Un reportage autobiografico sulla crisi siriana, tra coloro che ogni giorno lottano per la semplice sopravvivenza. Un racconto di lutti e speranze emotivamente intenso e commovente. All’inizio delle rivolte, nel marzo 2011, Yazbek, giornalista e scrittrice affermata, regista e sceneggiatrice per il cinema e la tv, sceglie di scendere in piazza per difendere la libertà di espressione, regolarmente negata dai regimi autoritari che si sono succeduti nel suo paese. Denuncia i crimini perpetrati da Bashar al-Assad, rivendica maggiori diritti per le donne e l’abolizione della censura.
Letteratura Paesi Arabi
Bibliografia 2003 a cura di Antonella Capasso.
Hanno collaborato: Valeria Bersacchi, Anna Maria Coszach, Paola Montecorboli.
Consulente: Isabella Camera d’Afflitto.
Bibliografia 2007 a cura di Federica Quattrone.
La bibliografia che proponiamo non vuole offrire un quadro esauriente della narrativa araba contemporanea ma suggerire un percorso di lettura attraverso una scelta di autori, tradotti e pubblicati in Italia, che riteniamo interessanti e capaci di rappresentare una realtà così complessa e variegata.
La nostra intenzione è quella di offrire uno strumento agile di consultazione per chi si avvicina per la prima volta alla lettura di narratori arabi o per chi voglia approfondire la propria conoscenza anche attraverso la lettura di autori meno noti.
Oggi, infatti, dopo molti anni di disinteresse, è possibile anche da noi accostarsi alla produzione letteraria di lingua araba grazie a un lavoro intenso, spesso appassionato, di studiosi e traduttori italiani e alle interessanti iniziative editoriali di piccole case editrici che hanno investito molto affinché tanti scrittori, famosi nei loro paesi d’origine, ma del tutto sconosciuti in Occidente, venissero diffusi anche in Italia.
A questa varietà nel paesaggio geografico corrisponde una ricchezza linguistica che rende difficile schematizzare in maniera semplice la produzione letteraria araba.
Come spiega Isabella Camera d’Afflitto “…nel mondo arabo esiste il problema della diglossia, ossia di una lingua scritta che differisce da quella parlata, che a sua volta si distingue in una lingua standard, usata nei discorsi ufficiali o dai mass media e in una lingua dialettale che varia da paese a paese, da regione a regione, da città a città. Semplificando al massimo si può dire che la lingua classica, che è anche la lingua del Corano, e quella standard uniscono tutti gli arabi, mentre i dialetti regionali sono parlati e comprensibili per lo più esclusivamente dalla gente del luogo”.
Non ci sono coltelli nelle cucine di questa città
Aleppo ha una storia antichissima, oltre cinque millenni di umanità hanno percorso le sue strade e le hanno anche distrutte. E' l'8 marzo 1963 e un nuovo colpo di Stato militare porta al potere il partito Baath, anticamera del regime di Hafez al-Asad. Quello stesso giorno nasce la voce narrante di questo romanzo che percorre la storia della città e del paese fino agli anni Duemila, una storia che, come quella della sua famiglia, si trasforma in tragedia.
Undici pianeti
Undici pianeti, scritto nel 1992, è forse uno dei lavori più completi del poeta palestinese, ed è legato a un data chiave per la storia araba e mondiale, il 1492, anno della scoperta dell’America e della definitiva espulsione di musulmani ed ebrei dall’Andalusia. Questi due eventi sono i temi su cui ruotano le prime due sezioni dell’opera: Undici pianeti sull’ultima scena andalusa e Penultimo discorso del pellerossa all’uomo bianco.
Le mie poesie più belle
La poesia è la patria delle cose che si ribellano a loro stesse, e delle forme che rifuggono la propria forma. Così Nizar Qabbani, poeta siriano, considerato tra i più importanti poeti del mondo arabo moderno, apre questa raccolta di poesie, per la prima volta tradotte in italiano. Una raccolta speciale perché frutto di una selezione compiuta dallo stesso Qabbani. Le mie poesie più belle raccoglie, infatti, i componimenti che il poeta definì le sue poesie-chiave, quelle che lasciano dietro di loro domande... fiamme... fuoco... e fumo.
In piazza in piazza.Tutti in piazza
Romanzo illustrato delle primavere arabe. I pochi anni che ci separano dalle ‘Primavere arabe’ sono stati riempiti dalla perdita delle illusioni: forse perciò sono divenute oggetto di sintesi letterarie di cui questo libro è un esempio. L'opera della palestinese Samia Atout è costituita soprattutto da racconti che si distinguono per il loro carattere sperimentale. Una sperimentalità riscontrabile anche in questo romanzo.
Fuori da Gaza
Gaza è sotto bombardamento israeliano, sono le 8:00 di sera e Rashid sta fumando uno spinello sul tetto della casa di famiglia, ha appena ricevuto una notizia importante: ha vinto una borsa di studio per Londra, la via di fuga che stava aspettando. Iman, la sua sorella gemella, un’attivista molto rispettata per l’impegno sul campo, viene contattata dall’ala islamica del centro culturale che frequenta: le propongono di farsi esplodere in un attentato suicida…
Uscire dalla maledizione. L’Islam tra civiltà e barbarie
Questo libro vuole essere un "trattato di guarigione" per un Islam malato. Il tempo della guarigione è venuto, e questo libro propone un percorso a quattro tappe delle quali ciascuna propone una stazione che invita a un lungo sforzo di ricerca e di lavoro su se stessi: dalla separazione tra politica e religione, al ripensamento radicale del jihad fino a ricondurlo alla sua vocazione difensiva, al riconoscimento dell'alterità femminile e l'ammissione dell'uguaglianza in nome dell'essere e del diritto, alla revisione della dottrina del "Corano increato" e della sua applicazione letterale.
Contro prediche. Tra Europa e Islam
Se la caratteristica dell'attuale Islam fondamentalista è l'omologazione e la semplificazione astorica e ideologica, l'autore compie una sorta di contro movimento nei confronti di questa deriva. Le 400 pagine di questo saggio entrano infatti in modo snello e del tutto piacevole nelle pieghe della complessità del fenomeno islamico-occidentale.
La voce della notte
Da molti anni il cocchiere Salim viaggia ogni giorno per le strade di Damasco. In nessun luogo si sanno raccontare storie come in questa città e Salim è indiscutibilmente il suo narratore più famoso. Un uomo mingherlino, ma con una voce profonda e incantatrice capace di trascinare gli ascoltatori nel mare più azzurro e lontano, nei deserti sconfinati, nella foresta più intricata. I suoi clienti adorano essere cullati dal dolce suono delle sue fiabe, mentre percorrono le strade piene di magia, sapori e profumi della città.
L’amante di Damasco
Damasco, 1957. La città è ancora avvolta nel grigio mantello dell'alba, quando la diceria comincia a serpeggiare fra gli intricati vicoli del centro storico: Nura, la moglie del calligrafo Hamid Farsi, è scappata. È fuggita con il suo giovane amante Salman, che lavora come apprendista nella bottega del marito. Il loro è un amore impossibile e pericoloso. Non solo perché lei è sposata ma soprattutto perché a dividerli è la religione: lei è musulmana, lui è cristiano. Eppure non sarà questo a fermarli.
Arriva nuda la libertà
«Come restare vivi senza parlare di voi, vittime della lotta per la libertà in Siria? Come può la poesia giustificare la propria esistenza e testimoniare la propria nobiltà se non si unisce alle lotte dell'umanità?». Il grido di dolore e di partecipazione della poetessa franco-siriana al dramma del suo popolo.
Yalo
Daniel, che tutti chiamano Yalo, ha trentanni quando viene arrestato per rapina, stupro e detenzione di esplosivi. Prima di essere processato trascorre due anni nelle mani dei Servizi segreti libanesi che, usando ogni possibile forma di tortura psichica e fisica, lo costringono a ripercorrere la propria vita e a definire la propria identità. Mentre le confessioni di Yalo si succedono, incontriamo gli altri membri della sua famiglia: il nonno, Padre Efrem Abyad, cresciuto in ambiente curdo e di religione musulmana e divenuto poi sacerdote della Chiesa Ortodossa Siriaca a Beirut, e la madre, Gaby, che la guerra civile ha obbligato a lasciare Beirut Ovest per rifugiarsi nella parte cristiana della città, facendole perdere non solo la casa ma anche l'amore di tutta una vita.
Facce bianche
Il 13 aprile 1980, nel centro di Beirut, viene rinvenuto tra le immondizie il cadavere di un uomo sulla cinquantina. Il corpo presenta segni di torture. Il narratore - un laureato in scienze politiche costretto dall'immanenza della guerra civile a riciclarsi in impiegato presso un'agenzia di viaggi - si improvvisa giornalista e decide di scoprire chi ha ucciso Khalil Ahmad Jàbir, un cittadino qualsiasi, e perché. Ognuno dei sei capitoli centrali dà voce a un personaggio diverso tra quanti hanno conosciuto o anche solo incontrato la vittima, ed è attraverso le loro parole che l'autore cerca di ricostruirne la personalità e le traversie (sono la moglie, la figlia, un vicino, la portiera, un miliziano e un netturbino).
Il crimine di Jean Genet
Tentare di capire Genet mi ha portato ad assumere sulle sue tracce la più salutare delle posizioni: essere nel bel mezzo di tutti i contrari, in quel luogo in cui la realtà, resa fragile all'estremo, ci obbliga a mantenere la vertigine per mantenere l'equilibrio. Tra saggio critico e autobiografia, Dominique Eddé tesse un doppio ritratto dell'uomo e dell'opera. Attenta e appassionata rilettura degli scritti e dell'esistenza di Jean Genet, il testo parte dalla constatazione della totale assenza della figura del padre nell'opera dell'autore francese per arrivare a mostrare come il "parricidio" sia il crimine alla base della sua intera produzione artistica.
I disorientati
Una chiamata inattesa spinge Adam, professore arabo di Storia, a tornare nella sua terra d'origine dopo venticinque anni di esilio. Tutto è rimasto identico, il tempo non è trascorso per i luoghi che frequentava. Quel "paradiso perduto" si accompagna ai nomi dei suoi amici di gioventù, il Circolo dei Bizantini, che volevano cambiare il mondo e hanno invece finito per essere cambiati da una guerra che li ha separati e spinti ognuno verso una strada diversa.
L’ identità
Un saggio contro la follia di chi ogni giorno e in tutto il mondo, incita gli uomini a suicidarsi in nome della loro identità. Maalouf si rifiuta di contemplare questo massacro con fatalismo e rassegnazione. Il suo stesso destino di uomo d'Oriente e d'Occidente lo spinge a spiegare ai suoi contemporanei, con parole semplici e riferimenti diretti alla storia, alla filosofia e alla teologia, che si può restare fedeli ai propri valori senza sentirsi minacciati dai valori di cui gli altri sono portatori.
Un mondo senza regole
"Crisi dell'Occidente": spesso, solo una frase fatta, una formula buona per tutti gli usi. Ma quale realtà effettiva vi si nasconde? Una possibile risposta ci viene offerta da questo nuovo libro di Amin Maalouf, l'autore di "L'identità", che torna alla saggistica per segnalarci uno stato di cose, quasi un dato di fatto: l'esaurimento della coscienza morale del mondo di oggi e la perdita di ogni regola-guida. Da questo impoverimento dipende l'incapacità di comprendere a fondo, in tutte le sue implicazioni, fenomeni storici come il crollo del comunismo e la formazione dell'unità europea, ma anche il conseguente strabismo ideologico che ha spinto le grandi potenze planetarie a cercare di risolvere con gli strumenti della guerra il problema di un ordine in via di estinzione.
Col fucile del console d’Inghilterra
In Libano un narratore scopre il manoscritto di una Cronaca montanara, opera del monaco Elias di Kfaryabda, vissuto all'inizio del secolo scorso in un piccolo villaggio. Vi si racconta la storia mitica di un giovane, Tanios, della madre Lamia e dello sceicco Francis. Sullo sfondo, un popolo di signori e servi, di banditi e amanti.
Gli scali del Levante
Il romanzo, attraverso la storia dell'ultimo discendente della dinastia imperiale ottomana, ripercorre gli eventi storici che hanno segnato la politica del Medio Oriente dalla caduta dell'Impero Ottomano fino alla nascita dello Stato d'Israele e alla guerra civile in Libano. Ossyan, principe ottomano, nato da una famiglia intollerante nei confronti delle divisioni etniche, si ritrova eroe della Resistenza francese. Mentre lotta per liberare la Francia dai nazisti, conosce Clara, un'ebrea di cui si innamora perdutamente.
L’equazione africana
In seguito a un terribile lutto famigliare e allo scopo di superare il suo dolore, il dottor Kurt Krausmann accetta di accompagnare un amico in un viaggio alle isole Comore. La loro barca viene attaccata dai pirati al largo della Somalia, e il viaggio «terapeutico» del medico si trasforma in un incubo. Preso in ostaggio, picchiato, umiliato, Kurt scopre un'Africa traboccante di violenza e intollerabile miseria, dove «gli dèi non hanno più pelle sulle dita a furia di lavarsene le mani».