Da bambina le vacanze in Nigeria erano l’incubo di Noo: estati fatte di caldo e zanzare, senza elettricità né acqua corrente. Per lei e i suoi fratelli, abituati alla frescura del Surrey – un paradiso traboccante di Twix, cartoni animati e alberi rigogliosi –, il villaggio d’origine era una sorta di «gulag tropicale». Poi nel 1995 suo padre, l’attivista Ken Saro-Wiwa, viene assassinato e tutto finisce. Niente più vacanze, niente più estati torride, un esilio volontario che dura molti anni, finché Noo decide di tornare per scrivere una guida sui generis.
Letteratura Africana
Bibliografia a cura di Paola Montecorboli, Giorgia Del Monte e Ivana Dama
Hanno collaborato Valeria Bersacchi e Anna Maria Coszach.
Consulenti: Maria Antonietta Saracino e Carla Ghezzi.
In Africa è sempre esistita una ricchissima letteratura orale rappresentata da miti, racconti, proverbi, canzoni e poemi epici, cui era demandato il compito di trasmettere storia e valori tradizionali.
Sebbene agli occhi dell’Occidente esista una identità culturale africana che viene percepita come omogenea, come un tutto indistinto, non si può dimenticare che nel continente africano sono presenti popolazioni, lingue e tradizioni diverse.
Già dall’Ottocento, ma con maggior forza a partire dall’inizio del secolo, con la colonizzazione, in varie zone dell’Africa sono nate letterature scritte in lingue differenti, per lo più europee, che da allora accompagnano la storia dell’Africa stessa interpretandone le realtà complesse e conflittuali.
Queste letterature sono state dominate per oltre un ventennio dall’espressione poetica ad opera dei padri della “negritudine”, come Léopold Sédar Senghor, e si sono affermate e sviluppate soprattutto in stretta connessione con la presa di coscienza dell’identità culturale e con gli eventi che dalla metà del secolo in poi hanno condotto gli stati africani all’indipendenza.
Diverse sono state le influenze culturali e linguistiche del colonialismo su queste letterature, spesso indicate come di area anglofona, francofona e lusofona, così come differenti sono stati i processi di appropriazione e di africanizzazione delle lingue europee da parte degli scrittori africani.
In molti casi gli autori hanno modificato la sintassi e il lessico delle lingue imposte dalla colonizzazione, utilizzando ritmi, modalità espressive e sonorità appartenenti alle lingue autoctone, e personaggi attinti dalla tradizione orale.
L’analfabetismo e la scarsa conoscenza delle lingue straniere in cui sono scritte le opere fanno sì che la letteratura africana sia più letta fuori dall’Africa che dagli africani stessi.
In Italia le prime traduzioni di autori africani, che risalgono agli anni cinquanta e sessanta, hanno avuto poca risonanza e solo dagli ultimi anni la letteratura africana è presente sugli scaffali delle nostre librerie in modo significativo.
La più rappresentata è la letteratura anglofona, mentre la letteratura francofona è stata scarsamente tradotta, nonostante il ruolo che ha avuto nella presa di coscienza dell’identità africana.
Gli scrittori di lingua portoghese sono forse stati quelli più trascurati dall’editoria italiana e rare sono le traduzioni dalle lingue autoctone.
Il percorso bibliografico che qui presentiamo, pur non avendo la pretesa di essere esaustivo, vuole aiutare il lettore ad orientarsi all’interno del vasto panorama della letteratura africana tradotta in italiano e vuole essere un invito ad avvicinarsi all’Africa attraverso i suoi scrittori, nella convinzione che la narrativa sia uno dei veicoli più immediati per comprendere realtà complesse e differenti dalla nostra.
Abbiamo voluto segnalare la data in cui i libri sono apparsi in Italia per la prima volta, per permettere al lettore di comprendere il difficile percorso editoriale della letteratura africana.
Molti libri purtroppo risultano esauriti, ma la maggior parte possono essere presi in prestito nelle nostre biblioteche, in alcuni casi in lingua originale, o consultati presso la sezione africana della Biblioteca dell’IsIAO.
Vogliamo infine ringraziare Maria Antonietta Saracino dell’Università di Roma La Sapienza e Carla Ghezzi dell’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente per la loro preziosa consulenza.
Congo Inc.
Troppo alto per i pigmei ma troppo basso per tutti gli altri, il giovane Isookanga non si rassegna a vivere nel suo villaggio sperduto nella foresta equatoriale e a piegarsi alle tradizioni come vorrebbe il vecchio zio Lomama. Affascinato da internet e dalle infinite opportunità offerte dalla globalizzazione, decide di tentare la fortuna a Kinshasa, dove si unisce agli shégué – i ragazzi di strada – e diventa socio di un cinese che commercia in sacchetti di acqua potabile.
Matematica congolese
Célio Matemona, per gli amici Célio Matematik, si serve di derivate, equazioni e teoremi per interpretare il mondo. Tra gli orfani e i diseredati di Kinshasa, però, le sue doti vanno sprecate fino a quando non viene assunto da un oscuro uffcio che lavora per la presidenza e si occupa di manipolare le informazioni.
Tram 83
Il Tram 83 è il giardino delle delizie e l’allucinato epicentro della“Città-Paese”, capitale di un imprecisato ma riconoscibile stato africano: prostitute di ogni età, musicisti scalcagnati, turisti a scopo di lucro, minatori alcolizzati e faccendieri carichi di soldi sporchi, stranieri in cerca di fortuna e locali in cerca di un diversivo alla miseria si incrociano e rimescolano nel bar a luci rosse piú fornito – di bevande, divertimento e carne di cane – della città.
Ogni giorno è per il ladro
Un giovane nigeriano torna a casa dopo quindici anni vissuti a New York. Ma Lagos è una città immensa, pullulante di storie e di vita, un'allucinazione febbrile che si sottrae allo sguardo. Ogni giorno è per il ladro è il diario di un ritorno impossibile in cui nostalgia, amore e rabbia indicano il sentiero di una peregrinazione affascinante e inquieta.
Città aperta
Morningside Heights è un buon punto per partire. Incastrato fra la cima di Central Park e il fondo di Harlem, è un punto di partenza buono come ogni altro per le peregrinazioni di questo flâneur contemporaneo, il narratore nigeriano-tedesco Julius, che nella città simbolo della modernità incontra persone, luoghi ed epoche differenti, e lascia che ogni impressione germogli in idee per il nostro tempo.
NonnaDiciannove e il segreto del sovietico
Con questo romanzo l'autore riesce a raccontare le crepe e le contraddizioni dell’Angola postcoloniale senza appesantire la narrazione di retorica politica. Le surreali vicende che ruotano attorno a un improbabile mausoleo a lode e gloria del Compagno Presidente Agostinho Neto e al piano per farlo saltare in aria sono osservate attraverso gli occhi di un bambino che parla una lingua inedita, infantile e coltissima, che cerca di adattarsi alla realtà, senza rinunciare a interpretarla.
Decolonizzare la mente
I quattro testi che compongono Decolonizzare la mente, pubblicati in inglese alla metà degli anni Ottanta, sono a buon diritto tra gli scritti più famosi di Ngugi, la summa di un pensiero che si è andato formando con anni di studio e con dolorose esperienze vissute in prima persona: in particolare la scelta di scrivere una pièce di critica al potere nella sua lingua madre, il gikuyu, in modo che potesse essere capita da ogni strato di pubblico, costò allo scrittore oltre un anno di detenzione.
Lo sciopero dei mendicanti
Una circolare ministeriale prescrive di ripulire la città (Dakar) dai mendicanti, larve umane onnipresenti e fastidiose, un'autentica minaccia per passanti e turisti. Mour Ndiaye, l'ambizioso Direttore del Servizio di igiene pubblica vede nell'impresa l'opportunità che gli può consentire la nomina di vice presidente della repubblica. I mendicanti però relegati in periferia entrano in sciopero e Kiti Bokul, il marabutto di Mour, si è rivolto, assicura che l'obiettivo tanto ambito può essere invece raggiunto sacrificando un bue e distribuendone la carne ai mendicanti.
L’impostore
Non è facile cambiare vita intorno ai quarant'anni, ma Adam Napier ha deciso di provarci. E in fondo non ha molta scelta. La sua crisi è evidente, il fallimento pure. Dopo aver perso improvvisamente il lavoro e - per via dell'impossibilità di pagare le rate alla banca - anche la casa di Johannesburg, si ritrova prima a Città del Capo, ospite irrequieto e depresso del fratello Gavin, e poi in un paesino del Karoo, all'incirca a otto ore di strada dalla capitale, con l'intenzione di ritirarsi dal mondo per mettere a frutto il suo inattuale talento poetico.
I ladri dagli occhi verdi
Questa è la storia di Firoze Peer, filosofo dilettante, e del suo gemello Ashraf, falsario di professione. Cresciuti a Johannesburg con una madre letterata e cleptomane e un padre truffatore, i due ladri dagli occhi verdi percorreranno il globo tra incredibili avventure. Da un geniale furto a Sun City a un selvaggio inseguimento lungo i confini del Pakistan, dalla consegna di passaporti contraffatti a un gruppo di terroristi coinvolti negli attentati dell’11 settembre fino a un’assurda apparizione alla Casa Bianca, intrighi e inganni si succedono senza sosta.
Disponibile in formato E-book
L’infanzia di Gesù
Un uomo adulto, quasi anziano, e un bambino sbarcano a Novilla. Novilla non è la loro città, lo spagnolo non è la loro lingua: ma come tutti gli abitanti della città, con cui condividono il misterioso destino, vi sono giunti dopo un viaggio in mare e non conservano nessun ricordo delle loro vite precedenti. Non sanno da dove vengono, a chi erano legati, quale evento catastrofico li ha condotti fin lí come profughi; non lo sanno e sembra che nemmeno abbia piú importanza.
Il settimo giuramento
Partendo dai contrasti all'interno di una famiglia mozambicana fiera della propria occidentalizzazione, l'autrice ci svela un mondo misteriosi popolato da spiriti e stregoni che trasporta il lettore nel labirinto sincretico e affascinante della tradizione africana. E' in questo scenario che si realizza l'emancipazione di Vera, la protagonista, che per difendere i propri figli e se stessa non esita a sfidare il marito David, schiavo dei poteri della magia nera.
Bafana Bafana. Una storia di calcio, di magia e di Mandela
In un polveroso villaggio del Sudafrica circondato dalla giungla vive Pelé, 11 anni e un nome bizzarro, scelto dal padre in onore del leggendario campione di calcio brasiliano, maestro della rovesciata. Anche il piccolo Pelé è un patito del calcio, ma quant’è dura fare goal correndo dietro a una vecchia pallina da tennis, con i cani del villaggio alle calcagna… La cosa più bella del mondo per Pelé è starsene seduto fuori dalla capanna accanto al nonno, davanti al televisore alimentato dalla batteria di una vecchia macchina, a guardare le prodezze dei Bafana Bafana, i ragazzi della nazionale sudafricana.
Il Saggio di Bandiagara
Agli inizi del Novecento, a Bandiagara, nel cuore dell’Africa, a est di Mali, viveva Terno Bokar, uno degli uomini più santi e saggi che il Continente nero abbia mai generato.
Il Saggio di Bandiagara narra della vita, delle opere e dell’insegnamento di quest’uomo, ma non è soltanto la biografia di un santo. È anche, e forse soprattutto, uno straordinario e singolare racconto di viaggio che, attraverso i gesti, le azioni e le parole di Terno Bokar – un spirito puro che attestava semplicemente la grandezza e il mistero della creazione – ci riporta alle magiche atmosfere del Continente nero, al tempo in cui nei suoi centri più attivi la mescolanza di culture diverse non faceva mancare né prodi cavalieri né giochi di spada, né certami poetici né sceicchi illuminati e colti, né dotti islamici né uomini santi, che facevano della tolleranza e dell’amore universali il loro credo.
Le luci di Pointe-Noire
Dopo ventitré anni Alain Mabanckou torna nella sua Pointe-Noire. Invitato dall’Institut français per un ciclo di conferenze, alloggia in un appartamento per artisti e scrittori dove, appeso alla parete del salotto, c’è un quadro che ritrae una donna dallo sguardo triste. Durante il soggiorno, oltre agli impegni uffciali, si dedica alla scrittura del suo libro di ricordi, ma è bloccato, ha un nodo in gola.
Maledetta
«Dicono di essere vestite, ma non lo sono. Sono delle depravate, destinate all’inferno. Prendetele, condannatele, frustatele!» Il giovane predicatore tuona dal microfono contro Lubna e le altre donne che, in seguito a una retata, sono state condotte al suo cospetto. La loro colpa: indossare pantaloni. Che, secondo la sharia in vigore in Sudan dal 1989, sono vietati alle donne. La pena per chi infrange la legge sono quaranta frustate. Molte delle “depravate” arrestate quella sera subiscono quell’umiliazione, che brucia più delle ferite, e se ne vanno a testa bassa. A volte, ed è cronaca recente, qualcuna muore.
Quaranta frustate
È un giorno di luglio quando Lubna, una giovane giornalista di Khartoum, viene arrestata dalla polizia in un ristorante. Il suo crimine è aver osato portare i pantaloni, un atto che in Sudan, terra della sharia, è considerato oltraggio alla “moralità pubblica” e come tale va punito con quaranta frustate. Lubna e altre quindici donne, colpevoli dello stesso reato, vengono caricate su una camionetta, picchiate, portate in prigione.
Scrivere è vivere. Scritti e interviste
Il titolo di questo libro è l'essenza della "Lectio magistralis" pronunciata dall'autrice all'atto del conferimento del premio Nobel per la Letteratura nel 1991 e che viene qui riprodotta integralmente, assieme ad altri scritti e interviste. Da questi testi emerge la natura e il carattere della scrittrice che scrive della vita e per la vita dell'uomo e dei suoi diritti inalienabili. Un libro che fa toccare con mano la forza della scrittura che non si ferma davanti al razzismo e all'autoritarismo.
Storia di mio figlio
Uno studente, marinando la scuola, si imbatte nel proprio padre, verso il quale nutre un grande rispetto, mentre sta uscendo da un cinema con una donna. Un contrattempo comune: ma suo padre non è un uomo comune e la famiglia minacciata dalla relazione non è una famiglia comune. È la storia d'amore tra un uomo e due donne, tra padre e figlio, tra una famiglia e qualcosa di ancora più esigente: l'amore per la libertà.