città sovietiche, ovvero la coda che si formava endemicamente di fronte ai negozi, espressione di un tratto patologico di quella società.

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Stelle tardive

Le poesie raccolte nel presente volume, unitamente alle prose di narrativa autobiografica e di meditazione sul senso del poetare che lo concludono, restituiscono un ritratto dinamico dell’autore attraverso tutte le fasi della sua produzione. Ad ogni pagina, anche aprendo a caso, si celebra l’incontro con qualcosa come un monile o una pietra preziosa.

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