La saggezza del condannato a morte e altre poesie


In questa autobiografia, La mappa del mio ritorno, Salman Abu Sitta racconta in dimensione personale i drammatici avvenimenti che precedono, attraversano e seguono la nakba del 1948. Racconta dell’infanzia felice trascorsa nella terra di famiglia, l’espulsione, gli anni di studio passati al Cairo durante la caduta della monarchia e l’avvento del nasserismo, la guerra di Suez del 1956 e l’occupazione israeliana di Gaza, gli studi di dottorato e ricerca scientifica nell’Inghilterra dei primi anni ’60 , il lavoro di professore universitario in Canada, la sconfitta degli eserciti arabi nella guerra dei Sei giorni del 1967, l’occupazione di Gerusalemme e di vasti territori arabi, l’impegno politico e l’invasione israeliana del Libano nel 1982, il lavoro da ingegnere in Kuwait e la fuga durante la prima guerra del Golfo nel 1990.
Nahr è rinchiusa nel Cubo: tre metri quadrati di cemento armato levigato, privata di ogni riferimento di tempo, con i suoi sistemi di alternanza luce e buio che nulla hanno a che vedere con il giorno e la notte. Vanno a trovarla dei giornalisti, ma vanno via a mani vuote, perché Nahr non condividerà la sua storia con loro. Il mondo lì fuori chiama Nahr una terrorista e una puttana; alcuni forse la chiamerebbero una rivoluzionaria o un esempio. Ma la verità è che Narh è sempre stata molte cose e ha avuto molti nomi. Era una ragazza che ha imparato, presto e dolorosamente, che quando sei un cittadino di seconda classe l’amore è un solo tipo di disperazione; ha imparato, sopra ogni cosa, a sopravvivere.
Palestina, 1947. Giaffa è una città viva di mercati, caffè, strade affollate, aperta sul mare pescoso e chiusa da distese immense di aranceti profumati. Subhi è un ragazzo che sogna di diventare il Miglior Meccanico della città. È in effetti un talento e quando riesce a riparare una pompa d'irrigazione, il ricco uomo d'affari che lo ha messo alla prova gli fa confezionare, in segno di riconoscenza, un abito inglese in lana di Manchester. Subhi è al settimo cielo e con quell'abito acquista una nuova consapevolezza di sé e della città in cui si muove, ma soprattutto immagina di indossarlo, malgrado il caldo, per fare colpo sulla ragazza dei suoi sogni, la giovanissima e bellissima Shams.
Ambientato a Gaza dagli anni Ottanta ai nostri giorni, il romanzo di Ahmed Madoud racconta l’affannosa ricerca da parte di Omar Ouda del padre Mustafa, scomparso una notte dalla casa di famiglia. Cosa è successo? E’ stato rapito dalle forze di occupazione israeliane o è una vittima delle lotte intestine tra gruppi palestinesi rivali? Oppure partito improvvisamente per motivi familiari? Con la sua ricerca, in cui è sostenuto dal fedele amico Ahmed, Omar attira però l’attenzione delle forze militari israeliane che lo costringono a scegliere tra la sua famiglia e la comunità, e a prendere decisioni che nessun ragazzino dovrebbe mai trovarsi a considerare.
La protagonista, una ragazzina senza nome, incarna in modo esemplare sia la seconda generazione dell'Intifada che le ultime tendenze della narrativa dei Territori occupati: sulla pagina bianca, prima che il fragore dell'epica bisogna riversare l'arte di sopravvivere.
Pallidi segni di quiete raccoglie i più bei racconti di Adania Shibli, la giovane scrittrice palestinese. La narratrice conferma nei racconti il suo grande talento, aggredendo la pagina con una secchezza descrittiva che turba e affascina. Calando l’asciutta enunciazione di minuti fatti quotidiani in un’atmosfera oscillante tra stupore e sgomento, Adania Shibli consegna al lettore un mondo drammaticamente incomprensibile. Da Senza rami a Necrologio di un bravo professore del quartiere armeno a Pallidi segni di quiete, che dà il titolo alla raccolta, è un incessante succedersi di finestre che si spalancano su un universo bello e terribile, fissato da occhi inermi e spietati.
Damasco suona magica e favolosa, e continua a suonare così mentre si riempie di violenza e di fantasmi. Nessuno meglio di Suad Amiry poteva raccontare il fulgore del passato per aprire una porta sul presente. Il racconto comincia nel 1926, nel palazzo di Jiddo e Teta - marmi colorati, soffitti a cassettoni, fontane che bisbigliano nell'ombra -, comincia quando, dopo trent'anni di matrimonio, Teta torna per la prima volta ad 'Arrabeh, il villaggio da cui era partita poco più che bambina per andare in sposa al ricco e nobile mercante damasceno Jiddo.
Undici pianeti, scritto nel 1992, è forse uno dei lavori più completi del poeta palestinese, ed è legato a un data chiave per la storia araba e mondiale, il 1492, anno della scoperta dell’America e della definitiva espulsione di musulmani ed ebrei dall’Andalusia. Questi due eventi sono i temi su cui ruotano le prime due sezioni dell’opera: Undici pianeti sull’ultima scena andalusa e Penultimo discorso del pellerossa all’uomo bianco.
Romanzo illustrato delle primavere arabe. I pochi anni che ci separano dalle ‘Primavere arabe’ sono stati riempiti dalla perdita delle illusioni: forse perciò sono divenute oggetto di sintesi letterarie di cui questo libro è un esempio. L'opera della palestinese Samia Atout è costituita soprattutto da racconti che si distinguono per il loro carattere sperimentale. Una sperimentalità riscontrabile anche in questo romanzo.
Gaza è sotto bombardamento israeliano, sono le 8:00 di sera e Rashid sta fumando uno spinello sul tetto della casa di famiglia, ha appena ricevuto una notizia importante: ha vinto una borsa di studio per Londra, la via di fuga che stava aspettando. Iman, la sua sorella gemella, un’attivista molto rispettata per l’impegno sul campo, viene contattata dall’ala islamica del centro culturale che frequenta: le propongono di farsi esplodere in un attentato suicida…
Le storie, le loro illustrazioni, il bosco di storie in cui i bambini ci invitano a passeggiare insieme a loro sono riusciti nell'intento desiderato: somiglianze e diversità emergono e nutrono il lettore con i loro profumi e sapori. Quanto all'amicizia - rubo le parole a Linguacciuto - «bisogna avere pazienza, ci vuole tempo, tutto il tempo che ci vorrà», ma il seme è messo e crescerà. Tra i due mondi - i bambini palestinesi del campo profughi di Burj al Shemali in Libano e i bambini romani di Primavalle a Roma divisi da distanze geografiche e linguistiche - prima ignari l'uno dell'altro, tanto diversi tra loro, ora c'è solo il mare. Niente frontiere, niente pregiudizi, nessuna paura. Sono insieme i bambini, compagni di viaggio uguali e diversi, ricchezza del mondo perché, come dice Eduardo Galeano, «Siamo fatti di atomi e di storie».
Questo libro è stato pensato come compagno di giochi e scoperte per i bambini durante la loro crescita dai 2 ai 12 anni. La piccola lanterna, con la principessa alle prese con un sole troppo grande, è una bella storia da ascoltare, leggere o raccontare, disegnare.
Il libro prende per mano il bambino e lo accompagna in un lungo viaggio fatto di colori, luci e fantasia che lo porterà a fare parte della storia.