Nell’ospedale militare di Val de Gross, a Parigi, è ricoverata Taji al-Mulik, una donna di novant’anni con una vita tumultuosa alle spalle. Nonostante si sia stabilita a Parigi da tempo, la sua mente è sempre rivolta alla sua vita passata trascorsa a Baghdad, un periodo di cui conserva gelosamente i ricordi.
Inaam Kachachi
Nata a Baghdad nel 1952, dopo essersi laureata in giornalismo, ha iniziato a lavorare nel suo paese per la stampa e la radio.
Ha conseguito un dottorato in storia del giornalismo dell’università della Sorbonne, dove insegna la stessa materia. È corrispondente a Parigi per diverse testate arabe.
Dispersi
Diwaniya. Questo il nome della cittadina a sud dell’Iraq a cui è destinata la giovane ginecologa Wardiya Iskandar. E nostalgia si chiama il sentimento che più le brucia dentro quando conta i giorni che la separano dal suo primo rientro a casa, nella Baghdad degli anni Cinquanta. Lei ancora non lo sa, ma Diwaniya la segnerà per sempre, le regalerà l’amore, le insegnerà la vita. Qui la brillante dottoressa cristiana imparerà la dedizione per le sue pazienti, qui manderà a memoria le canzoni di Umm Kalthum e qui metterà al mondo quattro figli. Ma l’Iraq, il paese più bello, è diviso e periodicamente tormentato da venti di guerra.
Parole di donne irachene
Alcune di loro hanno conosciuto la tortura, altre la via dell'esilio, altre ancora sono morte.
Queste donne di Bassora e Baghdad, grazie a Inaam Kachachi, ci raccontano del loro universo intimo, della vita di ogni giorno di questa metà dell'umanità, votata da troppi, troppi anni a mandare avanti la famiglia, nonostante tutto.