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Qui finisce la terra

Qui finisce la terra è un’antologia di scrittori palestinesi con cittadinanza israeliana: Ala Hlehel, Hisham Naffa‘, Raja’ Bakriyyah, Suheir Abu Oksa Daoud, Bashir Shalash e Muhammad Ali Taha. Il pezzo di Palestina nella quale sono ambientati i loro racconti è quello sul quale è stato edificato lo Stato di Israele, ma continua a vivere come Palestina nelle storie personali e collettive della minoranza palestinese, e soprattutto nella sua dimensione culturale, che supplisce alla deterritorializzazione fornendo uno spazio pubblico palestinese condiviso.

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La danza dello scorpione

In una discoteca sulla costa israeliana un giovane palestinese scorge un tatuaggio a forma di scorpione sulla schiena di una turista francese con la quale trascorre la notte. La ragazza non gli invierà più alcuna notizia, sarà invece il piccolo scorpione a prendere vita e ad apparirgli spesso in sogno nel tenace quanto fallimentare tentativo di arrampicarsi su di uno specchio dal quale scivolerà grondante di sudore. Lo scorpione diventa la metafora della condizione di impotenza e di mancanza vissuta dai Palestinesi.

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Il matto di piazza della Libertà

Immaginate un uomo rapito e costretto a dichiarare in video di aver commesso atroci crimini in nome della religione. Oppure un viaggio di clandestini diretti in Europa che si trasforma in una carneficina. Immaginate un soldato che, rimasto chiuso in una stanza per diversi giorni con la sua amata, per sopravvivere si nutre del suo corpo e del suo sangue. Cadaveri che parlano, lupi mannari, teste mozzate, corpi dilaniati o scuoiati, padri che avvelenano le figlie, figli che portano in valigia lo scheletro della madre, morti che scrivono romanzi, suicidi, esplosioni di autobombe, neonazisti che in Europa picchiano a sangue gli immigrati.

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La città del piacere

Una città unica, semplice fino all’astrattismo, i cui bianchi palazzi si stagliano alti e leggeri, nel mezzo del deserto. Si dice sia stata eretta in un solo giorno e consacrata alla Dea del piacere. I suoi abitanti, plasmati per rispondere alla chiamata della seduzione e abbandonarsi a carezze lascive, consumati da un desiderio bruciante e inappagabile.

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Il venditore del tempo

Il venditore del tempo è un'ampia selezione antologica della prima e più celebre raccolta del poeta di Baalbek, in dialetto arabo-libanese, qui pubblicata per la prima volta in traduzione con testo a fronte in una lingua straniera. Con quest'opera, vincitrice nel 1972 del premio "Said Aql" (Libano), Haidar offre un valido contributo ai dibattiti sulla modernità poetica e sul linguaggio della letteratura nel Libano contemporaneo.

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Stato d’assedio

Stato d'assedio (Hàlat Hisàr) è un 'testo', come lo ha definito lo stesso autore, elaborato a Ramallah nel gennaio 2002, nelle settimane in cui la città era assediata dalle truppe israeliane del generale Ariel Sharon.
Mahmud Darwish, che a Ramallah viveva, si è trovato perciò nella hàla, ossia nella 'condizione' di assediato. Con questo 'testo' il poeta palestinese non vuole solo descrivere lo stato d'assedio, vuole invece e soprattutto dare corpo alle parole per esprimere la hàla quando ci si ritrova a essere assediati.

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Nel blu tra il cielo e il mare

Il romanzo si apre con una voce narrante, quella di Khaled, bambino di dieci anni la cui morte è vicina. Prima di entrare definitivamente nel blu, lo spazio­tempo degli spiriti, racconta la sua storia e quella delle donne della sua famiglia. Una storia che si apre molti anni prima, a Beit Daras, sulla via diretta che dalla Palestina conduce verso il Cairo. Lì vivono Umm Mamdouh con le figlie Nazmiyeh e Mariam e il figlio Mamdouh. La donna è tristemente nota nella zona per non avere un marito e temuta per il suo essere in connessione col mondo degli spiriti.

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È questo l’Islam che fa paura

Si può non temere l’Islam, oggi, dopo le minacce, le parole d’ordine gridate, le stragi? È un timore giustificato? E soprattutto: l’Islam è davvero, per sua natura, violento e antidemocratico come molti lo dipingono sull’onda degli ultimi avvenimenti? La risposta viene da questo libro, in cui Tahar Ben Jelloun dialoga con sua figlia – francese di origini musulmane, come moltissimi nell’Europa odierna.

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Cairo Automobile Club

Gli ultimi sussulti dell'Egitto pre-nasseriano vissuti attraverso le vicende che si snodano nei locali del Cairo Automobile Club, tra aristocratici in decadenza, un esercito di dipendenti e servitori pronti a soddisfarne tutte le esigenze, e un popolo in preda ai sussulti che precedono la rivoluzione.

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Fame

In un piccolo villaggio della campagna egiziana Sakina, Zaghlul e i loro due figli lottano come possono contro la fame. Quando in casa non c’è più niente da mangiare, Sakina fa il giro delle vicine per chiedere in prestito un po’ di pane che restituisce appena può. Il suo sogno è quello di farsi assumere come domestica nella casa grande. Zaghlul lavora due giorni sì e dieci no, ma la sua passione sono i funerali e le animate discussioni degli studenti universitari che tornano al paese per le vacanze. Un giorno si mette a filosofare con lo sheikh Radwan che lo prende a calci, scandalizzato per i suoi discorsi blasfemi sulla volontà divina. Poi lavora per due mesi dal ricco e obeso hagg ‘Abd el-Rahim, che gli confessa la sua solitudine e i suoi problemi familiari.

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Il silenzio e il tumulto

Il silenzio e il tumulto è un romanzo sulla vita sotto e durante la dittatura: è l’affresco vivido di un popolo dominato dalla paura. Una storia urgente da raccontare, sensuale, capace di far sorridere anche in un periodo dominato dalla violenza.Pubblicato per la prima volta in Libano nel 2004, censurato in Siria, tradotto in tedesco, francese e inglese, ha ricevuto il Premio Pen Writing in translation nel 2013. Un atto di coraggio di un brillante scrittore siriano.

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Fresco sulle labbra, fuoco nel cuore

Libertà è un passaporto stretto in pugno che schiude le porte di una nuova vita; è una sciarpa dai colori sgargianti che puoi finalmente indossare senza temere censure; è un ombrello che ti aspetta a braccia aperte sotto la pioggia. Ognuno dei passeggeri sul volo diretto da Dubai a Londra ha una sua verità in proposito, racchiusa in un sogno o in un segreto. E come ogni aereo, anche quello è uno scrigno di storie: distinte e parallele finché una turbolenza, quasi fosse la mano del destino, non arriva a intrecciarle.

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Mio signore, mio carnefice

Difficile per Zahra, giovane libanese, volersi bene quando i primi a non darle affetto sono stati i genitori: il padre, autoritario e brutale, sempre pronto a biasimarla, e la madre, che per anni si è servita di lei, bambina, per coprire i suoi incontri clandestini con l’amante. Difficile per lei rispettare il proprio corpo o provare piacere quando quel corpo è stato usato senza amore e ora fa di lei una donna “immorale”.

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La sposa ribelle

Kamila ha solo undici anni, sogna di proseguire gli studi, di vivere una vita serena e di trovare un grande amore. E invece viene promessa in sposa a un cognato rimasto vedovo, più vecchio di lei di diciotto anni. Un destino che appare segnato, ma al quale Kamila si ribella, trovando la forza nell'amore per Muhammad, un giovane colto e affettuoso che la riempie di premure e poesie. Kamila consumerà la sua ribellione pagando un prezzo altissimo.

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L’ablazione

Un matematico di rilievo internazionale, sui 60 anni ma molto vitale, scopre un giorno di avere un tumore alla prostata. Deve sottoporsi, dunque, a un intervento di asportazione. Solo così il rischio tumorale sarà contenuto. Al matematico, però, non interessa tanto del tumore in sé e del rischio che esso comporta ma del cambiamento che l'intervento comporterà per la sua vita: non potrà più avere una vita sessuale, perché non potrà più avere erezioni. L'uomo si prepara all'intervento con un'ultima, scatenata, notte di sesso, con una prostituta d'alto bordo.

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Il bacio di Lampedusa

Lampedusa come metafora di un bacio d’amore tra due continenti e tra i popoli che attraversano il Mediterraneo. In questo suo primo romanzo, sospeso tra manuale di alchimia e viaggio onirico, il medico tunisino Mounir Charfi racconta l’oscura passione delle migrazioni, fatta di necessità, di fuga dalla guerra, di fame, ma anche di sogni che hanno spinto uomini, donne e bambini a solcare questo mare a costo della vita. La fuga del protagonista avviene con la consapevolezza che questo sogno di un’esistenza migliore dall’altra riva del mare rimane un’utopia.

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Mia cugina Condoleezza e altri racconti

Mia cugina Condoleezza e altri racconti è una raccolta di undici racconti brevi che oscillano tra il grottesco e il sarcastico, nei quali Mahmud Shukair dipinge i dettagli di un quadro al cui centro emergono personaggi quasi caricaturali di un microcosmo isolato e assediato, ma che, per l’apparire di personalità di fama internazionale usate come pretesto narrativo, assume una dimensione globale. Seppur divertiti dal registro ironico della narrazione, ci si ritrova davanti alla presenza costante e ineludibile dei soldati israeliani, all’immagine ricorrente delle code ai checkpoint e alle traiettorie che il muro d’apartheid obbliga a percorrere.

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Per non dimenticare e altri racconti

Le sei storie presentate nella raccolta compongono una sorta di paradigma di immagini e riferimenti, la cui valenza politica e simbolica è continuamente ridefinita e avvalorata dal lettore, chiamato a rintracciare nel racconto la chiave di lettura del ‘conflitto israelo-palestinese’ e di un presente incerto e drammatico.

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Sette luoghi

Ad Assuan il Nilo è bello, docile e più pulito che altrove, gli abitanti – nubiani, arabi e rifawi – amano recitare versi di rinomate poesie nelle cerimonie importanti della loro vita, le botteghe risplendono tutte di un miscuglio di colori, luci, persone e, a qualche chilometro più a sud, il primo raggio di sole penetra due volte l’anno nel tempio di Abu Simbel per andarsi a posare giusto sulla statua di Ramses II. In questa magnifica città vive un ragazzo di pure origini arabe. Suo padre appartiene al gruppo degli arabi stanziati nel Nord del Sudan, sua madre fa parte del clan dei Ja‘fara, abitanti in Egitto da tempo immemorabile e il cui lignaggio risale fino al casato del Profeta.

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La conchiglia

Dopo sei anni trascorsi in Francia, il giovane Musa torna nel suo Paese, la Siria. Non può prevedere che, appena sceso dall’aereo, sarà arrestato dalla polizia, torturato nella sede dei servizi segreti e condannato senza processo sulla base di un’accusa assurda: quella di appartenere, lui cristiano non praticante, al movimento dei Fratelli musulmani. Questo romanzo, dolorosamente autobiografico, racconta la sua odissea durata tredici anni nelle carceri di Hafiz al-Assad, la storia di una resistenza quotidiana alla violenza che annulla i corpi e le menti degli uomini. A Tadmur – la Prigione del deserto dove migliaia di detenuti cercano di sopravvivere ammassati l’uno sull’altro – Musa costruisce attorno a sé un guscio, una conchiglia, per proteggersi e osservare l’atrocità che lo circonda.

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