Indovina con chi mi sposo è la storia di un’amicizia e di un matrimonio bianco tra Alice, giovane studentessa franco-algerina, e Amadou, detto Mad, suo coetaneo originario del Mali, ma cresciuto in Francia. Dalla morte del padre, il ragazzo è costretto a combattere contro la burocrazia francese a ogni rinnovo del permesso di soggiorno: a causa del mutato clima politico e della stretta nei confronti degli immigrati Mad infatti rischia il rimpatrio. L’ipotesi di essere separati è intollerabile per i due amici, abituati a condividere tutto e a poter contare l’uno sull’altra fin dall’infanzia, e Mad chiede ad Alice di sposarlo per ottenere così la cittadinanza francese.
Letteratura della migrazione
Introduzione e bibliografia a cura di Giorgia Del Monte
Il fenomeno della letteratura della migrazione in lingua italiana sta assumendo proporzioni sempre più rilevanti, pur essendo di nascita recente rispetto al panorama europeo. Infatti, l’Italia, che per lungo tempo è stato paese di emigranti, solo a partire dagli anni Ottanta inizia a invertire la propria rotta assistendo all’arrivo di migliaia di immigrati, provenienti dal Sud del mondo nell’intento di costruire una vita migliore.
Molti di loro sono diventati protagonisti di narrazioni in lingua italiana, raccontando storie, componendo versi, facendo teatro, scrivendo sui giornali. Ed è proprio con il termine di scrittori migranti, (definizione ricavata nell’ambito accademico anglosassone, “migrant writers”) che sono stati designati, ossia scrittori stranieri provenienti da luoghi ‘altri’, che vivono in Italia e che scelgono di scrivere nella nostra lingua.
Sono persone che nel contempo cercano e offrono una comprensione di sé attraverso una lingua e in un contesto culturale della realtà ospitante, diversi da quelli di origine. In altri paesi europei, come la Francia, la Germania e l’Inghilterra, con una forte tradizione coloniale e dove l’ immigrazione è un fenomeno già ben consolidato, la letteratura della migrazione si afferma molto tempo prima che in Italia.
D’ altra parte non c’è affatto da stupirsi se a fare da rompighiaccio sono state proprio quelle nazioni dove il dibattito sul multiculturalismo, già da tempo era all’ ordine del giorno, mentre l’ Italia ancora tentava di dismettersi la veste di “popolo di migranti”.
A questo proposito si possono annoverare grandi esempi di scrittori migranti di fama ormai, internazionale come Tahar Ben Jelloun in Francia o Rushdie e Kureishi in Inghilterra. Perché il fenomeno emerga anche nella nostra penisola, bisognerà attendere il 1990, anno in cui vengono pubblicati i tre libri, che segnano convenzionalmente la nascita della letteratura della migrazione in Italia: Chiamatemi Alì del marocchino Mohamed Bouchane, Immigrato del tunisino Salah Methnani e Io venditore di elefanti del senegalese Pap Khouma; segue nel 1991 La promessa di Hamadi del senegalese Saidou Moussa Ba.
Queste prime opere letterarie hanno la peculiarità della doppia firma: il nome dello scrittore migrante è affiancato da quello di un coautore italiano con il compito di curare la forma della narrazione. Infatti, per questi primi scrittori, appena giunti nel nostro paese, la padronanza della lingua italiana è ancora labile: si riscontra la prevalenza della paratassi sull’ipotassi; la costruzione di frasi brevi, di metafore, di figure retoriche, tutto frutto di una mentalità letteraria basata sull’oralità.
Inoltre, in questa prima fase, la tendenza all’autobiografismo è molto forte. Infatti, la testimonianza autobiografica rappresenta il modo più congeniale per affrontare temi che raccontano l’esperienza migratoria e tutto ciò che ad essa è strettamente collegato, ossia le difficoltà, la solitudine, il profondo senso di sradicamento, il problema dell’ integrazione, del razzismo.
Allo stesso tempo queste testimonianze rappresentano un vero e proprio specchio della cultura occidentale, permettendo una costruttiva messa in discussione dei nostri parametri culturali, dei nostri pregiudizi e stereotipi. In un secondo momento, superato il momento d’esordio, le opere di questi scrittori migranti perdono il carattere autobiografico e testimoniale e cominciano ad emanciparsi dalla figura del coautore.
Nascono così opere come quella del tunisino Moshen Melliti che, dopo il libro Pantanella. Canto lungo la strada (tradotto in italiano dall’arabo), scrive direttamente in italiano il romanzo I bambini delle rose. Purtroppo, salvo qualche caso sporadico, le case editrici non pubblicano più libri di immigrati, perché il mercato impone scelte diverse, e così la letteratura prodotta da immigrati rimane per un certo periodo (definito da A. Gnisci “fase carsica”) “invisibile”, riuscendo a diffondersi soltanto grazie all’impegno di piccole case editrici (Fara, Sinnos, Sensibile alle foglie, Datanews), di associazioni (La tenda), di riviste (Mani Tese, Terre di mezzo), di studiosi, all’interno e all’esterno del mondo universitario (Armando Gnisci, Matteo Taddeo) o di premi letterari, come Exs&Tra, organizzato da Roberta Sangiorgi insieme all’ Editore Fara.
Solo all’ inizio del nuovo millennio finalmente la letteratura migrante torna a suscitare l’interesse delle grandi case editrici. Vengono così recuperate opere di scrittori migranti che avevano ottenuto una discreta popolarità al momento della pubblicazione e, soprattutto, se ne pubblicano di nuove.
Attualmente si sta assistendo ad un vero e proprio successo di questo nuovo genere letterario e ciò rappresenta un momento significativo sia per gli scrittori emergenti, sia per quelli che continuano a scrivere, sia per la realtà italiana che, solo in tempi recenti, sta iniziando a familiarizzare con il nuovo contesto multiculturale.
I testi presentati in questa bibliografia appartengono a tutti gli scrittori e le scrittrici pubblicati negli ultimi anni, che condividono l’esperienza della migrazione e della scrittura, sebbene si differenzino per il percorso letterario e di vita.
Il contributo che questi scrittori apportano, con le loro opere, attraverso nuove forme di linguaggio, modi nuovi di scrivere, di pensare, di vivere rappresenta un momento fondamentale per poter stabilire un rapporto di dialogo e di scambio.
Il nostro intento è quello di far scoprire la capacità di seduzione di queste narrazioni e far avvicinare il lettore, senza mediazione alcuna, alle storie dei protagonisti della nuova realtà multiculturale italiana.
Un pirata piccolo piccolo
Chi nasce il 29 febbraio vive il tempo in un modo davvero strano: salta da 4 a 8, da 8 a 12, e così via. Hassinu, il protagonista del romanzo, è un impiegato alle poste di Algeri. Ha 40 anni ma non lo sa, perché è nato il 29 febbraio: senza preavviso passa da 36 a 40 anni e si sente in qualche modo scippato della propria vita, come molti della sua generazione cui hanno rubato gli anni migliori. Amara Lakhous racconta una generazione, un paese che ha anticipato, in qualche modo, quello che sta succedendo oggi in tutto il mondo arabo. Hassinu vuole il pane e la libertà, come i giovani arabi di oggi che si stanno ribellando alle dittature.
Miele e latte sotto la tua lingua. Sensuali latenze dell’eros multietnico
Secondo le statistiche del 2010, in Italia un matrimonio ogni sette coinvolge un partner straniero. Quante siano le unioni di fatto è impossibile quantificare. C’è qualcosa che rende emotivamente più ricca la coppia mista? Dove si cela la magia dell’eros multietnico? L’espatrio è lacerazione. Alienazione. Il tuffo in una cultura estranea frantuma tutti riferimenti abituali, l’identità si sbriciola nel labirinto di nuovi modelli di comportamento. Per trovare l’equilibrio fra due mondi, il migrante ha estremo bisogno di relazioni, di calore e di affetto.
Quello che è male ai tuoi occhi
Scoprirsi straniero, scoprirsi solo.
È la desolante condizione in cui piomba Dalla Pozza, primo cittadino e illusorio padrone di un mondo sotto il quale, morto, sprofonda senza redenzione. Fiero dei suoi pregiudizi, egli diventa protagonista di un viaggio iniziato con grandi speranze, ma che lo porterà a un groviglio infernale di carte, divieti e criminalizzazioni. L’Ade in cui discende è un paese intrappolato nelle proprie contraddizioni, carico di menzogne e di dilagante cattiveria.
Mi brucia il cuore! Viaggio di un hazara in Afganistan, e ritorno
Dell’Afganistan mi mancano gli anni Settanta. Ho nostalgia di una cosa che non ho vissuto..., e poi Hussain racconta invece quello che ha davvero vissuto; non tanto il viaggio per raggiungere l’Occidente, ma quello intrapreso nell’Afganistan del 2008, tra paura, sudore e polvere, per ritrovare dopo sette anni la madre e condurla al sicuro.
Il mio nome è Regina
Marie Reine ha nove anni quando con un colpo di stato, il terzo in tre anni, Thomas Sankara prende il potere in Alto Volta, l'attuale Burkina-Faso. Suo padre, Andre Toe, è un importante funzionario del Ministero degli Esteri, legato a filo doppio al vecchio regime. Per questo sarà vittima degli eccessi della Rivoluzione, spogliato dei suoi beni e della sua dignità.
Il racconto di Nadia
Nadia racconta con rammarico la vita della madre cattolica vissuta all'ombra di un marito musulmano di dodici anni più vecchio di lei, e della sua seconda giovane moglie. Su quel volo diretto in Portogallo Nadia apre il suo cuore a Elisa, descrivendo passo a passo la storia della sua vita, del Mozambico coloniale e del Mozambico indipendente, dei suoi quindici fratelli e delle sue due mamme.
La Panchina. Ovvero, ha senso emigrare?
Sensibile, schivo e pur tenace, indifeso e pur deciso, con la speranza in un futuro migliore, con alle spalle un viaggio difficile, Kilap approda nell'Isola, con tanti sogni da realizzare. Solo, ma con una moltitudine di pensieri, una giostra di idee che si affollano nella sua mente.
Pensieri, angosce, idee, dubbi, speranze alimentano la sua voce di immigrato che ha bisogno di raccontare, di raccontarsi. Il racconto di Kilap Gueye è la testimonianza dell'esigenza di riempire un vuoto, un'assenza, ma anche di superare le barriere con l'altro, di comunicare, di raggiungere la liberazione personale senza rinunciare alla propria cultura, senza abdicare al proprio sentire.
Verrà domani e avrà i tuoi occhi. Frammenti di vita migrante dall’universo del lavoro in Italia
C’è il buttafuori senegalese che canta l’amore e la lontananza che uccide i rapporti, “l’eterna attesa di mogli e mariti, di figli e figlie”. C’è la prostituta dell'Est intrappolata nel cortocircuito della propria vita e c’è la badante ecuadoriana che proprio non ci sta a farsi mettere i piedi in testa. C’è lo scrittore del Burkina Faso ingannato da un editore senza scrupoli e c’è la bambina rom con le dita sporche di inchiostro che non si cancellerà. C’è l’ingegnere disoccupato che chiede l’elemosina. Risucchiati nell’inferno della burocrazia che cataloga e marchia, divide e sancisce loro, gli stranieri ordinari, “testimoni di due mondi, vagabondi tra le culture”. Sono loro i protagonisti di questi frammenti di vita, spaccato di una società che senza immigrati è condannata al declino, scorci di esistenze raccontati con originalità da scrittori migranti e italiani.
Miral
Miral è una bambina, quando tra le mura bianche della città di Gerusalemme le vicende dello scontro tra israeliani e palestinesi cominciano a scandire la sua vita: la morte tragica della madre, il coinvolgimento della zia in un attentato terroristico, la decisione del padre di affidarla all’accoglienza del collegio di Hind Husseini. Sarà questa donna, capace di porsi con ostinata pazienza al servizio del suo popolo, a insegnarle l’ardore della lotta politica e il coraggio di sperare nella libertà, ma anche la saggezza e la pazienza.
I Fiori di Kirkuk
Sono gli anni Ottanta. Najla, giovane dottoressa iraqena all’Università di Roma, torna a Kirkuk, a circa 250 km da Baghdad, alla ricerca del fidanzato coinvolto nella resistenza.
Il tragediometro e altri racconti
Meltèmi
Il meltèmi è il vento secco che proviene dal nord-nordest del Mar Egeo, a volte anche dal nordovest. E' un vento piacevole, che rinfresca le calde giornate in un appuntamento estivo, immancabilmente, ogni anno. Per questo si chiama anche etesio, cioè annuale. Forte quanto basta, il meltèmi modera il caldo e ti lascia vivere l'estate ma può anche diventare imprevedibile e allora supera i limiti e scatena incendi sulla terra e burrasche in mare. L'autrice ha scritto molti di questi versi in contemplazione prolungata nel tempo, anche a distanza di anni. Altri versi, invece, sono fuggiti e si sono insediati clandestinamente sulla carta, impulsivi e incontrollabili, approfittando della burrasca.
Noi italiani neri
Quali sono, oggi, le aspirazioni e i disagi quotidiani di chi indossa la pelle nera in Italia? Come vivono i nuovi italiani neri, figli di coppie miste, o adottati, o nati da genitori africani residenti da decenni nel nostro Paese? E soprattutto, esiste un problema razzismo in Italia? Come va concepita la nozione di cittadinanza nella nostra società, destinata a essere sempre più multietnica? Mescolando sapientemente l’inchiesta giornalistica con la finzione narrativa, il piano del presente e del passato, Noi italiani neri si muove tra i campi di calcio – infestati dal razzismo degli ultrà, in Italia, Francia e Inghilterra, a volte con la connivenza di certa politica – e i campi di battaglia della seconda guerra mondiale, raccontando il sacrificio di migliaia di soldati neri che combatterono contro le armate hitleriane, contribuirono alla vittoria ma non poterono, per il razzismo dei vertici militari americani, partecipare alla parata per la liberazione di Parigi e furono dimenticati dalla storiografia europea.
Fra-intendimenti
Nel 1986 quando il padre, uno dei maggiori uomini politici della Somalia contemporanea, era in carcere già da quattro anni, Kaha Aden ha abbandonato il suo paese salvandosi dai venti di guerra che avrebbero sconvolto Mogadiscio e tutta la nazione. In Fra-intendimenti l’autrice ci racconta gli spari che annunciano la guerra civile, le riunioni dei saggi sotto le querce, il profumo di zenzero e cardamomo in una tazza di tè, i soldati bambini in pantaloni kaki, armati per uccidere e razziare.
La mia casa è dove sono
Quando è scoppiata la guerra in Somalia Igiaba non se n'è accorta. Aveva sedici anni, stava a Roma, e quella sera sperava solo di baciare il ragazzo che le piaceva. Non sapeva che per due anni non avrebbe più avuto notizie di sua madre. Non sapeva che la guerra si porta via tutto, anche l'anima. Igiaba è nata a Roma perché suo padre, ex ministro degli Esteri somalo, ci veniva a "studiare la democrazia" negli anni Cinquanta. E al Sistina era rimasto stregato dalla voce di Nat King Cole e dalla sensazione che in quella città si potesse ricominciare a sognare. Se ne ricordò tanti anni dopo, quando il colpo di stato di Siad Barre costrinse lui e la famiglia all'esilio in un altro paese. Per questo Igiaba per lungo tempo ha sentito parlare della sua terra solo attraverso le fiabe della madre e i racconti nostalgici dei fratelli, che ricordavano i fasti passati.
Il volo di Mohamed. Poesie scelte
Le lezioni di Selma
Sarajevo, 1992. Selma Coen è una donna ebrea colta e raffinata, sposata con un medico musulmano. La città bosniaca è sotto assedio, ma l'eco dei combattimenti non arriva a turbare la serenità borghese della sua vita, fino a quando tre soldati serbi si installano brutalmente a casa Coen per interrogare il marito. Vi rimarranno per tutta la durata dell'assedio. Il racconto lungo di Sarah Zuhra Lukanic si sviluppa all'interno della sua abitazione, delineando con delicatezza e maestria i personaggi, coinvolti loro malgrado in sofferti rapporti di odio-amore.
Divorzio all’islamica a viale Marconi
2005. I servizi segreti italiani ricevono un'informativa: un gruppo di immigrati musulmani, che opera a Roma nella zona di viale Marconi, sta preparando un attentato. Per scoprire chi siano i componenti della cellula viene infiltrato Christian Mazzari, un giovane siciliano che parla perfettamente l'arabo.
Christian inizia la sua indagine sotto copertura: per gli abitanti del quartiere diventa Issa, un immigrato tunisino in cerca di un posto letto e di un lavoro. Il suo destino si incrocia con quello di Sofia, una giovane immigrata egiziana che indossa il velo e vive nel quartiere assieme al marito Said, alias Felice, architetto reinventatosi pizzaiolo. Attraverso Sofia si vede la cultura islamica con gli occhi di una donna alle prese con una vita coniugale complicata.
Corri Lidja, corri
Corri Lidja, corri racconta una storia dai tratti reali, una tragedia dei nostri tempi - la piaga dei bambini soldato - attraverso gli occhi della protagonista, Lidja, che riesce a non perdere mai il candore dell'infanzia anche nelle situazioni più drammatiche. L'autore, nativo dei luoghi che racconta, narra con sensibilità una tragedia dell'Africa in cui sono i bambini a pagare lo scotto più alto.