E’ l’affresco della lenta, inesorabile autodistruzione di una famiglia di un villaggio del Sud, del suo crollo fisico e morale, dietro al quale si intravede il crollo di una parte della civiltà cinese nei primi anni del secolo.
Su Tong affonda la lama nel sangue marcio di un ambiente chiuso come una serra attorno a un padre-padrone coltivatore di oppio e alla sua famiglia: una moglie ex prostituta che mette al mondo un figlio nato da una relazione con un servo, un figlio idiota ossessionato dalla fame e dall’omicidio, un fratello malato di sifilide.
Su tutto l’odore forte e inebriante dei papaveri da oppio che danno alla famiglia quella ricchezza contaminata che è all’origine del senso del peccato e di espiazione che pervade l’intero libro.