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Incubi di Beirut

Il dramma della guerra civile libanese,'una guerra di tutti contro tutti', perché è anche una guerra alle ipocrisie della famiglia tradizionale, all'egoismo della società borghese che ha perso ogni valore umano.
Un’esperienza sconvolgente raccontata da una delle più interessanti personalità del mondo letterario arabo.

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Fuori degli argini – Racconti del 68 egiziano

Nell'aprile del 1968 apparve al Cairo una nuova rivista letteraria: ""Galleria 68"".
L'evento ebbe una grande eco negli ambienti culturali egiziani del periodo e aprì le porte a una nuova generazione di autori mossi dall'urgenza di dare voce a un anelito di rinnovamento socio-culturale profondamente sentito, che non poteva trovare espressione nelle forme narrative precedenti.
I racconti pubblicati nel volume e raccolti da Lorenzo Casini sono di Gamal al-Ghitani, Muhammad al-Busati, Yahya al Taher Abdallah, Baha Taher e altri e apparvero in un numero speciale della rivista uscito nel 1969.

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L’uovo di struzzo. Memorie erotiche

Le memorie di un uomo libero da ogni tabù sociale e sessuale raccontate con sorprendente semplicità.
Un uso continuo del flashback fornisce uno spaccato della vita, ma anche degli ambienti sociali e politici frequentati dallo scrittore.

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Un taxi per Beirut

Un taxi collettivo si lascia alle spalle Damasco.
Dentro i due giovani protagonisti sognano Beirut.
Yasmina vuole diventare ricca e famosa e Farah un uomo di successo. Ma la città dei sogni, già segnata dalla guerra civile, si trasformerà in un incubo crudele e assurdo per i giovani protagonisti.

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Duello con la luna

Protagonista del romanzo è Hannuma, una donna che, a causa dell’impossibilità del marito alla procreazione, deve farsi fecondare da altri per assicurare la continuità della specie.
Ma la sterilità di Hannuma diventa la metafora di una sterilità più ampia in un racconto pieno di fascino e di poesia.

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Vedova d’allegria

Raccolta di racconti in cui gli elementi della tradizione si fondono con le nuove esigenze della società araba.
L’autrice ironizza, con imprevedibile fantasia, sulle regole ferree imposte dalla sua cultura.

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Mio caro Kawabata

"Sono qui per prenderti per mano e mostrarti la mia patria": con questo intento Daif decide di raccontare la quotidianità libanese anni cinquanta e sessanta e per farlo sceglie di indirizzare una lunga lettera a Kawabata Yasunari, premio Nobel 1968 per la letteratura.
Sulla scia di Kawabata, l’autore, partendo da eventi normali, si sofferma sull’incontro- scontro tra modernità e tradizione.

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Il pessottimista. Un arabo d’Israele

'Senza fantasia orientale gli arabi avrebbero potuto vivere in questo paese per un giorno solo'.
Parla Felice Sventura il Pessottimista, protagonista di questo singolare romanzo, raro modello di satira politica.
La comicità di questo romanzo è un atto liberatorio, anche dalla prigionia delle propagande e degli schieramenti che impediscono di vedere e costringono a sognare.

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La svergognata. Diario di una donna palestinese

Il romanzo è centrato sul percorso individuale di una donna palestinese, Afaf, che rifiuta la subalternità e lotta disperatamente per il proprio diritto alla libertà.
Le strade percorse da Afaf, dall’amore all’arte, dalla politica al divorzio, dal viaggio introspettivo nella memoria alla ribellione verso la famiglia, vengono rappresentate con tutte le loro contraddizioni.

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La vela e la tempesta

Latakia, patria di marinai e pescatori, è teatro di battaglie politiche e sociali che si intrecciano con il destino del protagonista Turusi.
La seconda guerra mondiale, l’occupazione straniera, la nascita del nazionalismo fanno da sfondo alla dura vita del porto.
Ma il vero protagonista è il mare, leggendario e tormentato, che nel racconto diventa metafora della vita.

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Sestina dei sei giorni (con Selim lo scemo di Tawfig Fayyad)

La tormentata questione palestinese fa da sfondo a questi racconti.
Nella Sestina l’autore riesce a dare l’immagine delle varie situazioni vissute dai palestinesi prima e dopo la guerra dei sei giorni.
In Selim lo scemo tocca al povero pazzo del villaggio diventare vittima consapevole per permettere una presa di coscienza collettiva all’interno di un campo profughi.

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La porta della piazza

Autrice di forte impegno politico e sociale – insignita a Roma nel 1998 del “Premio Alberto Moravia” – Sahar Khalifa ricostruisce in questo romanzo, sullo sfondo drammatico dell’intifada palestinese, vicende umane e destini di donne che si intrecciano nella travagliata storia di un quartiere assunto a simbolo di tutta una terra occupata.

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Peccati dimenticati

Un ingorgo stradale blocca per molte ore la città di Haifa.
Qualcosa di inspiegabile affascina chi è alla guida delle auto che si fermano paralizzando la città.
Le autorità israeliane istituiscono una commissione d’inchiesta per fare luce sull’avvenimento.
Questo è lo spunto da cui l’autore parte per raccontarci, con un misto di ironia e di immaginazione, tutta la nostalgia di un popolo che ha perso le sue radici.

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Terra di fichi d’India

Siamo in Cisgiordania nel 1967 subito dopo l'occupazione israeliana.
La società palestinese matura lentamente la rivolta che scoppierà nell’intifada.
Nel frattempo le reazioni della classe borghese variano dall’accettazione dello status quo alla resistenza armata.

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Zia Safia e il monastero

Un monastero copto alle porte di un villaggio musulmano, l’amicizia tra un frate e il giovane Harbi, una bambina orfana che il narratore chiamerà zia Safia, qualche razzia di briganti, sono alcuni temi principali di questa storia: un avvincente intreccio ambientato nell’Egitto degli anni sessanta.

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Leone l’africano

Autore di romanzi per lo più storici di grande successo – insignito del premio Goncourt 1993 Maalouf scrive qui l’immaginaria autobiografia di Hassan al-Wazzan, dapprima viaggiatore e ambasciatore di sovrani maghrebini, quindi geografo presso il pontefice Leone X sotto il nome di Leone l’Africano, a cui si deve una celebre descrizione dell’Africa, ampiamente utilizzata fino al secolo scorso.

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Il profeta

Per esprimere la sua visione del mondo come unità perfetta e la vita come armonia eterna, Gibran ha scelto un interprete illuminato, un profeta di nome Almustafà.
Attraverso di lui il Gibran-profeta pronuncia ventisei sermoni sui vari aspetti della vita terrena indicando le sorgenti alle quali chi ha sete può dissetarsi.

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