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Il silenzio e il tumulto

Il silenzio e il tumulto è un romanzo sulla vita sotto e durante la dittatura: è l’affresco vivido di un popolo dominato dalla paura. Una storia urgente da raccontare, sensuale, capace di far sorridere anche in un periodo dominato dalla violenza.Pubblicato per la prima volta in Libano nel 2004, censurato in Siria, tradotto in tedesco, francese e inglese, ha ricevuto il Premio Pen Writing in translation nel 2013. Un atto di coraggio di un brillante scrittore siriano.

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Fresco sulle labbra, fuoco nel cuore

Libertà è un passaporto stretto in pugno che schiude le porte di una nuova vita; è una sciarpa dai colori sgargianti che puoi finalmente indossare senza temere censure; è un ombrello che ti aspetta a braccia aperte sotto la pioggia. Ognuno dei passeggeri sul volo diretto da Dubai a Londra ha una sua verità in proposito, racchiusa in un sogno o in un segreto. E come ogni aereo, anche quello è uno scrigno di storie: distinte e parallele finché una turbolenza, quasi fosse la mano del destino, non arriva a intrecciarle.

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Mio signore, mio carnefice

Difficile per Zahra, giovane libanese, volersi bene quando i primi a non darle affetto sono stati i genitori: il padre, autoritario e brutale, sempre pronto a biasimarla, e la madre, che per anni si è servita di lei, bambina, per coprire i suoi incontri clandestini con l’amante. Difficile per lei rispettare il proprio corpo o provare piacere quando quel corpo è stato usato senza amore e ora fa di lei una donna “immorale”.

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La sposa ribelle

Kamila ha solo undici anni, sogna di proseguire gli studi, di vivere una vita serena e di trovare un grande amore. E invece viene promessa in sposa a un cognato rimasto vedovo, più vecchio di lei di diciotto anni. Un destino che appare segnato, ma al quale Kamila si ribella, trovando la forza nell'amore per Muhammad, un giovane colto e affettuoso che la riempie di premure e poesie. Kamila consumerà la sua ribellione pagando un prezzo altissimo.

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L’ablazione

Un matematico di rilievo internazionale, sui 60 anni ma molto vitale, scopre un giorno di avere un tumore alla prostata. Deve sottoporsi, dunque, a un intervento di asportazione. Solo così il rischio tumorale sarà contenuto. Al matematico, però, non interessa tanto del tumore in sé e del rischio che esso comporta ma del cambiamento che l'intervento comporterà per la sua vita: non potrà più avere una vita sessuale, perché non potrà più avere erezioni. L'uomo si prepara all'intervento con un'ultima, scatenata, notte di sesso, con una prostituta d'alto bordo.

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Il bacio di Lampedusa

Lampedusa come metafora di un bacio d’amore tra due continenti e tra i popoli che attraversano il Mediterraneo. In questo suo primo romanzo, sospeso tra manuale di alchimia e viaggio onirico, il medico tunisino Mounir Charfi racconta l’oscura passione delle migrazioni, fatta di necessità, di fuga dalla guerra, di fame, ma anche di sogni che hanno spinto uomini, donne e bambini a solcare questo mare a costo della vita. La fuga del protagonista avviene con la consapevolezza che questo sogno di un’esistenza migliore dall’altra riva del mare rimane un’utopia.

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Mia cugina Condoleezza e altri racconti

Mia cugina Condoleezza e altri racconti è una raccolta di undici racconti brevi che oscillano tra il grottesco e il sarcastico, nei quali Mahmud Shukair dipinge i dettagli di un quadro al cui centro emergono personaggi quasi caricaturali di un microcosmo isolato e assediato, ma che, per l’apparire di personalità di fama internazionale usate come pretesto narrativo, assume una dimensione globale. Seppur divertiti dal registro ironico della narrazione, ci si ritrova davanti alla presenza costante e ineludibile dei soldati israeliani, all’immagine ricorrente delle code ai checkpoint e alle traiettorie che il muro d’apartheid obbliga a percorrere.

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Per non dimenticare e altri racconti

Le sei storie presentate nella raccolta compongono una sorta di paradigma di immagini e riferimenti, la cui valenza politica e simbolica è continuamente ridefinita e avvalorata dal lettore, chiamato a rintracciare nel racconto la chiave di lettura del ‘conflitto israelo-palestinese’ e di un presente incerto e drammatico.

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Sette luoghi

Ad Assuan il Nilo è bello, docile e più pulito che altrove, gli abitanti – nubiani, arabi e rifawi – amano recitare versi di rinomate poesie nelle cerimonie importanti della loro vita, le botteghe risplendono tutte di un miscuglio di colori, luci, persone e, a qualche chilometro più a sud, il primo raggio di sole penetra due volte l’anno nel tempio di Abu Simbel per andarsi a posare giusto sulla statua di Ramses II. In questa magnifica città vive un ragazzo di pure origini arabe. Suo padre appartiene al gruppo degli arabi stanziati nel Nord del Sudan, sua madre fa parte del clan dei Ja‘fara, abitanti in Egitto da tempo immemorabile e il cui lignaggio risale fino al casato del Profeta.

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La conchiglia

Dopo sei anni trascorsi in Francia, il giovane Musa torna nel suo Paese, la Siria. Non può prevedere che, appena sceso dall’aereo, sarà arrestato dalla polizia, torturato nella sede dei servizi segreti e condannato senza processo sulla base di un’accusa assurda: quella di appartenere, lui cristiano non praticante, al movimento dei Fratelli musulmani. Questo romanzo, dolorosamente autobiografico, racconta la sua odissea durata tredici anni nelle carceri di Hafiz al-Assad, la storia di una resistenza quotidiana alla violenza che annulla i corpi e le menti degli uomini. A Tadmur – la Prigione del deserto dove migliaia di detenuti cercano di sopravvivere ammassati l’uno sull’altro – Musa costruisce attorno a sé un guscio, una conchiglia, per proteggersi e osservare l’atrocità che lo circonda.

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L’Arte di dimenticare

Quando una donna viene lasciata, tanto più se di punto in bianco, le ambasce del cuore possono travolgerla e spingerla a entrare nel tortuoso tunnel delle supposizioni, delle attese spasmodiche - più o meno sensate - di un segnale, magari nella speranza che non sia proprio l'ultimo e che lui ritorni. Ma così non va. C'è una cosa che le donne dovrebbero imparare dagli uomini, e cioè l'arte di dimenticare. Nessuno ci insegna come si fa ad amare, a evitare di essere infelici, a dimenticare, a spezzare le lancette dell'orologio dell'amore.

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Golda ha dormito qui

Di cosa è fatta la bellezza di una casa, se non della vita di chi la abita? Ma quando accade che un intero popolo si trovi all’improvviso espropriato delle sue dimore, la domanda che passa, amara, di bocca in bocca è soltanto una: che fine fa quella bellezza, e che fine fa l’anima di chi in quelle case, in quei palazzi, in quei giardini, ci ha vissuto, ci ha pianto e ci ha gioito, per una vita intera? Questa storia ha inizio nel 1948, quando gli inglesi, partendo da Israele, lasciarono due popoli in lotta: l’uno con tutto, l’altro con niente.

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Ogni mattina a Jenin

Un romanzo che tocca il cuore, di vibrante realismo e inesorabilmente diretto alla verità. Racconta con pacatezza e sensibilità la storia di quattro generazioni di palestinesi costretti a lasciare la propria terra dopo la nascita dello stato di Israele e a vivere la triste condizione di “senza patria”. È la voce di Amal, la brillante nipotina del patriarca della famiglia Abuleja, a raccontarci l’abbandono della casa ancestrale di Ein Hod, nel 1948, per il campo profughi di Jenin, e la tragedia dei suoi fratelli che si ritrovano a combattere su fronti opposti.

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Amalgam vol 2

Con una miscela di stile illustrativo e umorismo, Maya Zankoul continua la cronaca delle sue avventure giornaliere in tutto il Libano nel secondo volume di Amalgam. Ciò che è iniziato come blog di una giovane ragazza si è trasformato in un vero e proprio libro popolato da personaggi che raccontano elezioni, religione, inquinairresistibilimento, globalizzazione, tecnologia, imprenditoria, scontri generazionali, chirurgia plastica, social networks, immigrazione, ovvero un mondo che, in fin dei conti, non è poi così diverso dal nostro.

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Amalgam vol 1

Dal Libano con humor e sarcasmo un fumetto divertente e autobiografico che racconta la vita dalle parti di Beirut di una ventitreenne audace che parla liberamente di corruzione, maschilismo e disparità sociali. Il libro è nato da un blog tra i più seguiti nel mondo arabo, che Maya Zankoul ha creato come sfogo ai problemi che i libanesi devono affrontare ogni giorno, con l'impressione di essere costantemente vittime del sistema. Un diario quotidiano a fumetti che dà uno spaccato stravagante e molto realistico del Libano di oggi.

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Metro

Romanzo a fumetti, ambientato nella Cairo contemporanea, nel bel mezzo dell’insicurezza che investe la sfera finanziaria, ma non risparmia neanche quella sociale. Il protagonista è il signor Shihab, un software designer che non riuscendo a pagare il debito contratto con uno strozzino, organizza una rapina in banca per risolvere definitivamente i problemi finanziari. Per realizzare l’impresa si avvarrà della complicità dell’amico Mustafà il quale, però, lo lascerà a bocca asciutta e fuggirà con la refurtiva.

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Per le strade del Cairo

Nagib Mahfuz presenta Il Cairo, la sua la sua città natale, dove è cresciuto e dalla quale mai si è mai allontanato. Una capitale dal doppio volto, che contrappone aspetti tipici dei villaggi a qualità specifiche di una metropoli. L’immagine della campagna si confonde tra i fumi della modernità, che si svela con i primi bagliori dei bombardamenti della seconda guerra mondiale. Il romanzo si snoda tra le strade di due quartieri, Sakakini e Khan al-Khalili. A percorrere quei vicoli è Ahmad, ragazzo riservato e dalle ambizioni letterarie, e la sua famiglia, che per scampare alle bombe decide di trasferirsi dalla zona benestante in cui avevano sempre vissuto al sobborgo storico Khan al-Khalili, che essendo pieno di minareti offriva una speranza di salvezza.

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La rivoluzione dei gelsomini

Gli occhi di tutto l’Occidente sono puntati ora più che mai sul Nordafrica, divetato in un lampo, dal gennaio 2011, il centro del mondo. I paesi del Nord del mondo non si sono mai lasciati scappare possibilità di facili profitti, disposti a tutto e senza scrupoli di coscienza. I loro governanti, pur proclamandosi a favore dell’autodeterminazione dei popoli arabi, non hanno fatto altro che appoggiare nei paesi arabi del Nordafrica capi di stato autoritari e corrotti, che hanno potuto regnare indisturbati sui loro popoli dando solo una parvenza di vita democratica ai loro regimi.Ora qualcosa si è irreparabilmente incrinato, spiega Tahar Ben Jelloun, una rivoluzione del tutto nuova sta prendendo forma.

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Se non fossi egiziano

Un’antologia di racconti rimasti inediti per trentatrè anni, stampati e fatti circolare solo per una ristretta cerchia di amici. E’ solo uno dei tanti casi di censura in Egitto ad opera dell’Ente Nazionale del libro, che ha vietato la pubblicazione del volume giudicandolo “antiegiziano”. Undici sono le storie narrate, undici sono le vite descritte, che si sviluppano come rette parallele. L’unico punto d’intersezione in cui tutti i diversi protagonisti si incagliano è la società egiziana contemporanea, corrotta e servile, spregevole e crudele, che riesce a soffocare ogni velleità di riscatto, che rende afona ogni voce fuori dal coro.

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L’uomo che amava troppo le donne

Il Capitano (soprannome del protagonista) è un artista di successo, una vera celebrità, ma ora è accudito giorno e notte da due infermiere e da Imane, fisioterapista, che risveglia in lui il desiderio erotico. La sua vita oltre che dall'arte è stata segnata dalla passione per le donne, una passione che non si è contenuta neanche dopo il controverso matrimonio. La famiglia di lui, alto-borghese, non ha mai accettato la moglie, Amina, proveniente da una tribù marocchina di montagna; nonostante il trasferimento a Parigi, del resto, la donna non ha mai perso alcuni tratti tradizionalisti e arretrati della sua cultura e i litigi col marito sono diventati sempre più frequenti.

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