Il primo folgorante incontro di Hisham Matar con la pittura della Scuola senese risale ai suoi giorni da studente a Londra, poco dopo che il padre era sparito nelle prigioni di Gheddafi senza piú fare ritorno. Venticinque anni piú tardi, in cerca di rigenerazione e quiete, Matar parte infine per la città che di quella tradizione artistica fu la culla. Il suo viaggio a Siena dura trenta giorni, durante i quali le visite quotidiane alle opere di Duccio di Buoninsegna, Simone Martini, Ambrogio Lorenzetti e gli altri si alternano a lunghe passeggiate senza meta.
Hisham Matar
Hisham Matar, nato a New York nel 1970 ha trascorso la sua prima infanzia negli Stati Uniti insieme ai genitori, poiché suo padre, Jaballa Matar, in quel periodo lavorava per la delegazione libica alle Nazioni Unite. All’età di circa tre anni torna a vivere con la sua famiglia a Tripoli, dove trascorre i successivi sei anni della sua vita. Nel 1979 le persecuzioni politiche perpetrate dal regime di Gheddafi presero di mira suo padre, leader dell’opposizione libica, costringendolo ad abbandonare il paese con i suoi famigliari. Il luogo d’esilio fu il Cairo, dove Matar e il fratello continuarono i loro studi. Dopo essersi trasferito a Londra nel 1986, conseguì la laurea in architettura al Goldsmiths College. Attualmente è considerato voce simbolo della letteratura libica contemporanea.
Il ritorno. Padri, figli e la terra fra di loro
Hisham Matar ha diciannove anni quando suo padre Jaballa, fiero oppositore del regime di Muammar Gheddafi, viene sequestrato nel suo appartamento del Cairo, rinchiuso nella famigerata prigione libica di Abu Salim e fatto sparire per sempre. Ventidue anni piú tardi il figlio Hisham, che non ha mai smesso di cercarlo, può approfittare dello sprazzo di speranza aperto dalla rivoluzione del febbraio 2011 per fare finalmente ritorno nella terra della sua infanzia felice. Quel viaggio verso un presente ormai sconosciuto non è che lo spunto per un itinerario storico e affettivo ben piú vasto.
Anatomia di una scomparsa
"Ci sono volte in cui l'assenza di mio padre mi pesa sul petto come se ci stesse seduto sopra un bambino". Così il narratore di questa storia, Nuri el-Alfi, avvia il suo ricordo, e il bambino lì evocato è anche il se stesso di tanti anni prima, un Nuri quattordicenne lasciato a contemplare l'assenza del padre, Kamal Pasha, quando questi viene strappato al suo letto dalla lunga mano del potere di uno stato mediorientale in cui si riconosce l'Iraq degli anni Settanta, per non farvi mai più ritorno.
Nessuno al mondo
In una terra dominata dagli uomini, una ragazza viene costretta al matrimonio all'età di quindici anni dai maschi di famiglia. Siamo nella Libia di Gheddafi. Dal matrimonio combinato nasce Suleiman, e la madre da quel momento è soltanto Um Suleiman. Una giovanissima madre lasciata troppo sola dal marito, sempre lontano da casa per misteriosi affari. Nell'estate del 1979 l'equilibrio del mondo di Suleiman riceve un colpo definitivo.