Se le banane sapessero parlare, che cosa potrebbero dirci? Furmi, dodici anni passati a cavarsela in un Paese difficile come il Congo, sta per scoprirlo. Tornando dal lavoro, una sera scopre che nel suo zainetto è finita una banana. Come può essere successo? Lui non è un ladro, ma se lo scoprono rischia di essere licenziato. Le sorprese però sono tutt'altro che finite.
Letteratura della migrazione
Introduzione e bibliografia a cura di Giorgia Del Monte
Il fenomeno della letteratura della migrazione in lingua italiana sta assumendo proporzioni sempre più rilevanti, pur essendo di nascita recente rispetto al panorama europeo. Infatti, l’Italia, che per lungo tempo è stato paese di emigranti, solo a partire dagli anni Ottanta inizia a invertire la propria rotta assistendo all’arrivo di migliaia di immigrati, provenienti dal Sud del mondo nell’intento di costruire una vita migliore.
Molti di loro sono diventati protagonisti di narrazioni in lingua italiana, raccontando storie, componendo versi, facendo teatro, scrivendo sui giornali. Ed è proprio con il termine di scrittori migranti, (definizione ricavata nell’ambito accademico anglosassone, “migrant writers”) che sono stati designati, ossia scrittori stranieri provenienti da luoghi ‘altri’, che vivono in Italia e che scelgono di scrivere nella nostra lingua.
Sono persone che nel contempo cercano e offrono una comprensione di sé attraverso una lingua e in un contesto culturale della realtà ospitante, diversi da quelli di origine. In altri paesi europei, come la Francia, la Germania e l’Inghilterra, con una forte tradizione coloniale e dove l’ immigrazione è un fenomeno già ben consolidato, la letteratura della migrazione si afferma molto tempo prima che in Italia.
D’ altra parte non c’è affatto da stupirsi se a fare da rompighiaccio sono state proprio quelle nazioni dove il dibattito sul multiculturalismo, già da tempo era all’ ordine del giorno, mentre l’ Italia ancora tentava di dismettersi la veste di “popolo di migranti”.
A questo proposito si possono annoverare grandi esempi di scrittori migranti di fama ormai, internazionale come Tahar Ben Jelloun in Francia o Rushdie e Kureishi in Inghilterra. Perché il fenomeno emerga anche nella nostra penisola, bisognerà attendere il 1990, anno in cui vengono pubblicati i tre libri, che segnano convenzionalmente la nascita della letteratura della migrazione in Italia: Chiamatemi Alì del marocchino Mohamed Bouchane, Immigrato del tunisino Salah Methnani e Io venditore di elefanti del senegalese Pap Khouma; segue nel 1991 La promessa di Hamadi del senegalese Saidou Moussa Ba.
Queste prime opere letterarie hanno la peculiarità della doppia firma: il nome dello scrittore migrante è affiancato da quello di un coautore italiano con il compito di curare la forma della narrazione. Infatti, per questi primi scrittori, appena giunti nel nostro paese, la padronanza della lingua italiana è ancora labile: si riscontra la prevalenza della paratassi sull’ipotassi; la costruzione di frasi brevi, di metafore, di figure retoriche, tutto frutto di una mentalità letteraria basata sull’oralità.
Inoltre, in questa prima fase, la tendenza all’autobiografismo è molto forte. Infatti, la testimonianza autobiografica rappresenta il modo più congeniale per affrontare temi che raccontano l’esperienza migratoria e tutto ciò che ad essa è strettamente collegato, ossia le difficoltà, la solitudine, il profondo senso di sradicamento, il problema dell’ integrazione, del razzismo.
Allo stesso tempo queste testimonianze rappresentano un vero e proprio specchio della cultura occidentale, permettendo una costruttiva messa in discussione dei nostri parametri culturali, dei nostri pregiudizi e stereotipi. In un secondo momento, superato il momento d’esordio, le opere di questi scrittori migranti perdono il carattere autobiografico e testimoniale e cominciano ad emanciparsi dalla figura del coautore.
Nascono così opere come quella del tunisino Moshen Melliti che, dopo il libro Pantanella. Canto lungo la strada (tradotto in italiano dall’arabo), scrive direttamente in italiano il romanzo I bambini delle rose. Purtroppo, salvo qualche caso sporadico, le case editrici non pubblicano più libri di immigrati, perché il mercato impone scelte diverse, e così la letteratura prodotta da immigrati rimane per un certo periodo (definito da A. Gnisci “fase carsica”) “invisibile”, riuscendo a diffondersi soltanto grazie all’impegno di piccole case editrici (Fara, Sinnos, Sensibile alle foglie, Datanews), di associazioni (La tenda), di riviste (Mani Tese, Terre di mezzo), di studiosi, all’interno e all’esterno del mondo universitario (Armando Gnisci, Matteo Taddeo) o di premi letterari, come Exs&Tra, organizzato da Roberta Sangiorgi insieme all’ Editore Fara.
Solo all’ inizio del nuovo millennio finalmente la letteratura migrante torna a suscitare l’interesse delle grandi case editrici. Vengono così recuperate opere di scrittori migranti che avevano ottenuto una discreta popolarità al momento della pubblicazione e, soprattutto, se ne pubblicano di nuove.
Attualmente si sta assistendo ad un vero e proprio successo di questo nuovo genere letterario e ciò rappresenta un momento significativo sia per gli scrittori emergenti, sia per quelli che continuano a scrivere, sia per la realtà italiana che, solo in tempi recenti, sta iniziando a familiarizzare con il nuovo contesto multiculturale.
I testi presentati in questa bibliografia appartengono a tutti gli scrittori e le scrittrici pubblicati negli ultimi anni, che condividono l’esperienza della migrazione e della scrittura, sebbene si differenzino per il percorso letterario e di vita.
Il contributo che questi scrittori apportano, con le loro opere, attraverso nuove forme di linguaggio, modi nuovi di scrivere, di pensare, di vivere rappresenta un momento fondamentale per poter stabilire un rapporto di dialogo e di scambio.
Il nostro intento è quello di far scoprire la capacità di seduzione di queste narrazioni e far avvicinare il lettore, senza mediazione alcuna, alle storie dei protagonisti della nuova realtà multiculturale italiana.
Colpo di testa
Kinshasa, Congo. Bilia corre tra la folla del mercato perché ha rubato un casco di banane. Quanto basta per finire in carcere. In prigione ci sono altri ragazzi, altre storie che si intrecciano alla sua. Si può tornare indietro, ricominciare daccapo? No. Ma guardare avanti, in cerca di una nuova occasione, sì. Per Bilia la nuova occasione è legata al pallone.
Nuvole sull’equatore
Giulia è una bambina meticcia che vive l’esperienza dell’abbandono e che trascorre, come molte sue compagne di quell’epoca post coloniale, una parte della sua vita nelle missioni delle suore della Consolata. Il racconto è prevalentemente ambientato nella Mogadiscio degli anni dell’Amministrazione Fiduciaria Italiana in Somalia e segue le trasformazioni della città fino alla presa del potere da parte del generale Siad Barre. Il periodo dell’AFIS è caratterizzato dall’incremento delle nascite di questi ragazzi/e che vengono additati da entrambe le comunità (somala e italiana) come portatori di un forte stigma sociale. In un intreccio di culture e di personaggi così diversi tra loro, Giulia rappresenta l’anello di congiunzione, il ponte che unisce due mondi così distanti, rivendicando però con fierezza la sua diversità.
Nettare rosso. Storia di un’ossessione sessuale
Non ti muovere, voglio passare quanto più tempo possibile così, riempita, unita a te, percepire il tuo pulsare dentro di me. Così Stefania si rivolge a Luca in un momento della loro relazione. Una storia d’amore particolare e diversa, accompagnata dall’immagine ricorrente ed ossessiva del gesto aggraziato di una ragazza orientale. Una storia descritta nei toni delicati di un acquerello ed accompagnata dal segno stilizzato delle illustrazioni di un moderno kamasutra.
Asmara addio
Dall'inizio del secolo al secondo dopoguerra la storia di una famiglia italiana in Eritrea. Una storia che segue in parallelo i fatti privati quotidiani di Filippo e Lidia Conti, dei loro figli e nipoti e i tragici e grandiosi avvenimenti in Italia e in Europa. Un romanzo-verità intessuto di memorie, di personaggi forti e coraggiosi, di contrastanti e splendidi paesaggi.
L’abbandono.Una storia eritrea
Quella che potrebbe essere una normale storia di seduzione e di abbandono si complica per l'intrecciarsi di culture e razze, di vissuti e aspettative tanto diversi. Sellass, la protagonista, vive un doppio sradicamento: il rifiuto degli italiani che non vogliono famiglie miste e quello degli eritrei del suo villaggio per i quali è diventata irreparabilmente "diversa".
Rondini e ronde. Scritti migranti per volare alto sul razzismo
La sigla è di quelle che più anonime non si può. Ma dietro il ddl 733 B si cela una delle leggi tra le più retrive pensate dal governo Berlusconi, cinicamente detta “pacchetto sicurezza”.
Dal 2 giugno 2009, giorno della sua entrata in vigore, la clandestinità è un reato penale. Fuggire da un Paese in guerra, dalle torture, dalla fame e scegliere l’Italia come approdo porta dritti in quei lager che sono i Centri di identificazione ed espulsione. Oppure in galera.
I racconti contenuti in questa antologia sono stati scritti da autori migranti e italiani.
Storie di Extracomunitaria Follia
Storie di Extracomunitaria Follia sono un caleidoscopio sulla vita che mette a fuoco le esistenze dei protagonisti così uniche, eppure simili, per quel farsi attraversare dal filo rosso della separazione…
Qui si fa spazio un’umanità respinta e marchiata col ferro e col fuoco dello stereotipo, ma anche sapori e odori nuovi che invadono le strade, travestiti protetti da angeli custodi e bambini vivaci tenacemente innamorati della lingua italiana.
La sposa degli dei
"Lassù, al villaggio di Dugà, gli anziani dicono di un ragazzo ribelle che è posseduto dallo spirito dell’Adédjé in piena. Kossivi, figlio di Mambono (madre di Mambo), fratello di Mambo e Gbédé, nipote dell’hunò Briyawo, già all’età di sette anni era posseduto dallo spirito dell’Adédjé in piena. Oggi, girando per le strade sassose e irregolari di Dugà, capita d’incontrare un uomo di bassa statura, gambe arcuate, barba grigia incolta, viso scavato e occhi spenti...
All’incrocio dei sentieri. I racconti dell’incontro
I racconti di Kossi Komla-Ebri, ambientati in Africa, in Francia e in Italia, attingono al vissuto quotidiano, parlano di amore, di viaggi, di nostalgia, di fierezza e di dignità, smascherando gli stereotipi con l'ironia.
Imbarazzismi. Quotidiani imbarazzi in bianco e nero
Episodi esilaranti, e inquietanti, di quotidiano razzismo spesso inconsapevole, raccontati da un cittadino italo-toghese, attualmente in Italia, dove si è laureato in medicina e chirurgia, specializzandosi in chirurgia generale.
Ode nascente – Ode naissante
L’amore e gli stracci del tempo
Dal comunismo al consumismo
La Romania degli anni ’70 e questo monito piuttosto impegnativo sono il punto di partenza delle riflessioni di un autore proclamatosi - una volta approdato in Italia, 18 anni fa - l’Osservatore Romeno.
Sono raccolte in questo volume le considerazioni poetiche su un percorso che lo ha visto protagonista sull’altalena tra due modelli che nella loro applicazione hanno procurato ad alcuni benessere e ad altri dolore.
Io, venditore di elefanti. Una vita per forza fra Dakar, Parigi e Milano
L’ estate è crudele
La storia di Parviz e Maryam prende corpo attraverso la ricerca del figlio, Keivan, che da Teheran va a visitare Roma, la città nella quale i genitori si sono conosciuti e innamorati quando studiavano all'università; il suo viaggio è una porta aperta sulla vicenda che lega i due protagonisti attraverso l'amore ma complice anche una fede politica sentita come irrinunciabile ideale.
Il lettore segue prima l'avventuroso viaggio di Parviz da Roma a Teheran passando per la Germania, la Turchia, e infine il Kurdistan; poi assiste al ricongiungimento dei due giovani, in patria, sino al drammatico epilogo, nel quale entrambi trovano la morte per mano della Savak: Parviz viene ucciso nel corso di un'irruzione insieme agli altri compagni della sua cellula, Maryam viene invece arrestata e torturata.
La grande casa di Monirrieh
Attraverso Zahra e la ricerca di identità della figlia maggiore emerge un Iran insieme familiare e lontano, è un mondo in cui non c'è spazio per l'esotismo e dove la Storia è sempre ricondotta alla grande figura di Zahra, catalizzatrice, capro espiatorio, monumento muliebre di un modo di vivere che azzera il luoghi comuni.
Rosso come una sposa
La fine del comunismo è raccontata dalle sue discendenti, non senza rimpianti, perché per loro, pur tra tanti lati oscuri, la dittatura riuscì a sollevare l'Albania da uno stato di arretratezza feudale. Le vicende più vicine a noi sono raccontate da una nipote di Saba.